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Malgrado la sua apparenza, il libro è un oggetto non del tutto semplice. Lo sa chi ama sfogliarli, ma soprattutto ne è a conoscenza chi almeno una volta nella vita ha provato a realizzarne uno.
Un romanzo giallo, un atlante di luoghi fantastici, un fumetto, un manuale di elettronica, un libro di poesie – se prendete uno di questi libri e lo sfogliate, vi accorgerete che ci sono degli elementi ricorrenti: un indice, il frontespizio, il colophon e così via. Oltre al contenuto vero e proprio – la parte creativa, per dirla semplice – la struttura interna del libro è infatti composta da molte altre cose.
I nomi di questi elementi sono quasi parte del lessico comune – l’indice, il colophon, l’occhiello, ad esempio – ma spesso il loro significato e il loro uso effettivo non è sempre chiaro. E se dovete curare un’autopubblicazione?
Oggi vi raccontiamo – in maniera semplice e sintetica – tutti gli elementi che vanno a comporre la struttura interna di un libro. L’obiettivo è quello di poter strutturare un libro professionalmente in diverse occasioni: se per esempio dovrete curare la progettazione grafica di una pubblicazione o se voi siete gli autori e volete stampare il libro autonomamente!
Un semplice concetto preliminare: il paratesto
Per capire come è fatta la struttura di un libro – in particolare qui ci focalizziamo sulla struttura interna – per prima cosa bisogna familiarizzare con un concetto particolare: il paratesto. Il paratesto è tutto quello che sta attorno al contenuto vero e proprio del libro. Il prefisso “Para” (dal greco antico παρά) significa infatti “presso”.
Il paratesto, dunque, comprende una serie di cose molto importanti tra cui: il titolo del libro ad esempio, gli autori, l’indice e il titolo dei capitoli, il colophon, l’occhiello. Alcuni di questi elementi sono pressocché obbligatori in ogni pubblicazione, altri invece possono essere inseriti o meno nella struttura del libro.
Vedremo uno per uno questi e altri elementi paratestuali che vanno a comporre la struttura del libro.
Chi si occupa della realizzazione e del posizionamento di tutti questi elementi nella struttura di un libro? Nelle case editrici di solito ci sono figure professionali apposite. Ma se avete in mente di autopubblicare o dovete impaginare un libro allora è opportuno avere un’infarinatura generale su come è fatto un libro.
Andiamo a vedere!
Dopo la copertina: i primi elementi nella struttura interna di un libro
Uno dei metodi più efficaci e divertenti per capire la struttura di un libro è quello di analizzare come sono fatti i libri che avete a casa. Prendete quattro o cinque volumi dalla vostra libreria o recatevi nella più vicina biblioteca. Apriteli.
Gli elementi che troverete subito dopo la copertina sono più o meno standard o con poche variazioni. Eccoli:
- l’occhiello
- il frontespizio
- il colophon
- la dedica
- l’epigrafe
- prefazione, premessa o introduzione
Dove va posizionato esattamente il frontespizio? E cosa deve contenere il colophon? Osserviamo tutti questi elementi della struttura di un libro un poco più in dettaglio.
L’occhiello
Se presente, l’occhiello sarà la prima pagina che vi troverete davanti dopo la copertina e precede il frontespizio. In generale è una pagina bianca, dispari, che riporta unicamente il titolo del libro (senza autore ed editore).
In alcuni casi nell’occhiello –denominato anche occhietto o mezzotitolo– è indicata invece la collana.
Una curiosità: il nome deriva da un’antica pratica tipografica che racchiudeva il titolo all’interno di un contorno ovale. Una sorta di occhio, appunto.
Il frontespizio
Se nella struttura del libro è presente l’occhiello, allora il frontespizio lo troverete in terza pagina. Il frontespizio contiene unicamente tre elementi, è quindi difficile sbagliarsi:
- il nome dell’autore
- il titolo del libro
- l’editore
Un tempo i frontespizi erano molto più ricchi, abbelliti da elementi grafici e altre informazioni sulla stampa. Nei libri moderni però la parte estetica si è trasferita sulla copertina, mentre altre informazioni sono state “rapite” dal colophon.
Il colophon
Il colophon riporta le informazioni essenziali sullo stampatore e sul luogo e la data di stampa. Oltre a essere molto utili, alcuni di questi dati sono anche obbligatori.
Tradizionalmente nel colophon vengono menzionati la data e il luogo di stampa. Ma ci sono molti altri elementi essenziali: il codice ISBN, il copyright e i diritti, e – nei casi di una traduzione – il titolo originale. Vi trovano posto anche: il nome del responsabile dell’impaginazione, l’autore della copertina, lo stampatore, l’indirizzo dell’editore.
Infine se si tratta di una ristampa, vanno indicate sia la data della prima edizione – completa di mese e anno – sia la data dell’edizione corrente.
Ma dove va inserito il colophon nella struttura di un libro? Due sono le posizioni dove si trova un colophon, nel retro del frontespizio o in chiusura del libro.
La dedica
La dedica è una brevissima frase che, appunto, dedica il libro a una o più persone care all’autore. Si trova dopo il frontespizio ed eventualmente il colophon, prima dell’epigrafe.
L’esergo, epigrafe o citazione
L’avrete già notato sfogliando la struttura di un libro. Spesso, in particolar modo quando si ha a che fare con romanzi, libri di racconti o lunghi saggi, il primo capitolo è preceduto da una massima di un altro scrittore o da una citazione, più o meno corposa, significativa per l’autore del libro.
Questa è detta epigrafe o esergo.
Prefazione, premessa e introduzione
Qui si entra nel vivo del contenuto. A precedere il primo capitolo nella struttura di un libro ci posso essere diversi elementi che sono leggermente diversi tra loro. La prefazione è uno scritto che introduce l’opera, a realizzarlo però non è l’autore stesso del libro, ma un’altra personalità: un altro scrittore ad esempio, un critico o un personaggio famoso. Solitamente la prefazione inquadra l’importanza dell’opera che si sta per leggere in un discorso più ampio. La premessa invece è scritta dall’autore del libro, anche questo è un breve testo che dà indicazioni generali sull’opera o ne contestualizza il senso nell’epoca storica in cui è stata scritta. L’introduzione invece, sempre scritta dall’autore del libro, permette al lettore di entrare nel vivo del contenuto del libro.
Con la prefazione e l’introduzione si chiude solitamente la prima parte della struttura di un libro. Dopo l’introduzione, infatti, arriva il contenuto vero e proprio che sia un manuale o un romanzo.
E in fondo? Le parti finali nella struttura di un libro
CI sono poi una serie di altri elementi nella struttura del libro. Non sempre sono tutti necessari e soprattutto la loro posizione può variare in molte circostanze.
- La postfazione
- L’indice
- L’indice analitico
- L’indice delle abbreviazioni o degli acronimi
- Il glossario
- La cronologia
- La bibliografia
- Le appendici
- Le note
Vediamo, in dettaglio, alcuni elementi più comuni.
L’indice
L’indice dei contenuti (o più comunemente e semplicemente: l’indice) è l’elenco ordinato dei diversi capitoli di un libro, corredato dalle pagine corrispondenti. Se spesso nella narrativa l’indice è posto in fondo al volume, in altri casi – ad esempio nei manuali – è collocato nella parte iniziale: tra il frontespizio e il testo.
Come capire la logica di questo collocamento? Dove inserire l’indice in un libro? Basta fare un piccolo ragionamento: in un manuale è utile avere l’indice all’inizio del volume così da individuare il capitolo che ci interessa. Un libro di narrativa invece sarà presumibilmente letto tutto di seguito: l’indice troverà quindi spazio alla fine per cercare di nuovo i contenuti più interessanti.
L’indice analitico
L’indice analitico è qualcosa di ben diverso dall’indice dei contenuti e, nella struttura di un libro, è sempre posto in fondo. Si tratta di un elenco in ordine alfabetico di nomi, luoghi, concetti, eventi che ricorrono nel testo. L’indice analitico è utile al lettore per andare a identificare in quali parti del libro si parla di un determinato argomento.
Indice delle abbreviazioni o degli acronimi
L’indice delle abbreviazioni è un altro elemento della struttura del libro che si trova perlopiù nella saggistica, nei manuali, nelle guide.
Si tratta di un elenco in ordine alfabetico di tutte le abbreviazioni e gli acronimi utilizzati all’interno del libro – con la corrispondente spiegazione.
Nelle tesi di laurea, l’indice delle abbreviazioni è spesso inserito prima del contenuto in modo che sia facilmente raggiungibile in caso di dubbi.
Il glossario
Il glossario è un elenco di termini solitamente tecnici o, in ogni caso, specifici in un determinato contesto. Accanto a ogni termine è posta una breve spiegazione che ne chiarisce il significato. Il glossario va posizionato in fondo al libro in ordine alfabetico.
Tutti i libri devono avere un glossario? Ovviamente no. Il glossario si inserisce quando in un libro sono presenti numerosi termini considerati di difficile comprensione per il pubblico comune. Un glossario è utile in fondo a un saggio o a un manuale tecnico. Alcune volte però anche in un romanzo o in una raccolta di racconti potrebbe avere la sua funzione: se ad esempio nel testo sono utilizzati molti termini dialettali.
Ecco dunque una prima infarinatura sulla struttura di un libro. Siete pronti a impaginare e stampare la vostra pubblicazione?
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