L’antenato del quaderno era formato da due tavolette legate tra di loro con degli anelli. La parte interna, ricoperta di cera, serviva agli studenti dell’antica Roma per incidere conti e annotazioni con un punteruolo. Semplice cancellare tutto e ricominciare d’accapo. Più difficile trovare lo spazio per “archiviare i file”.
Con la diffusione della carta, il quaderno (dal latino “quaternus”: formato da quattro) si trasforma in un gruppo di fogli piegati in due e cuciti insieme. E probabilmente per molto tempo rimane un oggetto puramente funzionale.
Poi, nel 1877, una legge del nuovo Regno d’Italia sancisce l’istruzione obbligatoria per tutti i bimbi tra i sei e i nove anni. Ed è più o meno a questo punto che il “quaternus” diventa, poco per volta, il supporto cartaceo con righe e quadretti di diverse dimensioni da riempire con tutto quel che serve per imparare a scrivere e contare. Ma non solo.
Le copertine dei quaderni italiani raccontano la storia, l’arte, la cultura e lo spirito dei tempi.
Dettano costumi e promuovono valori. Tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 (e poi durante la guerra del ’14/’18) molte preziose illustrazioni, ad esempio, ricostruiscono le conquiste militari e coloniali del Regno d’Italia, per infondere negli scolari attaccamento e lealtà verso il tricolore. Nel ventennio fascista, com’è logico aspettarsi, i quaderni diventano un vero e proprio veicolo di propaganda, dando spazio alle gesta di gloriosi personaggi ed eroici episodi del passato e del presente. Sostituendosi ai giornali, poco letti dai ragazzi, raccontano le imprese vittoriose dell’aviazione e le sconfitte di coraggiosi soldati pronti a immolarsi sull’altare della Patria.
Il Regime non perde occasione per alimentare la fiducia nella grandezza dell”Impero, utilizzando le migliori firme della grafica e dell’illustrazione italiana.
Nel dopoguerra il fervore patriottico viene bruscamente abbandonato e i quaderni, esaurito il ruolo propagandistico, ne acquistano uno più consono alla loro natura, riempiendosi di storie a fumetti e vignette illustrate. I popolari personaggi delle fiabe e dei classici per ragazzi prendono il posto dei combattenti fascisti. Negli anni ’40 e ’50 ricompare il severo quaderno con la copertina nera noto come “il quaderno dei poveri”, perché distribuito gratuitamente dai Patronati agli alunni meno abbienti. Nei decenni seguenti le grandi invenzioni e le conquiste tecnologiche si alternano alle illustrazioni e alle foto naturalistiche, geografiche o alle semplici copertine telate o plastificate. Più di recente s’inseriscono gli eroi dei fumetti e dei cartoon giapponesi, tanto amati dai bambini.
Oggi che nelle scuole elementari vengono adottati, per lo più, ordinari quadernoni in formato A4 o anonimi raccoglitori con gli anelli, le copertine sembrano non aver più bisogno di fantasia.
Forse per reazione all’uniformità, da qualche anno i nostri vecchi compagni di studi stanno tornando alla ribalta. L’iniziativa più importante e meritevole (menzionata anche su vari giornali) è rappresentata da un sito www.ilmuseodelquaderno.it* che raccoglie migliaia di quaderni dall”800 ai giorni nostri. I due ideatori (o“pionieri”, come loro stessi si definiscono) sono addirittura riusciti a pubblicare un dizionario biografico in sei volumi dal titolo Quaderni e quadernisti. L’opera, di grandissimo interesse storico, artistico e culturale, contiene circa 2.200 serie di copertine con i relativi 840 illustratori elencati e raccontati in ordine alfabetico. Ma ci sono altri esempi.
Una storica cartoleria milanese offre al pubblico una scelta di quaderni originali anni ’50 e ’60. Un’altra propone preziose copertine in pelle anticata; e, pare, con un certo successo. L’e-commerce di quaderni Vintage va a ruba su diversi, noti portali e alcune aziende (certamente sull’onda di ricerche di mercato) hanno riscoperto il fascino del famoso quaderno nero, riproponendolo in veste di agenda o taccuino di varie dimensioni. E infine, una popolare impresa italiana (come spesso accadeva in passato), da qualche anno veicola messaggi pubblicitari su quaderni “vecchio stile”.
Insomma, nonostante la tecnologia ci offra tutto quello che occorre per scrivere, annotare, evidenziare, copia&incollare, eccetera, il quaderno non vuole passare di moda per lo meno tra gli adulti. Tanti, forse, lo considerano un oggetto da collezione. Ma chi lo usa è più probabile che lo ritenga una piccola oasi al riparo dall’abuso informatico.
Sarebbe interessante sapere quante sono le persone che per scrivere una riflessione, un appunto, un ricordo o un’illuminazione fulminante, si affidano a carta e penna.
E danno ancora importanza alle copertine, gli amanti del quaderno?
*Si ringrazia il Museo del quaderno per la disponibilità, le informazioni e le splendide immagini fornite alla redazione.