Storia della figurina

Storia della figurina

Giovanni Blandino Pubblicato il 7/10/2024

Chi di voi, nella sua infanzia, non ha provato il brivido di aprire un pacchetto di figurine sperando di trovare proprio quella che mancava? E vi ricordate l’esplosione di felicità nel completare il proprio album?

Immagine: ebay.it

Le figurine sono un formato ancora oggi magico: tanto semplice quanto amato dai collezionisti più accaniti – e ovviamente da bambini e bambine. E sapete che dietro alle figurine c’è una storia fatta di brillanti idee, innovazioni tecnologiche e curiosità inaspettate? E che a Modena c’è anche un intero museo che racconta questa storia?

Sapevate ad esempio che Re Sole, nella sua corte settecentesca, da bambino aveva collezionato una sorta di figurine? Il proprietario del primo grande magazzino francese invece regalava figurine ai bambini per far tornare i loro genitori ogni settimana nel suo negozio. E indovinate chi furono i primi a pensare di metterle dentro un pacchetto?

Ecco la magica storia delle figurine!

Qual è la prima figurina?

Non è semplice individuare un momento esatto in cui far nascere la figurina. Ma partiamo dalle basi: che cos’è una figurina? A rendere tale una figurina, sono diversi elementi. Oggi diremmo: il piccolo formato, la serialità, il fatto di essere autoadesive e di poter essere raccolte in album.

Tuttavia, le figurine non sempre sono state quelle a cui siamo abituati a pensare oggi. Ad esempio, le prime figurine autoadesive iniziarono a comparire solo nel dopoguerra: in Italia, il primo album di figurine autoadesive fu la raccolta Calciatori Panini del 1962-63. Prima erano stampate su cartoncino e utilizzate principalmente per accompagnare la vendita di prodotti.

Esercizi di cavalleria prodotti dallo stampatore italiano Stefano della Bella. Immagine: gonnelli.it

Se si intendono le figurine come immagini da collezionare, un possibile antenato si può rintracciare nel Seicento. Siamo alla corte del re di Francia: Luigi XIV, detto Re Sole. Si narra infatti che da bambino il Re collezionasse immagini di regine e intrattenimenti di corte da tutta Europa. Le immagini erano state stampate in Italia, da un famoso e apprezzato tipografo fiorentino: Stefano della Bella.

Le figurine come ottocentesco strumento di…“marketing”

La figurina si democratizzò solo un paio di secoli dopo, nell’Ottocento: l’epoca in cui l’industrializzazione espanse il benessere anche ad altre sfere della popolazione. Uno dei simboli dell’epoca divennero i grandi magazzini – luminosissimi negozi a più piani dove si potevano acquistare le merci più disparate – e proprio qui nacque l’idea delle figurine da collezione come metodo promozionale. Oggi diremo “di marketing”.

Una delle figurine del grande magazzino parigino Au Bon Marché, 1900. Immagine: ebay.com

Più precisamente le figurine nacquero nel capostipite dei grandi magazzini, l’Au Bon Marché a Parigi. Fu il suo proprietario che nel 1867 ebbe una pensata: regalare ogni giovedì ai bambini una bella figurina stampata (le elargiva lui personalmente, posizionato alla cassa) e una diversa il giovedì successivo, così da stimolare le famiglie a tornare al grande magazzino. Le figurine rappresentavano animali, luoghi, cattedrali ed erano stampate su cartoncino.

Una nuova tecnica di stampa: la cromolitografia

A dare una spinta alla nuova moda delle figurine ci fu anche un’innovativa tecnica tipografica che permetteva di realizzare stampe multi-colori: la cromolitografia. Rispetto ad altre tecniche per la stampa a colori diffuse all’epoca, la nuova tecnica – brevettata in Francia nel 1837 – permetteva di utilizzare molti colori in maniera assai pratica e veloce, con più sfumature e toni più brillanti.

Una cromolitografia a due e tre colori del 1893. Immagine: en.wikipedia.org

La base della tecnica è quella della litografia, inventata alla fine del Settecento dal monaco austriaco Aloys Senefelder [qui abbiamo raccontato la litografia in dettaglio, per chi volesse testarla “in casa”]. Si usa una pietra calcare molto porosa e molto liscia (il termine litografia deriva infatti da “lithos”, in greco “pietra”) su cui viene tracciato un disegno con una matita chiamata “saponosa”, ovvero particolarmente grassa. A questo punto si tratta la pietra con una soluzione acida che tra le altre cose conferisce più rilievo al disegno, la si bagna e poi si passa il rullo con l’inchiostro colorato che aderisce solo nella parte precedentemente disegnata. Dopodiché un foglio viene pressato sulla pietra per trasferirvi l’immagine.

Per realizzare le cromolitografie bisogna adoperare una matrice diversa per ciascun colore che si vuole aggiungere alla stampa: sebbene laboriosa, era una tecnica assai ingegnosa per l’epoca e permetteva di utilizzare fino a 30 colori diversi per riprodurre in serie pitture a olio, a tempera o acquerelli.

La più antica e vasta collezione di figurine al mondo: le famosissime figurine della Liebig

Proprio nell’Ottocento, ci fu un’azienda che sfruttò in maniera assai intelligente le figurine e le nuove opportunità di stampa cromolitografica: fu l’azienda tedesca Liebig. Nel 1872 il fondatore dell’azienda, famosa per il suo estratto di carne in formato di dado o liquido, ebbe una geniale idea: accompagnare la vendita del prodotto a una serie di figurine in grande formato collezionabili.

Alcune meravigliose figurine Liebig di inizio Novecento. Immagini: dpma.de; booklooker.de

Le figurine Liebig furono pubblicate praticamente ininterrottamente tra il 1872 e il 1975, per un totale di 1871 serie: diventando così la collezione di figurine più consistente al mondo. I temi erano i più vari e disparati: la prima serie – assai rara e oggi dal valore inestimabile – raffigurava delle scene nella fabbrica Liebig, ci sono poi figurine sugli sport, le città del mondo, i giochi per bambini, costumi tradizionali, balli, imbarcazioni, invenzioni e chi più ne ha più ne metta. Insomma: le figurine Liebig rappresentavano una colorata finestra sul mondo e un’occasione imperdibile per gli amanti di collezionismo.

Curiosamente, fino a inizio Novecento, in ogni figurina Liebig compariva all’interno della scena ritratta anche l’immancabile estratto di carne.

Le figurine in pacchetti, l’idea dei fratelli Panini

Fino alla metà del Novecento quindi le figurine furono utilizzate in pratica esclusivamente per accompagnare altri prodotti e promuoverne vendita e consumo. Finchéla storia della figurina tornò ad essere rivoluzionata da un’ulteriore idea.

Questa volta avviene tutto in Italia. È il 1961 e a quattro fratelli modenesi proprietari di un’edicola – i fratelli Panini – si accende una lampadina: perché non far diventare le figurine un oggetto da collezione a sé stante? Inserirono così quattro figurine in una bustina di carta – i famosi pacchetti – e iniziarono a venderle. Il successo fu clamoroso.

Uno dei primi album di figurine, edito dalla Panini. Immagine: facebook.com

In pochissimo tempo i Panini vendettero oltre 3 milioni di bustine di figurine, nel 1961 lanciarono il primo album di figurine con protagonisti i calciatori e nel 1970 il primo a livello internazionale dedicato al mondiale di calcio. Nasce così una nuova moda!

Il Museo della Figurina, a Modena

Proprio a Modena, nella città dell’azienda dei fratelli Panini – che da pochi spicci fondarono un’impresa milionaria – c’è un museo che racconta la lunga e affascinante storia della figurina.

Il Museo della Figurina di Modena nasce dalla collezione privata di Giuseppe Panini, uno dei fondatori dell’azienda insieme ai suoi fratelli in quale decise di donare le sue preziosissime figurine (e ovviamente non solo quelle Panini) alla città.

Il Museo della Figurina di Modena. Immagine: fmav.org

Aperto nel 2006, il museo decisamente unico in Europa ha un’importante raccolta di oltre 500mila piccole stampe – dall’Ottocento ai giorni nostri – e racconta la storia della figurina anche dal punto di vista dei supporti e delle tecniche di stampa. Il Museo inoltre ospita mostre temporanee, eventi, laboratori, materiali per la didattica a distanza e molto altro.

Le figurine oggi

Aspettando la prossima innovazione nel mondo delle figurine, oggi le figurine sembrano tutt’altro che scomparse. Album di ogni tipo e argomento accompagnano diverse fasi di crescita dei bambini e rappresentano ancora l’oggetto dei desideri di molti collezionisti.

Figurine 3D. Immagine: wired.it

Ci sono album riutilizzabili, figurine 3D e in realtà aumentata, figurine digitali. È possibile sfogare la propria voglia di appiccicare imparando oppure fantasticando sulle orme di film, saghe e cartoni. Insomma, la figurina continua ad avere una storia magica… tanto da scaldare gli animi dei più appassionati collezionisti.

Chiudiamo con un aneddoto. Vi è mai capitato di cercare una figurina introvabile? Negli anni Trenta in Italia un concorso che premiava con un’auto chi avesse completato un album di figurine legato a Buitoni e alla Perugina fu chiuso dal governo. Una delle figurine infatti raffigurante il terribile Saladino era pressoché introvabile.