Storia del libro: nascita ed evoluzione di un mezzo rivoluzionario

Storia del libro: nascita ed evoluzione di un mezzo rivoluzionario

Redazione Pubblicato il 8/2/2019

Sostenitori della rivoluzione digitale o affezionati al libro in “carta e inchiostro”? Mentre si discute sul presente e sul futuro dei libri, è bene ricordare che questa non è la prima – e nemmeno la più grande – rivoluzione nella loro storia…

Le tavolette di argilla

Come sono nati i libri? Siamo all’incirca nel 4000 a.C. quindi, come potete immaginare, molto lontani dal libro così come lo intendiamo oggi. A dirla tutta, prima di questo momento non sembra nemmeno essere comparsa alcuna forma di scrittura. Sono i Sumeri, l’antico popolo che viveva nella Mesopotamia meridionale, a inventare il primo sistema di scrittura documentato: la scrittura cuneiforme. I segni venivano impressi con un utensile appuntito su una tavoletta di argilla che veniva poi fatta asciugare. Le incisioni erano brevi e sistemate in forma piramidale, a vederle ricordano appunto dei cunei.
IMMAGINE TAVOLETTA SUMERI

I rotoli di papiro

Dobbiamo fare un bel balzo avanti nel tempo per ammirare i primi rotoli di papiro. I primi ritrovamenti datano 2400 a.C. e sono originari dell’Egitto. Il papiro viene ricavato dal midollo dell’omonima pianta che cresce lungo le sponde del Nilo. Il midollo, estratto dal gambo, veniva tagliato a strisce, pressato, incollato e asciugato. Il risultato? Un foglio su cui si poteva scrivere con un calamo affilato, ricavato dal gambo di una canna. I singoli fogli venivano poi incollati in rotoli che raggiungevano anche 16 metri di lunghezza. Il testo (collocato sulla facciata interna del rotolo) era ordinato in colonne larghe qualche centimetro.
I papiri venivano arrotolati e conservati dentro tubi di legno. La loro consultazione, diciamolo, non era tra le più pratiche: i rotoli erano avvolti su bastoni di legno ingombranti e dovevano essere srotolati aiutandosi con entrambe le mani. Altro inconveniente: il papiro è un materiale fragile soggetto all’usura e all’umidità. Lontano dal suo dolce clima natale, quello caldo e temperato del bacino mediterraneo, può marcire facilmente.     
IMMAGINE PAPIRO

La pergamena, uno dei migliori supporti per la scrittura

Intorno al II secolo a.C. spunta un nuovo supporto per la scrittura: la pergamena, una membrana ricavata dalla pelle di animale calcinata, pulita e stirata. Si otteneva così una superficie sottile, molto levigata, resistente ed elastica. Le pergamene più raffinate sono ancora oggi considerate uno dei migliori supporti per la scrittura – non a caso furono usate fino al XIV secolo d.C. Quali sono le sue origini? Dobbiamo guardare alla Grecia. Il nome pergamena deriva dalla città di Pergamo, luogo in cui si trovava una delle più grandi biblioteche al mondo, rivale solo alla Biblioteca di Alessandria. Nel periodo in cui il papiro iniziò a scarseggiare e le pergamene divennero una perfetta alternativa.
IMMAGINE PERGAMENA

Le tavolette di cera, gli antichi “tablet”

Nell’antica Roma e in Grecia iniziano a circolare delle tavolette di cera molto più pratiche dei precedenti supporti per la scrittura. Si tratta di piccoli blocchi di legno che venivano ricoperti con strati e strati di cera e incisi con la punta di uno stilo (di legno, di metallo, di osso o di avorio). Le tavolette potevano essere raschiate e riutilizzate. Di innovativo avevano la forma: le tavolette (che ricordano gli attuali tablet) erano unite insieme a una estremità attraverso fili di corda o di ferro. Siamo di fronte all’antenato dei raccoglitori ad anelli e dei libri rilegati.
IMMAGINE TAVOLETTE DI CERA

I codici, veri e propri libri

Siamo giunti alla più grande rivoluzione nella storia del libro. Una rivoluzione che, proprio come quella che stiamo vivendo oggi, ha suscitato reazioni contrastanti nei lettori. I Romani li chiamavano “codici”, un nome che deriva dal latino caudex (corteccia, tronco d’albero). I codici avevano l’aspetto del libro così come lo intendiamo oggi: erano protetti da una copertina di legno (o di fogli di papiro o di pergamena incollati) e al loro interno custodivano fogli di papiro scritti su entrambi i lati. La grande rivoluzione risiede nella comodità del formato: i codici erano di dimensioni ridotte, le pagine erano facili da sfogliare e i numeri di pagina e l’indice aiutavano la consultazione. Nonostante questo, i pagani e il popolo ebraico erano ancora molto legati alla tradizione del rotolo e molto diffidenti riguardo la novità. Dall’altra parte c’era, però, la comunità cristiana, che invece aveva accolto con entusiasmo la nuova scoperta, con i monaci che trascrivevano sui codici preghiere e testi sacri. Nel Medioevo, il cristianesimo fu decisivo nell’affermazione dei “nuovi libri”, che divennero un importantissimo mezzo di trasmissione delle opere letterarie.

Manoscritti miniati, vere e proprie opere d’arte

È bene ricordare che già nel 105 d.C., nella lontana Cina, Cai Lun aveva inventato la carta. Ancora, però, bisogna aspettare un po’ di tempo per vedere il primo libro rilegato con pagine di carta. Nel 400-600 d.C. appaiono i primi manoscritti miniati su fogli di pergamena. Questi preziosissimi libri erano scritti a mano dai monaci, decorati con materiali preziosi come l’argento e l’oro, colorati con tinte brillanti e arricchiti di illustrazioni dettagliate.
IMMAGINE MANOSCRITTI MINIATI
Delle vere proprie opere d’arte con un ruolo fondamentale: se non fosse stata trascritta sui codici miniati, gran parte dell’antica letteratura greca e romana non sarebbe giunta a noi.

Il primo libro stampato

Un bel frammento della storia del libro coincide con la storia della stampa, che possiamo far partire dal VI secolo d.C., quando in Cina viene inventato il primo processo di stampa con blocchi di legno. Il blocchetto di legno, con caratteri scolpiti in rilievo, veniva bagnato con l’inchiostro e stampato sul foglio, a mo’ di timbro. Uno dei primi testi stampati con questo sistema – o, almeno, uno dei più antichi giunti a noi – è una copia del Sutra del Diamante, datato 868 d.C.: si tratta di un rotolo composto da sei fogli di carta lungo oltre cinque metri.

I caratteri mobili e la Bibbia di Gutenberg

Siamo giunti a un’altra tappa decisiva nella storia del libro e alla più importante nella storia della stampa: l’invenzione dei caratteri mobili. Rimaniamo in Cina, perché è qui che nel 1041 il tipografo Bi Sheng inventa i caratteri mobili in argilla. Nel 1298, Wang Zhen perfeziona l’invenzione: sostituisce il legno all’argilla e inventa un sistema di tavole girevoli che migliora la tecnica di stampa. Chi perfezionerà e porterà questo sistema in Europa è l’orafo tedesco Johannes Gutenberg. Il primo libro stampato con la nuova macchina è la “Bibbia di Gutenberg”, che vide la luce il 23 febbraio 1455 con una tiratura di 180 copie. Di queste solo una ventina sono giunte a noi.
IMMAGINE BIBBIA DI GUTENBERG
Se volete approfondire le varie tecniche di stampa, vi consigliamo di andare a leggere l’articolo: Breve storia della stampa. Dal VI secolo a oggi. Qui ci limitiamo ad apprezzare le enormi conseguenze che questa invenzione portò nella storia del libro: i tempi e i costi di produzione si ridussero, le tirature aumentarono a dismisura, così come aumentarono le persone che potevano accedere ai libri e quindi alla conoscenza – vi basta pensare che alla fine del XV secolo la stampa era diffusa in oltre 200 paesi europei, con una produzione di oltre 20 milioni di libri.

I classici in formato tascabile

Nel 1501 nascono i primi tascabili dei classici in greco e in latino. Aldo Pio Manuzio era un editore, grammatico e umanista italiano, ricordato per due scoperte che non potevamo non menzionare nella nostra storia: inventò il formato tascabile – libri di piccolo formato ed economici – e introdusse il tipo corsivo, le cui lettere compatte aiutavano a risparmiare spazio. Grazie a queste scoperte, molti più “gentiluomini” potevano possedere dei libri e, all’occorrenza, infilarli in tasca per leggerli quando e dove preferivano.

L’era dei libri digitali

Terminiamo questo viaggio facendo un bel balzo in avanti che ci catapulta nei primi anni Settanta del Novecento. In questo periodo il Progetto Gutenberg dà alla luce i primi e-book. Per diversi anni però i libri digitali sono prodotti con un solo obiettivo: quello di archiviare alcune opere, perlopiù libri di dominio pubblico. Solo nel ventunesimo secolo il formato digitale inizia a essere considerato anche per la pubblicazione. Nel 2000 esce il primo libro in formato e-book: il romanzo “Riding the Bullet” di Stephen King. Pensate che in un solo giorno ne vengono vendute oltre 400.000 copie. Qualche anno dopo, nel 2007, Amazon fa uscire il Kindle, il primo lettore e-book, anche questo preso d’assalto dai lettori. Oggi siamo in piena era e-book. Questo, però, non significa che i libri in “carta e inchiostro” si stiano estinguendo. I libri stampati convivono con i loro “nipotini digitali”, e continuano ad affascinarci con il loro insostituibile odore di carta stampata.