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Le immagini fanno parte del nostro quotidiano.
Riproducono il mondo che osserviamo e le vediamo sui supporti più disparati: su schermo, appese al muro, su una brochure, sul packaging di un succo di frutta. Ma le immagini sono anche “immagini mentali”. Sono idee, concetti e rappresentazioni che ritroviamo nella fotografia, nella pittura, nell’illustrazione, nel cinema.
Le immagini sono uno strumento di comunicazione molto efficace, che si tratti di immagini che raffigurano oggetti, luoghi e persone reali o di immagini più astratte. Attribuiamo loro una capacità di comunicazione superiore a quella di altri elementi, infatti si dice che «un’immagine vale più di mille parole». In un progetto grafico le immagini creano un collegamento con il testo e possono rendere più chiare le informazioni presenti in un layout, aggiungere significato ed evocare associazioni.
Un’immagine da sola, però, non basta ad essere «significante»[1].
Il suo significato cambia a seconda dal contesto e dal luogo in cui quell’immagine è posizionata, in pratica cambia in base all’uso che se ne fa. Nel giusto contesto anche un’immagine astratta come un cerchio giallo può far venire in mente un sole. In uno sbagliato, anche una fotografia con persone reali può disorientare il pubblico.
I diversi tipi di immagine
Ci sono diversi tipi di immagini:
- Fotografie
- Illustrazioni
- Disegni
- immagini grafiche
Le immagini grafiche sono quel tipo di immagini che, utilizzando pochi elementi, provano a dare l’idea di un concetto. Proprio come avviene con le icone o i marchi. A differenza dell’illustrazione, l’immagine grafica è semplificata al punto che spesso restano solo le forme e i segni necessari a descrivere il soggetto.
La scelta del tipo di immagine influenza notevolmente la comunicazione e la composizione grafica. Un tipo d’immagine può essere più adatto a veicolare un messaggio rispetto a un altro, come suggerisce questa citazione di Timothy Samara:
Le fotografie sono associate alla documentazione o vengono considerate rappresentative della realtà. Sono concrete, pure, correlate all’ambiente e affidabili.
Le illustrazioni sono percepire come “creazioni” personali che rivelano subito il proprio metodo di realizzazione; evocano fantasia, scenari non realistici o situazioni ideali, e il contenuto, per quanto naturalistico, è interpretato soggettivamente.
Icone, simboli e immagini grafiche distillano e semplificano concetti complessi e astratti; spesso sono associati a diagrammi, elementi di navigazione e identificazione.[2]
Le immagini possono anche essere tipografiche, nel senso che il carattere tipografico, manipolato o meno, diventa l’immagine che veicola un determinato messaggio.
Far dialogare immagini e testo: la giustapposizione
Obiettivo del designer è combinare nel modo corretto gli stili dei diversi tipi d’immagini, utilizzando le qualità peculiari di ciascuno, per comunicare il messaggio in modo appropriato. Se una sola immagine può già dare abbastanza informazioni, l’accostamento di due immagini (la giustapposizione) ne aumenta il potere comunicativo. Accostando due immagini si può creare una narrazione e in alcuni casi alterare il significato che la singola immagine avrebbe se osservata singolarmente.
Immagini e testo s’influenzano a vicenda: l’esempio dei Meme
Allo stesso modo, si può giocare molto con i significati accostando immagine e testo. Il giusto testo può cambiare il significato di un’immagine e viceversa, un’immagine può anche cambiare il significato di un testo. I meme in internet che osserviamo sono un’ottima dimostrazione di come può cambiare il significato di un’immagine a seconda del testo o della giustapposizione a un’altra immagine.
Un esempio è la pagina Facebook Se i quadri potessero parlare (diventato poi anche un libro), dove ad immagini di dipinti viene aggiunta una frase ironica che ne cambia totalmente la percezione, dando alle immagini un senso nuovo rispetto all’originale.
Accostare immagini tra loro: dare vita a nuovi significati
Se inserisco la foto di un primo piano di una donna con la mano sul volto, la foto assumerà significati diversi a seconda dal testo che la accompagnerà. Se a questa immagine ne aggiungo una seconda accanto, ad esempio una sveglia, ne assumerà un’altra.Photo by Mehrpouya H and Brandi Reed on Unsplash
In alcuni casi l’accostamento di due immagini può addirittura generare nuove immagini, come in questo progetto del designer Lokesh Padmashali per Opium (un’azienda di occhiali).
Le immagini stock: maneggiare con cautela!
Come vediamo un progetto grafico combina testo e immagini per tramettere un messaggio. Abbiamo già visto come l’organizzazione del testo possa indirizzare il messaggio in una direzione piuttosto che in un’altra.
Come si usa e il contesto in cui viene usata un’immagine possono darle significati diametralmente opposti. È il caso delle foto stock, quelle immagini acquistabili (spesso a pochi euro) dalle tante banche di immagini presenti sul web. Le foto stock sono di facile reperimento, costano poco e si stanno diffondendo sempre più nell’uso privato, ma soprattutto aziendale. Foto stock vengono inserite, immutandole o con opportuni ritocchi grafici, nella comunicazione di molte aziende che le implementano nelle loro strategie visive.
Per capire quanto sia importante la scelta consapevole delle immagini stock nelle proprie campagne comunicative, vi riportiamo alla mente un esempio recente.
Fertility Day: l’importanza di scegliere bene le foto per una campagna mediatica
Qualche anno fa il Ministero della Salute distribuì un opuscolo per sensibilizzare le persone sul tema della fertilità. La copertina dell’opuscolo metteva a confronto due immagini stock. Un’immagine ritraeva quelle che potevano essere due coppie in gita al mare: belli, solari e sorridenti ed era presentata con colori accesi e naturali. L’altra immagine ritraeva un gruppo di ragazzi più eterogeneo e meno pettinato ed era presentata con colori più sbiaditi, a sottolineare l’idea di “cattivo esempio”.
Il messaggio che dava quell’accostamento si allontanava da quello che probabilmente voleva dare il Ministero, spostando l’attenzione sulle differenze tra le due immagini e sulla provenienza delle persone ritratte nelle due foto.
Le due immagini stock, disponibili all’acquisto per tutti, erano state acquistate e usate anche da altre aziende e operatori commerciali in ben altri contesti, assumendo ancora altri significati: viaggio, libertà, integrazione, lavoro, divertimento. Il risultato ottenuto delle immagini accostate nell’opuscolo, invece, finiva per mettere in secondo piano il messaggio (veicolare buone pratiche per salvaguardare la fertilità) stimolando il dibattito sulle diverse estrazioni sociali dei ragazzi ritratti nelle immagini. L’accostamento poco oculato di immagini stock, in questi caso, vanificò in larga parte l’impianto comunicativo originario dell’opuscolo rendendolo famoso non tanto per il suo contenuto, quanto più per la sua forma.
Immagini stock: errori da evitare
Spesso davanti a un’immagine stock abbiamo la sensazione di qualcosa di finto. Una brochure o un sito web pieno di immagini stock, prese così come sono dalla banca di immagini che le vende, non ci ispira fiducia. È importante quindi evitare le immagini dove le persone ritratte ricalcano luoghi comuni più classici, succede spesso nelle immagini legate al mondo del business.
Meglio usare immagini dove le pose sono più naturali e immagini che non sono in giro da troppo tempo. Su quest’ultimo punto ci può essere d’aiuto Tiny Eye, un sito che monitora e mostra quante volte è stata usata un’immagine, e dove. È necessario anche scegliere foto avendo ben in testa il contenuto e il messaggio che si vuole dare, in modo che l’immagine sia un completamento del contenuto e non un semplice riempitivo.
Come usare le immagini
Le immagini stock, realizzate per soddisfare esigenze diverse ed essere vendute a quanti più clienti, possono comunque contribuire a dare un grande impatto a un progetto grafico. Soprattutto se riusciamo a renderle originali. Ritagliare, ingrandire, distorcere, integrare elementi grafici e in generale giocare con le immagini è un ottimo approccio per creare un progetto grafico di impatto.
In un articolo di qualche tempo fa il magazine inglese Creative Bloq elencava cinque consigli per migliorare l’uso delle immagini all’interno di un progetto grafico, soprattutto editoriale.
Il primo consiglio è quello di far condurre il messaggio al contenuto.
Il tipo di contenuto, il suo tono di voce può meglio indirizzare nella scelta del tipo di immagine, che sia una fotografia o un’illustrazione. La fotografia è più efficace nella rappresentazione di un soggetto specifico a cui fa riferimento il testo, e controllare il tono e l’umore (come nella foto in basso).
L’illustrazione è più efficace nel comunicare concetti più astratti[3] e aggiungere personalità e colore al progetto grafico. Nei progetti grafici di Alexey Brodovitch (art director di Harper’s Bazaar dal 1934 al 1958) l’immagine si combina sempre perfettamente con il contenuto, sia visivamente che quanto al significato. Un approccio che influenza ancora oggi la progettazione grafica, in modo particolare quella delle riviste.
Per realizzare un buon progetto grafico bisogna disporre gli elementi in modo da metterli in relazione tra di loro. Gli elementi di che gestiamo in un layout sono perlopiù testi e immagini. Come è importante quindi conoscere i font, per capire come utilizzarli al meglio, è importante conoscere le immagini. Un lavoro importante, quindi, è quello di capire qual è il tipo di immagine giusta (foto, illustrazione, disegno, immagine grafica) per il progetto grafico che si sta realizzando, come si combina con il contenuto e come indirizza la comunicazione. Per fare questo bisogna sempre considerare il contesto nel quale l’immagine andrà collocata e farla dialogare con gli altri elementi visivi ad essa vicini.
[1] Riccardo Falcinelli, Nuove iconologie e visual design, Progetto Grafico 23, AIAP, 2013
[2] Timothy Samara, Elementi di grafica. Forma visiva e comunicazione, Logos, 2010
[3] L’illustrazione ad esempio è molto usata dalle aziende digitali che spesso offrono servizi difficili da rappresentare con fotografie.