Riepilogo Contenuti
Le riviste di videogiochi sono un fenomeno che contraddistingue soprattutto gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, quando internet
era ai suoi albori, utilizzato solo dagli addetti ai lavori o da un manipolo di early adopter. Allora l’informazione specializzata viaggiava soprattutto sulle riviste cartacee, che nel tempo hanno creato delle vere e proprie community asincrone di appassionati.
I videogiochi, nel frattempo, si sono trasformati da passatempo di nicchia a fenomeno di massa. Le riviste di videogiochi hanno avuto un ruolo di primo piano nell’evoluzione di questa cultura, fornendo informazioni, recensioni o rubriche di analisi dedicate a questo medium.
Pian piano, vista l’ascesa del web, dagli anni 2000 in poi la loro presenza nelle edicole si è progressivamente ridotta, a parte alcuni rari casi ancora pubblicati. Durante il loro periodo più florido, in Italia e nel mondo si è vista una grande affluenza di questi prodotti editoriali, ognuno caratterizzato da uno stile differente, sia nella parte grafica che nel tono di voce. Impossibile elencarle tutte, visto che in molti casi sono esistite riviste dedicate anche alle singole piattaforme di gioco.
Dalle più serie a quelle più scanzonate, abbiamo quindi selezionato alcune tra le migliori riviste di videogiochi dagli anni ’80 ad oggi, cioè quelle che ben rappresentano la memoria storica o i cambiamenti di questo mezzo in continua trasformazione.
Video Giochi
È praticamente la prima rivista pubblicata in Italia dedicata esclusivamente ai videogiochi, a partire dalla fine del 1983 ed edita dal Gruppo editoriale Jackson. La redazione di Video Giochi era formata dallo Studio Vit guidato da Riccardo Albini, che negli anni a venire ha creato altre riviste entrate nella storia.
Ispirata alle riviste americane dell’epoca, è stata anche la prima a far nascere una vera e propria community di lettori, quasi tutti giovanissimi, che interagivano con la redazione attraverso lettere cartacee. Parliamo di un periodo in cui nei negozi erano presenti l’Atari 2600 o il Colecovision, praticamente la preistoria delle console casalinghe.
I contenuti della rivista avevano dei veri e propri titoli: ad esempio, le notizie facevano parte della sezione “Ready”, le recensioni di “A che gioco giochiamo?” e la rubrica dedicata ai giochi arcade si intitolava “Al bar”. Elementi che sono scomparsi dalla quotidianità, a partire dagli spazi in comune, le sale giochi, dove al tempo si condivideva la passione per i videogiochi.
Video Giochi, che nel frattempo ha cambiato nome fondendosi con lo spin-off Home Computer, a partire dal numero 29 ha preso il nome di Videogiochi & Computer. Ha chiuso nell’aprile del 1986, quando lo Studio Vit ha deciso di creare e curare una nuova rivista.
Zzap!
Quella rivista era Zzap!, pubblicata a partire proprio dal 1986. Dedicata soprattutto a sistemi come il Commodore 64 e in parte minore alle console dell’epoca, era graficamente limitata, soprattutto i primi numeri. L’avvento del primo Macintosh nel 1987 ha portato finalmente la quadricromia integrale su tutte le pagine.
L’elemento che contraddistingueva Zzap! da tutte le riviste che l’hanno preceduta era la linea editoriale, soprattutto riguardo le recensioni di videogiochi. Prima il software veniva raccontato con mere descrizioni delle caratteristiche e delle modalità di gioco. Il nuovo approccio di questa rivista porta invece i redattori ad avere un ruolo centrale, anche con opinioni personali, inserite in appositi box con tanto di ritratti.
Tra rubriche demenziali e la divisione dei giudizi in categorie come grafica, sonoro, appetibilità e longevità, Zzap! èstata una rivista seminale per il settore e che ha aperto la strada verso un certo tipo di giornalismo specializzato. Dopo diversi passaggi di editore, e con il declino dei prodotti per computer a 8 bit, Zzap! ha chiuso nel 1992.
The Games Machine
Nel 1988 è uscito il primo numero di The Games Machine, una rivista conosciuta anche come TGM: è ancora oggi presente nelle edicole. Si tratta infatti della rivista del settore più longeva pubblicata in Occidente.
Diretta inizialmente da Bonaventura di Bello e pubblicata da Edizioni Hobby, trattava i videogiochi per computer a 16 bit, quindi Amiga, ma si potevano leggere anche recensioni per sistemi come NES e Sega Master System. Nel 1991 la rivista è passata alla milanese Xenia Edizioni, nel suo periodo d’oro.
La rivista ha subito una vera e propria trasformazione, passando da 100 a 180 pagine, e la demenzialità degli articoli viene trasformata in una ironia piuttosto intelligente. Era un periodo in cui gli screenshot dei giochi non ancora pubblicati potevano essere recuperati solo su carta. Un periodo in cui le lettere dei lettori creavano una vera e propria “lore” di storie, personaggi e slang caratteristici di ogni rivista. Insomma, si parla dell’antenato analogico di ciò che oggi è definita come “community”.
Consolemania
Nel 1991 viene invece pubblicata la rivista “sorella” di The Games Machine, cioè Consolemania, dedicata appunto ai videogiochi per console.
In questo caso l’aspetto demenziale permeava quasi ogni pagina della rivista. Dopo la sezione delle news, arrivavano quelle delle anteprime e delle recensioni: capitava spesso di leggere lunghissimi articoli, di cui la metà del testo riguardava i fatti personali del redattore.
Sembrava non ci fossero regole, anche se quelle erano scelte editoriali ben precise. Consolemania era la rivista “scanzonata per eccellenza”, spesso additata di trattare i videogiochi con troppa leggerezza.
Super Console
Pubblicata a partire dal mese di febbraio 1994 dall’editrice Futura Publishing, Super Console è stata una rivista unica nel suo genere. Inizialmente trattava solo di giochi e console Nintendo, ma dal 1995 ha esteso il suo raggio d’azione verso altri prodotti come PlayStation 3DO. Per qualche anno ha cambiato denominazione in Super Console 100% Playstation.
L’unicità di questa rivista, soprattutto nel periodo sotto la direzione di Ivan Fulco, riguardava soprattutto la linea editoriale: a differenza delle concorrenti escludeva categoricamente un taglio demenziale. Al contrario, all’interno delle sue pagine trovavano spazio saggi sulla cultura del videogioco, o addirittura scritti teorici, al limite dell’accademico, su questo medium in continua trasformazione.
È entrato nella storia un numero di Super Console, uscito con in allegato un libro sulla storia dei videogiochi: era la tesi di laurea di Matteo Bittanti, firma della rivista, ora scrittore e docente universitario.
Super Console ha chiuso con il numero 100, nel febbraio del 2003.
PSM
Un fulmine a ciel sereno è arrivato nel 1998 sull’editoria specializzata italiana: PSM. Con un taglio grafico sgargiante, copertine illustrate sullo stile dei comics americani e un’impaginazione più “pop”, è stata una rivista che, nel bene e nel male, ha introdotto un modo completamente diverso di fare giornalismo videoludico. È stata anche la prima ad introdurre la propria mascotte, Chibi.
La rivista rispettava comunque i contenuti classici che gli appassionati si aspettavano da un prodotto del genere, quindi news, anteprime, recensioni e rubriche. I testi però non si perdevano in elucubrazioni personali o filosofeggianti, andavano dritti al punto nella descrizione dell’esperienza virtuale.
Dopo il numero 187 del dicembre 2012, PSM riparte nel 2013 con un “nuovo” numero 1. La rivista poi chiude nel 2017, per tornare con parte della redazione originale di nuovo in edicola, a partire dalla fine del 2023.
Edge
Tra le riviste internazionali, sicuramente una delle più apprezzate è Edge, che viene ancora pubblicata nel Regno Unito. Il primo numero è uscito nel 1993, lanciato da Steve Jarratt, giornalista specializzato e con grande esperienza.
La rivista è molto conosciuta soprattutto per le sue iconiche copertine e per i retroscena dello sviluppo dei videogiochi più famosi, nella rubrica “The Making of”. Altra caratteristica che la contraddistingue sono le columns, cioè spazi in cui esperti del settore (tra cui anche l’italiano Matteo Bittanti) possono spaziare con opinioni e pensieri più approfonditi sul mondo dei videogiochi. Edge è arrivata anche con un’edizione italiana, chiusa dopo 25 numeri.
Famitsu
È probabilmente la rivista di videogiochi più famosa, importante e longeva al mondo. Pubblicata in Giappone dal 1986, è praticamente un’istituzione riguardo il giudizio sui nuovi videogiochi in uscita.
Esistono diverse edizioni di Famitsu, una pubblicazione che riesce ancora a vendere centinaia di migliaia di copie cartacee. Oltre alle interviste agli autori, gli editoriali le rubriche, la caratteristica che più risuona di Famitsu è il sistema di voto assegnato a un videogioco di nuova uscita. Ogni titolo viene infatti provato da quattro giornalisti della redazione: ognuno dà un giudizio e una votazione da 1 a 10, che poi vengono sommati. Il voto perfetto è quindi 40 e solo pochissimi titoli nella storia hanno raggiunto questo traguardo.
Micromanìa
Seconda sola a Famitsu e nata poco prima della rivista giapponese, Micromanía è stata una rivista spagnola di videogiochi tra le più longeve al mondo. Il primo numero è datato maggio 1985 ed è stata una delle prime riviste in Europa dedicata esclusivamente ai videogiochi per console e PC.
La rivista è riuscita ad adattarsi ai tantissimi cambiamenti e tendenze all’industria dei videogiochi, espandendo sempre di più la sua copertura a tutte le piattaforme di gioco. Nel tempo ha anche cambiato formato, impaginazione e periodicità, aggiungendo nuove sezioni tra guide strategiche, analisi, reportage investigativi e molto altro.
Micromanía ha chiuso nel gennaio del 2024, dopo 355 numeri e ben 39 anni di pubblicazione.
Joystick
È stata tra le più importanti riviste di videogiochi pubblicata in Francia. Joystick, conosciuta inizialmente come Joystick Hebdo, è stata fondata nel 1988 da Marc Andersen e per i primi due anni è uscita come settimanale. Diventa mensile da 1990 ed è famosa soprattutto per i sue allegati, prima su floppy disk e poi su CD-ROM e infine DVD, che includevano anche giochi completi.
La rivista aveva diverse rubriche tra recensioni e anteprime e in alcuni periodi è arrivata anche a numeri di quasi 300 pagine, incentrate sui videogiochi per computer come Amiga, Mac e PC. Dopo aver cambiato diversi editori, la rivista ha chiuso nel 2012.
Le altre riviste
Sono centinaia le riviste di videogiochi pubblicate nel corso degli ultimi decenni in Italia e nel mondo. Da Giochi per il mio computer a Game Power, passando per K, Game Republic, Mega Console, GamePro e Nintendo Power, ognuna ha rappresentato un’epoca. Tutte hanno avuto un ruolo cruciale nella diffusione dei videogiochi come mezzo di intrattenimento e culturale.
Si conclude qui questo viaggio all’interno del mondo delle riviste di videogiochi, con una consapevolezza che può sembrare banale, ma altrettanto vera: anche se il web ha ampliato enormemente l’accesso alle informazioni, sfogliare le pagine di una rivista e godere di un layout pensato con cura rimane un’esperienza insostituibile.