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Manga è il termine giapponese che indica i fumetti: sono stati alcuni artisti alla fine del 19° secolo a coniare questa parola, tra cui c’era il grande pittore e incisore giapponese Hokusai, per indicare raccolte di disegni e illustrazioni leggere e gradevoli.
Il grande successo del manga però è iniziato dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Le truppe statunitensi infatti introdussero in Giappone i fumetti Disney come Topolino e Paperino: anche da qui ha tratto ispirazione il manga moderno del maestro Osamu Tezuka, il “Dio del manga”, autore del noto Astroboy che ha firmato anche tante altre storie iconiche.
Oggi il manga è diventato uno dei settori principali dell’industria editoriale giapponese e da tempo ha conquistato anche mercati internazionali, compresa l’Europa.
Moltissimi disegnatori e aspiranti fumettisti già si rivolgono a Pixartprinting per stampare le loro storie o creare un portfolio accattivante con la tecnica manga.
Molti pensano che il manga sia in realtà uno stile grafico e di disegno, ma non è proprio così: è invece un corpus di tecniche precise.
La visione orientale dei fumetti
Come abbiamo ribadito nell’articolo dedicato alle bande dessinée, il fumetto non è uguale in tutto il mondo: in base all’area geografica e alla cultura cambiano i modi di raccontare, gli stili di disegno, i formati, la grandezza degli albi e la paginazione.
Se in generale i comics americani prediligono l’azione, storie a colori e un formato più verticale e in Francia si pubblicano storie in formato cartonato e con tavole più grandi, il manga invece si caratterizza soprattutto per alcuni elementi fondanti riguardo la narrazione e i formati:
- L’emozione dei personaggi al servizio della storia
- Formati di stampa più piccoli e tascabili (chiamati tankobon).
Ecco quindi una guida su come realizzare fumetti con la tecnica manga: un tema sicuramente molto vasto e che per molti autori richiede anni di studio. Questa guida quindi non ha pretese di esaustività, ma è una introduzione per chi vorrebbe fare della propria passione un lavoro, oppure per chi è interessato a comprendere meglio i codici e la visione orientale dei fumetti.
Salvatore Pascarella: la nostra guida per conoscere il manga
Come fare quindi un manga, se si vuole creare un portfolio da mostrare agli editori o un fumetto auto-prodotto?
Prima di partire con il disegno vero è proprio, è bene comprendere che alla base di qualsiasi tecnica fumettistica ci sono delle strutture profonde e dei codici visivi che si riflettono nella cultura del Paese d’origine. Non stiamo parlando ovviamente di regole indissolubili, ma linee guida che si sono sviluppate naturalmente nel tempo, grazie anche a determinati autori, che hanno influito sulla struttura della pagina e sui tempi del racconto.
Per capire il vasto mondo dei manga abbiamo parlato con Salvatore Pascarella, in arte Salvatore Nives, mangaka italiano e autore della serie manga Flare-Zero in due volumi (per l’editore EditionsH2T in Francia e in Italia portato da Shockdom) e del seguito in 4 volumi Flare-Levium.
La grammatica e i fondamenti del manga
La base degli elementi che compongono un fumetto è la stessa in tutto il mondo:
- La vignetta è la singola immagine disegnata
- La gabbia è l’insieme di vignette che compongono una pagina o tavola
- La closure è lo “spazio bianco” che definisce il tempo del racconto.
Il manga ormai si è internazionalizzato: non è relegato solo al Giappone che esporta le sue storie e i suoi autori, quindi sono sempre di più gli editori e autori anche in Europa che hanno ereditato questa tecnica fumettistica.
Secondo Salvatore Pascarella la matrice di base della narrazione orientale, chiamata Kishōtenketsu, è la partitura ritmica che tutti gli autori manga usano per creare sia le doppie pagine (tutto ciò che vede il lettore aprendo l’albo) che le storie:
“I mangaka seguono sempre 4 tempi: inizio, sviluppo, svolta (climax) e fine, a differenza della narrazione occidentale che segue una partitura in 3 tempi, cioè inizio, sviluppo e fine. I giapponesi applicano in ogni caso questa partitura in 4 tempi anche alle singole pagine. Tezuka fece proprio questo agli inizi con la sua opera ‘L’isola del Tesoro’: prese questi 4 tempi tipici dello yonkoma (strisce verticali di 4 vignette) e li unì ai suoi studi sulla cinematografia Disney, cercando di innovare il medium dal punto di vista della regia e dei tempi”.
Gli autori che hanno influenzato e costruito il manga nel tempo sono tantissimi, impossibile citarli tutti. Tra questi ci sono sicuramente:
- Osamu Tezuka: il vero pioniere del manga moderno, che ha letteralmente inventato gli “occhioni”, diventati poi tratti distintivi di molti anime (ma non tutti). Viene considerato come il padre dello “story manga”, riferendosi proprio alla struttura narrativa in 4 parti sopra citata.
- Shōtarō Ishinomori: ha creato tra le altre cose alcune delle serie più popolari di manga giapponesi come Cyborg 009, estremamente influenti per tutti gli autori successivi.
- Katsuhiro Ōtomo: ha creato Akira, serie dal fortissimo impatto cinematografico, che ha permesso al manga e agli anime di uscire fuori dal Giappone.
- Il Gruppo del ’24: un gruppo di fumettiste donne che hanno influenzato pesantemente il cosiddetto shōjo manga (fumetti per ragazze), a partire dagli anni ’ Prima di allora le pubblicazioni per ragazze erano realizzate da soli uomini.
- Akira Toriyama: ha permesso al manga di diventare mainstream con le note serie di Dragonball e Dr. Slump.
Questo potrebbe essere un buon punto di partenza per capire le strutture più profonde del manga. L’importante è non fermarsi solo ai “maestri”, ma dare uno sguardo anche alle pubblicazioni attuali.
Gli elementi caratterizzanti del manga
Per creare una pagina di un manga bisogna conoscerne alcuni dei suoi elementi più caratteristici.
Secondo Salvatore Pascarella:
“una delle linee guida di base per creare una pagina è seguire sempre le emozioni che si vogliono comunicare al lettore in quel momento. Quindi si può disegnare una vignetta ampia e ariosa se si vuole comunicare uno stato d’animo rilassato dei personaggi e quindi equilibrio grafico tra elementi della scena e baloon. In alternativa l’autore crea squilibrio nella scena: se si vuole comunicare un senso di tensione, paura o asfissia, si tende a inclinare le vignette, comprimerle, creare tangenze tra gli elementi. Partendo da queste premesse si possono creare layout di pagina differenti”.
Il manga ha sicuramente tantissimi altri elementi caratterizzanti e che lo distinguono dal fumetto occidentale. Oltre al Kishōtenketsu, che è la base della narrazione, Pascarella ne ha indicati alcuni, i più palesi:
- Lettura da destra a sinistra: a differenza del fumetto occidentale, il manga si legge “al contrario”. Alcuni autori italiani però non seguono questa impaginazione orientale.
- Fermare/Controllare il tempo: nel manga (per cui vale la regola 1 vignetta = 1 emozione) il tempo può essere molto più dilatato per permettere al lettore di sincronizzarsi con il tempo di lettura e quindi “vivere” la storia in prima persona. La dimensione della vignetta è strettamente collegata all’emozione del lettore. Più questa è grande, più il tempo rallenta, creando una tensione emotiva più
- Hikigoma: si tratta dell’ultima vignetta presente alla fine della doppia pagina, cioè ciò che vede il lettore prima di girare pagina. Qui gli autori inseriscono di solito spunti di interesse, qualcosa di particolare che invogli il lettore a girare pagina, una sorta di mini-climax.
Insomma, nel manga a governare il layout della pagina e la sua struttura sono le emozioni che si vogliono comunicare, oltre a una struttura narrativa che tiene sempre alto l’interesse di chi legge.
La tavola manga e il prodotto finito
Per i manga nel tempo si è codificata una gabbia decisamente “libera”: l’autore può sovrapporre le vignette, ingrandirle o rimpicciolirle a piacimento e molto altro. In generale un albo è caratterizzato in questo modo:
- Ogni pagina è formata di solito da 3 strisce, ma in qualche caso possono essere anche 4.
- Ogni tavola ha da 1 a 8 vignette e questo ovviamente varia in base a cosa si vuole comunicare. Più raramente si superano le 8 vignette e in media si vedono dalle 4 alle 8 vignette per pagina.
- Ogni volume varia dalle 180 alle 200 pagine
Chiaramente queste sono regole generali e ogni editore (sia in Giappone che editori europei che pubblicano manga) segue la sua gabbia e numero di pagine. Alcuni autori italiani ad esempio usano il formato da 100-130 pagine: molto dipende infatti dalla storia e da cosa si vuole raccontare.
Ma come si struttura il foglio da disegno di un manga? Anche in questo caso non esiste uno standard universale, ma in generale “c’è la gabbia che delimita le vignette chiuse e i testi, poi c’è il margine esterno per i disegni/vignette al vivo“, dice Pascarella.
Per quanto riguarda il formato, molti utilizzano quello B4 (altri un più comune A4). Ecco come leggere l’immagine in basso:
- L’area rossa corrisponde al bordo delle vignette e della gabbia
- L’area gialla è il margine a bordo della pagina, quindi dove sarà tagliata in corrispondenza della zona verde.
- L’area verde è la gabbia esterna, che viene poi eliminata in fase di stampa.
Nella zona gialla è quindi possibile disegnare, ma è meglio non inserire elementi fondamentali alla lettura (come ad esempio i dialoghi), perché potrebbero sfociare troppo verso il centro dell’albo.
Il prodotto finito viene solitamente stampato in bianco e nero, tradizionalmente in un formato di pubblicazione cartacea che misura 13 x 18 cm (ma esistono comunque molti altri formati). Su Pixartprinting si possono scegliere diversi formati nella sezione libri, riviste e cataloghi, anche brossurati. Se si vuole invece creare un portfolio di tavole o disegni andrebbe una rilegatura brossura grecata e fresata, o a punto metallico.
Si conclude questa introduzione all’interno dello sconfinato mondo dei manga: il consiglio è sempre quello di leggere il più possibile gli autori e le storie di questa grande tradizione, così da comprendere a fondo le strutture e tecniche narrative e perché no, scoprire nuove storie appassionanti.