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“Pittogramma” è una parola che non vi è nuova, vero?Questa si riferisce ad uno specifico universo di segni sviluppato in tempi moderni, ma con origini antichissime. In sostanza si tratta di un disegno assunto convenzionalmente come segnale di qualcosa. Una definizione recentemente accettata e più dettagliata, basata sulla semiotica, vede un pittogramma come rappresentazione illustrata; un segno iconico che rappresenta fatti complessi, non tramite parole o suoni, ma utilizzando contenitori visivi di significato. Questi hanno suscitato le riflessioni di importanti progettisti e studiosi da tutto il mondo. Le definizioni sviluppate nel tempo approcciano i pittogrammi da un solo punto di vista, guardando alla storia, alla funzione o alla resa visiva, ma come riportato sopra, questi sono invece sfaccettati. Presentano infatti diversi elementi in termini di relazioni: tra il segno e quello che significa, la tecnica formale, il significato e l’obiettivo che dovrebbe raggiungere. Insomma, i pittogrammi sembrano una questione semplice, ma aprono una finestra su un mondo interessante e per niente banale! Secondo Otto Neurath (economista, filosofo ed inventore del sistema Isotype) un pittogramma è un elemento di un sistema con validità assoluta. Otl Aicher (progettista grafico e fondatore della scuola di Ulm) ha affermato che “il pittogramma deve avere il carattere di un segno, senza però essere un’illustrazione”. Per Herbert W. Kapitzki (ex professore all’Università delle Arti di Berlino e co-fondatore dell’Istituto per la Comunicazione Visiva e Design) “un pittogramma è un segno iconico che raffigura il carattere di quello che si vuole rappresentare, e utilizza l’astrazione per la sua qualità di segno”.