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Da qualche mese è stato lanciato un progetto ambizioso. Il People’s Graphic Design Archive è un archivio – online e liberamente accessibile– che cataloga materiale di graphic design di ogni tipo: loghi, font, pubblicità, manifesti, libri, giornali, carte da regalo, packaging di ogni tipo (ad esempio una scatola di sardine), lavori finiti o semplici bozzetti.
Fin qui (quasi) tutto nella normalità. Ma la vera novità dell’archivio in questione è quella di essere crowd-sourced ovvero costruito dal basso grazie al contributo degli utenti della rete: appassionati di grafica, professionisti, storici e studenti. Il People’s Graphic Design Archive al momento raccoglie più di 5.000 oggetti caricati da migliaia di utenti e sta continuando a crescere. L’unica regola è che gli oggetti devono avere almeno dieci anni di età, mentre i contenuti vengono approvati dai moderatori prima della pubblicazione.
Come è nato il People’s Graphic Design Archive?
L’idea di un archivio virtuale di materiale grafico nasce nel 2014 ed è della designer Louise Sandhouse che oggi insegna alla California School of Arts. In un’intervista, la grafica racconta di essersi accorta – durante le ricerche storiche per una sua pubblicazione – di come fosse difficile preservare molti oggetti preziosi che, da lì a qualche anno, sarebbero andati irrimediabilmente perduti.
Nacque così l’idea di un archivio digitale, anche se ci vollero diversi anni per capirne la forma. Alla fine si è optato per un archivio collaborativo: una importante novità in questo campo. Un archivio crowd-sourced non sarà mai completo, ma potrebbe riuscire a “salvare” produzioni grafiche importanti che altrimenti andrebbero perse. Il motto del sito è quindi “Preservation, not perfection” – che in italiano suonerebbe come “Conservare, senza troppa perfezione”.
Un archivio di questo genere permette inoltre di dare alla storia della grafica altre possibilità di racconto, altre prospettive. Secondo Briar Levit, uno dei curatori dell’archivio, “documentare la storia della grafica come gruppo collettivo ci aiuterà a riflettere su noi stessi – su tutti noi – e non solo sui pochi che sono stati selezionati in condizioni di privilegio (razza, genere, classe, abilità)”.
Come funziona il People’s Graphic Design Archive: esplorare l’archivio
Una delle pratiche più divertenti quando si hanno tra le mani archivi di questo genere è – ovviamente – la libera esplorazione. L’esplorazione è utilissima a lasciarsi ispirare per i propri lavori, anche se con qualche effetto collaterale: si rischia di passare nell’archivio più tempo del dovuto!
Ecco cosa abbiamo riportato a galla dall’archivio:
Un packaging di succo di frutta e una scatola di sardine Coquiero dall’Argentina. Alcuni splendidi volantini, come questi di un party di halloween e uno che pubblicizza una festa drag.
Una locandina cinematografica di The Perfect Kiss realizzata dalla celebre artista statunitense Barbara Kruger, una sigla televisiva cinese, il logo degli AC/DC realizzato dal type designer californiano Gerard Huerta, un libro sugli alfabeti africani (qui in basso alcuni dettagli).
L’archivio si può esplorare seguendo diverse modalità. Per iniziare si può fare una ricerca (il sistema di ricerca funziona molto bene), cercate ad esempio “flyer”, “font” o “packaging” o lasciatevi prendere dalla fantasia digitando “dracula” o “music festival”. L’alternativa è quella di esplorare l’archivio attraverso i topics: ovvero dei tag con cui sono categorizzati i diversi oggetti presenti nell’archivio.
Tra i topic si può trovare un po’ di tutto: da nomi di designer più o meno famosi, al formato alla provenienza geografica all’argomento: come tipografia o lettering.
Inserire nuovi oggetti: un modo per riflettere sul graphic design
Se invece siete pronti a diventare cercatori di prodotti grafici ed esperti catalogatori, un semplice tutorial spiega come aggiungere nuove opere al People’s Graphic Design Archive: il tutto avviene dopo essersi registrati e tramite una maschera di inserimento poco complicata.
Ma la parte più importante dell’archiviazione è la documentazione fotografica che deve essere il più possibile di alta qualità. Per questo i direttori dell’archivio hanno raccolto una serie di consigli su come documentare al meglio l’opera che si ha di fronte (spesso solo per pochi secondi). Ad esempio, si raccomanda di fotografare l’oggetto anche nella sua interezza, non limitandosi a raccogliere i particolari più appariscenti e a cercare eventuali crediti o iscrizioni che possano svelare informazioni utili come l’autore o l’anno di produzione. Bisogna, in pratica, dare un posto nella storia a quel prodotto grafico.
Scopriamo così che contribuire al People’s Graphic Design Archive potrebbe essere un buon modo per iniziare a pensare storicamente ai prodotti di grafica – con cui magari abbiamo quotidianamente a che fare nel nostro lavoro. Insomma, a volte fermarsi a riflettere sulla grafica che consumiamo può offrirci nuove prospettive sul significato e sull’estetica di quello che produciamo.
Perché non coinvolgere gli studenti?
Particolarmente stimolanti infine sono anche le dritte dei curatori del People’s Graphic Design Archive su dove andare a curiosare per trovare i preziosi oggetti di graphic design che meritano di essere preservati nell’archivio. In particolare, si consiglia di gironzolare per negozi di beneficienza e dell’usato, bancarelle e aste – ad esempio – ma anche musei, biblioteche, associazioni e aziende locali.
Un’intera sezione del sito è poi dedicata all’insegnamento. Studenti di grafica – a diversi livelli – potrebbero essere coinvolti in queste curiose ricerche sulla storia del design e contribuire proattivamente alla conservazione e alla catalogazione di piccoli pezzi unici!
E voi? Avete già dato un’occhiata al People’s Graphic Design Archive?