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Il 26 giugno 2020 è venuto a mancare uno dei designer più di talento dell’ultimo secolo. A 91 anni, nel giorno del suo compleanno, si è infatti spento Milton Glaser, dopo una lunga e prolifica carriera, caratterizzata da un profonda passione e rispetto per la professione.
Milton Glaser nasce nel 1929 a New York, dove vivrà per tutta la vita, fatta eccezione per qualche anno. Il lavoro per cui il designer è più conosciuto, che fu realizzato pro bono, testimonia appunto il forte legame con questa città. Approcciato nel 1975 dall’agenzia pubblicitaria Wells Rich Greene per realizzare un logo che promuovesse il turismo nella città e nello stato di new York, Glaser ha la sua illuminazione seduto sul retro di un taxi newyorkese e la schizza sulla busta di un soprabito, in una scena degna di un episodio di Mad Men. Tre lettere e un simbolo, antenato degli emoticon, sono quanto basta a rendere il logo uno dei più memorabili e onnipresenti nella storia.
Gli unici momenti in cui Milton Glaser vive distante da New York, li trascorre in Italia. Con l’Italia stabilirà infatti un legame duraturo, ne assorbirà insegnamenti e influenze, e stringerà rapporti professionali con importanti aziende e istituzioni italiane.
L’educazione italiana
Fin dall’infanzia il disegno è l’attività che più affascina Milton Glaser, che si rende presto conto di avere un talento non comune, apprezzato dai compagni di scuola che gli commissionano ogni sorta di soggetti.
Dopo essersi diplomato alla scuola d’arte Cooper Union a New York, Milton Glaser vince la borsa di studio Fulbright per frequentare l’Accademia delle Belle Arte di Bologna, dove approfondire le tecniche di disegno. Qui ha come l’opportunità di studiare incisione avendo come insegnante l’artista Giorgio Morandi, la cui personalità pacata, umile e dedita al lavoro lo influenzerà molto. “Con lui ho imparato una cosa: quello che uno studente può apprendere non è tanto la tecnica, lo stile o un trucco, ma ciò che il maestro è.”
A Bologna Glaser approfondisce anche la sua passione per la pittura rinascimentale italiana, in particolare per Piero della Francesca.
Diverse decadi a seguire, negli anni ’90, durante un soggiorno in Italia, realizza una serie di acquerelli per rendere omaggio ai cinquecento anni della morte di Piero della Francesca, in occasione di una mostra a lui dedicata.
L’esperienza italiana in gioventù non rappresenterà per Glaser una parentesi, ma avrà un’influenza attiva sulla sua vita “Lo spirito dell’Italia, il Rinascimento, l’atteggiamento verso il cibo, l’architettura e tutto il resto, è davvero presente in tutto quello che faccio. Non lo definirei come una cosa separata dal resto della mia vita.”
La committenza italiana
È sicuramente anche grazie alla familiarità e alla sensibilità dimostrata nei confronti della tradizione artistica italiana, che Glaser iniziò una fruttuosa collaborazione con alcune tra le più rinomate aziende e istituzioni italiane. Tra queste figura la Olivetti, per cui il designer realizza diversi manifesti.
Nel manifesto per la macchina Valentine (1968) Glaser utilizza il dettaglio del cane addolorato dal dipinto La morte di Procri di Piero di Cosimo. Tra il cane e i piedi della ninfa spicca una Valentine rosso fuoco. Questo poster ben rappresenta la sintesi tra sensibilità rinascimentale e cultura pop americana, che ricorre nella produzione del designer: il soggetto è umanistico, le linee di contorno e le zone d’ombra sono ricreate tramite l’incisione, ma il trattamento stilistico dei colori, caratterizzato da tinte piatte e sovrasaturate, e soprattutto la la scelta del soggetto in un contesto pubblicitario, ne fanno un’opera unica. “Nessun altra compagnia al mondo avrebbe provato a vendere macchine da scrivere in questo modo” affermò Milton Glaser a riguardo della collaborazione con la Olivetti.
Seguirono collaborazioni con Campari, sponsor della mostra Milton Glaser Piero della Francesca, Sammontana (suo è il celebre logo) e Vespa, per cui realizza un manifesto per celebrarne i 50 anni. Questa volta Glaser non si serve dell’illustrazione, ma utilizza piuttosto elementi grafici semplici in una composizione dinamica che allude allo sfrecciare colorato di una vespa.
La committenza italiana non si limita alla sfera privata ma si allarga anche al pubblico. Svariate città commissionano a Glaser manifesti per elevare la propria immagine culturale e turistica, tra queste Napoli, Rimini e Venezia, per cui lavorerà alla promozione sia della Biennale sia del Carnevale.
Ogni manifesto ha una propria identità, frutto del contesto in cui nasce. Per Napoli la composizione ruota attorno al Vesuvio in eruzione dipinto ad acquerello in tinte accese, che funge da A nella scritta, in un esplosione di schizzi di colori, realizzati con la tecnica del “dripping”, resa celebre da Jackson Pollock. Completamente diversa è l’atmosfera del manifesto realizzato per Rimini, dove regna la placidità tipica di una assolata giornata estiva al mare. Tra campiture di colore quasi piatte, la “M” si immerge nelle acque dell’Adriatico, mentre nell’angolo destro un pallone colorato staziona. Anche nel manifesto per il Carnevale di Venezia la composizione è in gran parte occupata da un mare calmo, rappresentato in tinte piatte, ma questa volta l’atmosfera è più poetica e sognante: l’acqua è uno specchio su cui si riflette la luna piena e la tipografia, e da cui il campanile di San Marco sfreccia verso il cielo come un razzo tra le stelle filanti.
Mostre in Italia
Il rapporto di Milton Glaser con l’Italia è stato celebrato in alcune mostre.
Nel 1989 vengono allestite due mostre: una personale al Museo di Vicenza che esibisce i suoi manifesti, e un’altra alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna sponsorizzata dall’Olivetti e intitolata Giorgio Morandi/Milton Glaser. Nel 1991 Glaser viene incaricato dal governo italiano di preparare un’esposizione in occasione del 500° anniversario della morte del pittore Piero della Francesca, precedentemente menzionata.
Una grande retrospettiva del suo lavoro apre nel febbraio del 2000 alla Fondazione Bevilacqua La Masa, a Venezia, proprio durante il Carnevale: una mostra dedicata a tutte le sue opere, allestita per far conoscere l’ideatore del poster creato per questa manifestazione molto importante per la città.
La fedeltà di Glaser nei confronti di New York non verrà mai meno: New York, impareggiabile in termini di opportunità, diversità e in continuo mutamento, rimane l’unico luogo in cui il designer ha sempre concepito la sua vita e il suo lavoro. La personalità e il lavoro di Glaser sono frutto dello spirito di New York, e a loro volta hanno contribuito a ridefinire la città. È proprio in questo senso che risulta particolarmente interessante osservare come Milton Glaser nella sua pratica abbia assorbito e reinterpretando le influenze italiane, che affondano le loro radici nel Rinascimento e in tradizioni antiche, in una cultura basata sulla modernità e sul cambiamento, quale è quella americana.