Le Figaro, il quotidiano più venduto di Parigi

Le Figaro, il quotidiano più venduto di Parigi

Alessandro Bonaccorsi Pubblicato il 9/27/2024

Iniziamo la nostra panoramica sui grandi newspaper mondiali con uno dei più longevi e autorevoli quotidiani francesi, ovvero Le Figaro, prodotto di una Parigi post-rivoluzione.

Viene fondato, infatti, nel 1826 e all’inizio si proponeva come foglio satirico, punto di incontro di intellettuali e letterati, basato sulla frase “Senza la libertà di incolpare non esiste lode lusinghiera”, tratta dalla commedia “Le nozze di Figaro” di Beaumarchais; diventerà un quotidiano solo quarant’anni dopo, mantenendosi sempre in equilibrio in un periodo storico pieno di censure, estremismi e rivoluzioni.
Nel 1871, dichiarandosi contrario alla Comune di Parigi, il giornale viene da questa soppresso, fatto che segnerà, come un mito fondativo, la linea editoriale del Le Figaro, acquisendo un pubblico aristocratico, borghese e colto, che con il Novecento lo porterà su posizioni liberali e conservatrici tipiche degli schieramenti di centro-destra.

Già dalla fine della Seconda Guerra Mondiale si posizionerà come il quotidiano più venduto in Francia, con oltre 200.000 copie che saliranno fino oltre le 300.000, che riesce a mantenere tutt’oggi, anche grazie ad un ecosistema di magazine tematici e di un sito web con oltre 23 milioni di visitatori unici al mese* che lo fa essere il sito di informazione più visitato in Francia.

Negli ultimi 150 anni hanno pubblicato su Le Figaro scrittori come Emile Zòla, Marcel Proust, André Gide, Jean d’Ormesson, tanto da essere considerato il giornale dell’Académie française, ma ancheda artisti come Filippo Tommaso Marinetti, che fece pubblicare il primo manifesto futurista del 1909 proprio sul quotidiano parigino.

Il quotidiano del 20 febbraio 1909 dove si vede evidenziato il testo del Manifesto del Futurismo, inserito come un articolo qualsiasi nella prima pagina del giornale. Fonte: https://it.m.wikipedia.org/

Anatomia grafica del giornale più letto di Francia

Le Figaro segue la scelta di quasi tutti i quotidiani francesi che hanno pian piano abbandonato il formato grande del broadsheet per orientarsi su quello che viene chiamato il formato berlinese, ovvero un 470×320 mm, utilizzato anche da Le Monde. Come spiegato nell’articolo introduttivo sui grandi newspaper il formato grande è prerogativa dei giornali che vengono ritenuti autorevoli; il formato berlinese, pur essendo più piccolo, è comunque più grande e ben distinguibile dal tabloid.

La testata del quotidiano francese era caratterizzata negli ultimi anni da una sorta di banner azzurro che conteneva il nome “Le Figaro”, scritto con un carattere bold-slab, o per essere più precisi, “egizio” (come si diceva una volta), perché rimanda ad un passato non ancora digitale.

Il rebrand più recente, che rende più omogenea la versione cartacea con le edizioni digitali, ha tolto il banner e lasciato il solo font. Secondo alcuni designer l’occhio veniva catturato dal blu del banner e lasciava in secondo piano la tipografia, facendo perdere forza alla testata; Le Figaro, per continuare ad esercitare la sua autorevolezza, deve potersi leggere in modo quasi monumentale sulla prima pagina.

L’uso del banner blu, così scuro e grande, toglieva importanza al nome della testata

Il layout è caratterizzato adesso da grandi fotografie e una suddivisione della prima pagina in quattro colonne per gli articoli, più una, di sinistra, contenente una sorta di indice del giornale.

I colori azzurro e blu rimandano ad un certo tipo di pensiero conservatore, opposte al rosso usato generalmente dalla comunicazione di sinistra.
Nei quotidiani, dove la politica è preponderante, sono chiari, da subito, per il lettore tutti quei rimandi simbolici (font, colori, tipologia di immagini) che, uniti al “tone of voice” dei titoli, orientano e definiscono quale sia il pensiero espresso nelle pagine.

Un forte rinnovamento sulla spinta del digitale

Negli ultimi quindici anni, Le Figaro ha subito diversi restyling per cercare di renderlo sempre più leggibile e coinvolgente per un pubblico che si sta abituando al web e a letture più veloci e frammentarie.

Già nel 2013 si era messo mano al layout aumentando lo spazio bianco e cercando di lavorare su titoli più simili tra cartaceo e web.
Proprio negli ultimi due anni, il quotidiano è stato oggetto di ulteriori modifiche che hanno portato, ad esempio, a togliere il banner blu sotto alla testata tornando a farla respirare e restituendo l’importanza che merita al nome del giornale.
In generale tutta la grafica è stata alleggerita, togliendo box grigi e titoli in extrabold, riportandola ad una versione più pulita e facendo attenzione che i titoli siano ben leggibili.

Prima pagina de Le Figarò nel 2024.

I grandi giornali europei che resistono

Le Figaro è uno di quei quotidiani che hanno fatto la storia moderna e come altri giornali con una solida storia alle spalle, sta resistendo ad un lungo periodo di cambiamento nella fruizione delle notizie, resistendo e mantenendo oltretutto un certo volume di vendite.

È la dimostrazione che le grandi testate, quando continuano a mantenere la loro autorevolezza senza inseguire troppo i gusti del pubblico, possono resistere all’incedere del web e del digitale, anzi incorporandolo nell’offerta informativa per renderla più ricca.

Fonte: https://saeve.com/en/blogs/journal/le-figaro-et-pauline-bony-l-interview
Fonte: https://guillaumepeltier.com/le-figaro-interview-de-guillaume-peltier-jai-decide-detre-candidat/
Fonte: https://www.dassault.fr/
Fonte: https://www.lefigaro.fr/

* dati forniti dal Gruppo Dassault, proprietario dei Figaro Group (https://www.dassault.fr/subsidiaries/le-figaro)