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Jan Van Toorn è considerato una delle figure di spicco della grafica dei Paesi Bassi del secolo scorso, la cui pratica professionale (durata oltre 50 anni) continua ad influenzare designer di tutto il mondo. Il grafico olandese è nato a Tiel nel 1932, ma sin da piccolo ha vissuto ad Amsterdam, dove già da teenager ha iniziato a lavorare in una stamperia.Van Toorn si è formato alla Amsterdamse Grafische School (Scuola di Stampa di Amsterdam) e presso l’Instituut voor Kunstnijverheidsonderwijs (ora chiamato Gerrit Rietveld Academie[1]). Sin dagli anni ’60 Jan Van Toorn si è dimostrato un grafico radicale, ma con una carriera stabile ed una reputazione internazionale.
Il progettista olandese è stato anche un accademico e teorico della disciplina. Ha insegnato graphic design in diverse scuole ed istituti dei Paesi Bassi ed in tutto il mondo, e ha scritto numerosi saggi che mettono in discussione il ruolo del grafico all’interno della società contemporanea e i temi socio-politici che dovrebbero essere affrontati tramite la disciplina.
Manipolazione e rappresentazione dei media
Jan Van Toorn ha sempre adottato l’immagine come base del design, e il suo interesse per i media ed il loro potere manipolativo è cresciuto nel tempo. Sin dagli anni ’70, la priorità del designer è stata rendere consapevole il pubblico dei meccanismi di manipolazione, proprio attraverso i suoi lavori grafici.
La collaborazione con la stamperia Mart Sprujit è iniziata negli anni ’60[2], e dopo una fase considerata da lui stesso “classica” (layout essenziali con focus sulla tipografia), Van Toorn ha iniziato a sperimentare con il potere delle immagini. I temi esplorati nei calendari che ha progettato per la stamperia erano di carattere sociale e politico, sessismo ed imperialismo, ma anche temi più personali, tra cui l’identità personale e la territorialità delle case private olandesi.
Collage, interventi grafici ed alterazioni delle immagini, tipografia sperimentale spesso realizzata a mano; questi sono gli elementi che hanno caratterizzato i calendari più celebri di Van Toorn. Elementi che vengono ripresi anche nella serie di poster progettata nel 1980 con il titolo ‘L’uomo e l’ambiente’[3], ed anche successivamente nei poster realizzati durante tutta la carriera del designer.
Il Van Abbemuseum di Eindhoven
Van Toorn ha sempre messo in discussione la cultura del suo tempo, specialmente quella considerata “ufficiale”. Il progettista percepiva il museo come produttore di ideologie artistiche e mediali, e cercava di scuotere la coscienza tramite artefatti visivi anticonvenzionali. Ha progettato una serie di poster e di cataloghi di mostre per il Van Abbemuseum di Eindhoven[4], ignorando le linee guida grafiche del museo, e producendo materiale dai toni informali.
Tra i poster più celebri progettati per il museo, troviamo quello per una mostra del 1971, in cui vengono combinati gli elementi più caratteristici del designer. Tipografia informale ed un messaggio provocatorio: il soggetto del poster è la somma del valore dei lavori esposti nella mostra.
Posizioni accademiche
Dal 1980 in poi le occasioni per lavorare su progetti provocatori si sono ridotte, e Jan Van Toorn si è concentrato maggiormente sull’educazione. Il designer vanta esperienze accademiche in numerose scuole olandesi: Gerrit Rietveld Academy ad Amsterdam (1968-1985), Istituto di storia dell’arte all’università di Amsterdam (1981-1982) e anche università tecnica di Eindhoven (1982-1983). Più recentemente è anche stato a capo del dipartimento di stampa, fotografia e video dell’accademia statale d’arte di Amsterdam e ha tenuto dei corsi alla Rhode Island School of Design, negli Stati Uniti.
Van Toorn non ha mai espanso il proprio team, e ha lavorato fino alla fine della sua carriera nella sua casa/studio di Amsterdam insieme alla moglie. Interessato a comprendere e mettere in discussione la cultura contemporanea, ha spesso citato diversi autori, sia nei progetti grafici, sia nei saggi che ha scritto: Umberto Eco, Jean-Luc Godard, Rainer Werner Fassbinder[5].
Il dibattitto con Wim Crouwel
Nel novembre 1972 c’è stato un confronto pubblico tra due grandi della grafica: Jan Vaan Torn e Wim Crouwel (fondatore di Total design)[7]. Questo tipo di dibattiti in cui si discute dei risvolti etici, politici e culturali del graphic design sono rari, ma quello tra Van Toorn e Crouwel è stato un modello di sano coinvolgimento e passione per la disciplina.
Il dibattito si può riassumere in oggettività contro soggettività. Crouwel rappresentava l’ideale del designer come messaggero neutrale; secondo Van Toorn invece, il designer fa interventi, favorisce il criticismo e la presa di coscienza. La pratica di Crouwel viene etichettata come modernista, ed è caratterizzata graficamente da rigide griglie, tipografia seriosa ed un tono neutro e formale[8]. Van Toorn ha sempre professato l’opposto, e durante il dibattito afferma che il lavoro di Crouwel ha contribuito a rendere lo stile olandese uniforme e poco interessante.
A tanti anni di distanza dal celebre dibattitto, la situazione è più variegata che mai. Van Toorn però, si è sicuramente aggiudicato un posto nella storia della grafica, progettando tra seduzione ed alienazione, palesando il suo ruolo di manipolatore, e mettendo in discussione i modi in cui interpretiamo artefatti visivi.
[1] https://rietveldacademie.nl/
[2] https://www.dutchgraphicroots.nl/?p=1233
[3] https://emotionandlight.wordpress.com/2012/02/27/jan-van-toorn-meaning-and-power/
[4] https://vanabbemuseum.nl/en/programme/programme/staging-the-message/
[5] https://modesofcriticism.org/staging-the-message/
[6] https://vimeo.com/68990353
[7] https://designobserver.com/feature/the-debate/38883/
[8] http://www.eyemagazine.com/feature/article/modern-method