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Will Eisner nasce a Brooklyn, New York, il 6 marzo del 1917 da una famiglia di immigrati ebrei. Il padre è un pittore in erba, che gli trasmette fin da piccolo l’amore per il disegno e l’illustrazione. La famiglia di origine è povera e il giovane Eisner è spesso vittima di antisemitismo, anche a scuola. La sua situazione famigliare è particolarmente grave, soprattutto dopo il crollo di Wall Street del 1929, che segna l’inizio della Grande Depressione.
Eisner già dall’età di 13 anni lavora vendendo giornali, ma comunque continua a studiare. Frequenta la DeWitt Clinton High School e disegna per il giornale della scuola (The Clintonian) e altre riviste letterarie. Studia poi arte e i suoi contatti lo portano a disegnare per la pubblicità: il suo primo fumetto lo realizza all’età di 17 anni, nel 1934.
Si tratta di Sketched from Life, realizzato per una brochure pubblicitaria.
Nel 1936 il suo compagno di scuola e amico Bob Kane (che in futuro inventerà il personaggio di Batman insieme a Bill Finger), gli suggerisce di provare a proporre fumetti a “Wow, What A Magazine!”, all’epoca raccolte in formato tabloid di ristampe di fumetti a colori.
Proprio qui incontra l’editor della rivista, Jerry Iger, con cui successivamente fonda Eisner & Iger, un’agenzia che produce e vende fumetti a vari editori, tra cui ci sono Hawks of the Sea per Quality Comics, con tavole di almeno 11 vignette ciascuna che uniscono le classiche strisce ai comics americani (gli albi a fumetti venduti nelle edicole). Qui si comincia a vedere il segno dinamico di Eisner che pian piano si sta formando. Eisner & Iger ha al suo interno artisti come Bob Kane e Jack Kirby, che in futuro inventerà personaggi del calibro di Capitan America, Fantastici Quattro, Thor, Hulk e molti altri.
Nel 1939 viene commissionata a Eisner la creazione del personaggio di Wonder Man, ma viene prontamente bloccato dalla DC Comics perché il personaggio è troppo simile a Superman. Questa è l’unica incursione di Eisner in campo supereroistico e tutte queste esperienze sono le fondamenta di un fumettista e illustratore, o cartoonist come preferiscono chiamarlo gli americani, che è stato un pioniere del fumetto con una carriera lunga sette decenni.
Eisner è stato influenzato da autori come Milton Caniff, Al Capp, E. C. Segar e George Herriman, ma nel corso dei decenni ha egli stesso influenzato fumettisti, autori di tutto il mondo e registi come Orson Wells. A Will Eisner viene addirittura data la paternità della creazione della Graphic Novel per come la intendiamo oggi.
La nascita di The Spirit
Nel 1939 Will Eisner conclude la sua collaborazione con Jerry Iger e ne inizia una nuova e proficua con il capo di Quality Comics, Everett M. “Busy” Arnold. Era il periodo del boom dei comics, soprattutto sui giornali, e l’editore voleva salire su questo carro molto ricco.
Will Eisner all’età di 23 anni crea quindi The Spirit, un detective ed eroe mascherato protagonista di tavole che rispettano la struttura dei comics americani, ma che vengono pubblicati all’interno di un supplemento settimanale dei quotidiani statunitensi. The Spirit, proprio per volere dell’autore, non è l’ennesimo supereroe: sotto la maschera si cela il criminologo Denny Colt, creduto morto e che ora lavora in incognito. Non ha poteri a differenza dei soliti Superman e compagnia, ma viene descritto dallo stesso autore come un “combattente del crimine della classe media“.
Pubblicato tra il 1940 e il 1952, The Spirit è considerato oggi uno degli eroi dei fumetti più importanti della storia, tanto che nel 2008 ne è stato tratto anche un film dallo stesso nome, scritto e diretto dall’amico e grande autore Frank Miller.
Con The Spirit Eisner comincia una lunga sperimentazione sulla tavola a fumetti: le prime storie sono piuttosto classiche, con pagine che contano al massimo 11 vignette e con disegni che raramente escono dalla gabbia pre-impostata.
Con le storie successive, già a partire dalla seconda metà del 1940, Eisner comincia a “giocare” di più con la tavola. Dall’introduzione delle splash page (tavola con una sola grande “vignettona”, ora tipica dei fumetti americani), ai fantasiosi “title page” che presentavano ogni volta la scritta The Spirit in prima pagina con una forma differente. Sono pagine in cui si presentano l’ambientazione e i personaggi della storia, in cui il lettering del titolo dell’opera cambia ogni volta per comunicare cosa i lettori dovevano aspettarsi nelle pagine successive.
Con la pubblicazione quotidiana di The Spirit a partire dal 1941, Eisner osa ancora di più. La gabbia della tavola non è più un limite per lui e i codici del fumetto fino a quel momento canonici vengono totalmente destrutturati. Anche le trame si complicano, non più lineari, tanto da generare lamentele da parte del direttore del Philadelphia Record, uno dei maggiori quotidiani che pubblicava The Spirit all’epoca.
I disegni per l’esercito americano e l’arrivederci al fumetto
Nel 1942 Will Eisner viene chiamato ad arruolarsi nell’esercito degli Stati Uniti, in piena Seconda Guerra Mondiale. Il fumetto The Spirit continua comunque ad uscire, disegnato però da altri artisti. Eisner viene assegnato al giornale del campo addestramento di Aberdeen, in Maryland e poi successivamente al Pentagono. Da questo momento inizia per lui il periodo dei fumetti e illustrazioni per l’esercito. La sua opera più famosa di questi anni è la striscia dedicata al soldato Joe Dope, di tipo umoristico.
Alla fine del 1945 torna a disegnare The Spirit, con un tratto meno realistico: gli anni della guerra si fanno sentire tutti anche nel suo stile.
The Spirit chiude i battenti nel 1952. A questo punto Eisner decide di lasciare il fumetto, per concentrarsi su opere più commerciali, tra cui comunque rientrano i comics, soprattutto con la American Visuals, lo studio che ha fondato durante gli anni ’40. Tornerà a fare abitualmente fumetti più “autoriali” solo a partire dagli anni ’70.
In realtà solo recentemente sono stati scoperti gli “anni nascosti” dell’opera di Will Eisner, cioè i 20 anni dal 1951 al 1971, grazie a un libro di Eddie Campbell. In questi anni torna ad occuparsi di fumetti per l’esercito americano: si accorda con il Pentagono e lavora alla rivista PS – The Preventive Maintenance Monthly, una pubblicazione che spiega ai soldati la manutenzione dei veicoli e delle armi con disegni semplici, comprensibili e divertenti. Riprende anche il personaggio di Joe Dope, sempre con uno stile grottesco.
Contratto con Dio e la nascita della Graphic Novel
Nel 1972 Eisner esce ufficialmente dallo studio American Visuals, che è praticamente al fallimento. Chiude anche i rapporti con l’esercito USA e PS Magazine. Erano gli anni dei comics underground americani e della ribellione. Il quasi sessantenne Eisner deve decidere cosa fare del suo futuro. Un commento della moglie Ann smuove qualcosa: “perché finalmente non fai quello che hai sempre voluto fare?”.
Tornare a fare fumetti era la sua idea principale, ma il pubblico era ormai cambiato radicalmente. Il tipico lettore adolescente di fumetti negli anni ’40 stava per compiere 40 anni e Eisner capisce che quello è il momento giusto per proporre qualcosa di più adulto, un nuovo approccio al fumetto. Eisner, per proseguire su questa linea, rifiuta anche l’offerta di Stan Lee della direzione editoriale della Marvel.
Nel 1978 esce quindi quello che viene considerato il primo Graphic Novel, anche se ci sono comunque state opere simili negli Stati Uniti già a partire dal 1950, ma non con la forza dell’opera di Eisner. Esce Contratto con Dio, che effettivamente è un romanzo composto da immagini.
Eisner a questo punto definisce il fumetto come arte sequenziale, concetto che approfondirà anche nei libri Fumetto e Arte Sequenziale e Graphic Storytelling.
Contratto con Dio è organizzato ad episodi e narra quattro storie di uomini e donne, con temi decisamente adulti. Dal cantante di strada che perde l’occasione della sua vita a Frimme Hersh, un uomo che decide di stipulare unilateralmente un contrato con Dio, ma che diventa un avaro affittacamere dopo aver creduto di essere stato abbandonato da Dio.
Negli anni successivi Eisner crea tante altre Graphic Novel che raccontano la storia delle comunità di immigrati di New York, in particolare ebrei, tra cui Il Palazzo, La Forza della Vita e Verso la Tempesta nel 1991. Quest’ultima opera è tra le più importanti dell’autore, perché racconta del razzismo negli USA durante la guerra. Le sue radici ebraiche sono spesso al centro delle opere che ha creato, tra cui Fagin l’ebreo (2003), rivisitazione dell’Oliver Twist di Charles Dickens, e Il complotto – La storia segreta dei Protocolli dei Savi di Sion (2005), dove racconta dei famosi Protocolli dei Savi di Sion, strumento di propaganda creato dalla polizia zarista per documentare un falso piano ebraico che aveva l’obiettivo di dominare il mondo.
L’enorme eredità di Will Eisner
Will Eisner continua a disegnare e creare fino a pochi giorni dalla morte, avvenuta a 87 anni nel 2005. Il suo segno fatto di mezzetinte e chiaroscuri potenti, il perfetto bilanciamento tra didascalie, dialoghi e immagini, lo si ritrova anche nelle sue ultimissime tavole.
L’autore si può considerare davvero come “il maestro dei maestri”. Le sue opere hanno avuto un impatto enorme su tutto ciò che è arrivato dopo. Ha innovato le tecniche del disegno, delle inquadrature, nel montaggio della tavola e anche dell’uso del chiaroscuro con la china.
Nelle sue storie si passa da uno stile realistico a uno più parodistico, con sequenze di immagini studiate al millimetro per calare completamente il lettore all’interno della storia. Le sue opere spesso richiamano atmosfere da film noir, con narrazioni che sfociano in domande e indagini esistenziali, soprattutto nelle sue Graphic Novel.
È stato così rilevante per la nona arte che a lui è stato dedicato uno dei premi più prestigiosi al mondo nel campo del fumetto, gli Eisner Awards, di cui i primi sono stati assegnati nel 1988. Eisner ha presenziato personalmente alle cerimonie annuali fino alla sua morte. Un maestro che ha lasciato una enorme produzione, che continuerà ad essere letta e studiata per sempre.