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Juan Antonio Giménez López, conosciuto come Juan Giménez, è un autore di fumetti argentino e considerato unanimemente come uno dei più grandi disegnatori al mondo, che ha ridefinito visivamente, tra le altre cose, la fantascienza a fumetti. Nasce nel 1943 a Mendoza e comincia a disegnare le prime storie al liceo, quando la sua famiglia si trasferisce nella città di Rio Cuarto, Cordoba (Argentina) nel 1957. Inizia quindi la sua carriera da professionista nel mondo dei fumetti a soli 16 anni, con una storia fortemente ispirata allo stile di Hugo Pratt.
A quel tempo il suo stile è più scarno, in bianco e nero, mentre le sue ispirazioni, oltre al già citato Pratt, si rifanno ai maestri dell’historieta sudamericana, cioè il fumetto di stampo argentino, con autori come Alberto Breccia, José Muñoz e Francisco Solano Lòpez.
L’ispirazione per Juan Giménez è arrivata anche da riviste argentine come Misterix e dal fumetto Bull Rockett, sceneggiato dal grande Héctor G.Oesterheld, importantissimo scrittore di fumetti argentino e autore tra le altre cose de L’Eternauta, assassinato dai militari nel 1978 durante la dittatura (fa parte, tristemente, dei cosiddetti “desaparecidos”).
Giménez lascia da parte per un po’ il fumetto per conseguire il diploma di perito industriale, poi dopo il liceo studia alla Facoltà di Industrial Design. Tutto questo ha un impatto importante sul suo modo di fare fumetti: impara l’ergonomia e come applicarla a ciò che disegna, soprattutto gli elementi meccanici di cui ha una grande passione e che ritorneranno fortemente nei suoi fumetti.
“Improvvisamente impari come funziona una macchina, come funziona un motore a combustione interna, perché vola un aereo… e quello che vuoi è disegnare le cose in base a queste tue conoscenze”, ha dichiarato lo stesso Giménez.
L’autore ha poi frequentato la Scuola di Arte e Design presso l’Università Nazionale di Cuyo in Argentina. Successivamente, trasferitosi in Europa, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Barcellona.
L’incontro con Ricardo Barreiro: Stella Nera e La Città
Juan Giménez verso la fine degli anni ’70 in Europa conosce Ricardo Barreiro, sceneggiatore anche lui argentino, con cui ritorna al mondo dei fumetti firmando la serie bellica Asso di Picche. Si tratta di storie che fuggono fortemente dalla retorica bellicista che contrappone i buoni ai cattivi. In Asso di Picche ogni storia ha un intento fortemente antimilitarista e racconta gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, con flashback che coinvolgono sia personaggi americani che francesi, che vivono praticamente le stesse paure.
Il successo arriva però con Stella Nera nel 1979, il suo primo lavoro di fantascienza interamente a colori, pubblicato in Italia sulla rivista L’Eternauta (da non confondere con L’Eternauta di Oesterheld, in questo caso si tratta di un mensile di fumetti pubblicati a puntate) e sui settimanali Lanciostory e Skorpio. Qui si vedono finalmente le prime sperimentazioni di Giménez con il colore, in particolare con acquerelli già molto evocativi, ma ancora in una fase di ricerca del suo stile definitivo.
Nel 1982 l’autore pubblica poi La Città, sempre con i testi di Barreiro, storia di un luogo fantastico che vede i protagonisti Jan e Karen intenti in una fuga quasi impossibile. In quest’opera si mescolano elementi di realtà e finzione con riferimenti al pifferaio magico di Hamelin, a Borges, in una storia che è ancora una volta la metafora di una società che vive sotto una dittatura, proprio come accadeva in Argentina in quegli anni.
In quest’opera fatta di racconti brevi che si intersecano tra di loro, lo stile di Giménez va via via trasformandosi con tavole sempre più complesse, sia nella costruzione che dal punto di vista del disegno.
Paradossi temporali e la ricerca del colore
I suoi disegni non passano inosservati, vista la grande potenza espressiva che l’autore argentino sprigiona in ogni tavola. Nel 1981 Giménez viene contattato dalla rivista americana Heavy Metal, la gemella della francese Métal Hurlant, per realizzare lo storyboard e le ambientazioni del film dell’omonimo cartone animato, assegnandogli la lavorazione del capitolo Harry Canyon.
A questo punto della sua carriera Giménez può permettersi di lavorare anche in altri campi come designer, costumista oppure per la pubblicità. Quando arriva in Europa inizia anche tante collaborazioni con riviste a fumetti, dalla spagnola 1984 alla francese Métal Hurlant, passando per l’italiana L’Eternauta.
In questo momento comincia a lavorare a una serie di storie brevi che saranno racchiuse sotto il titolo di Paradosso Temporale, in cui l’autore mostra colori ormai maturi. Utilizza infatti solo colori primari diluiti che, mescolati con altre tinte, consentono di ottenere tutte le tonalità desiderate.
Paradosso Temporale racchiude in totale sette storie che hanno alla base il tempo, in particolare le conseguenze che si verificherebbero se si interferisse con esso, ad esempio attraverso l’utilizzo di una macchina del tempo. Storie seminali nel fumetto, sicuramente ispirate al romanzo La macchina del tempo di H.G. Wells, uscite però prima della popolare saga di Ritorno al Futuro.
Dal Far West alla Seconda Guerra Mondiale, le storie sono slegate tra loro e narrate in maniera ironica, simile allo stile di Ray Bradbury (Fahrenheit 451). Le ambientazioni totalmente diverse però mostrano la grande efficacia delle tavole di Giménez nel disegnare praticamente qualsiasi cosa.
Da citare c’è anche la straordinaria Rifiuti, con i testi di Carlos Trillo, opera pubblicata nel 1988 ma ancora molto attuale: una Terra ormai ridotta in una discarica per colpa dell’incuria degli uomini, che nel frattempo sono diventati esseri deformi a causa dell’aria radioattiva.
Gli anni ’90 e La Casta dei Meta-Baroni
Arriva a un certo punto della sua vita il momento di curare anche i testi delle sue opere a fumetti. Juan Giménez lo comincia a fare verso la fine degli anni ’80 con la serie Leo Roa e Quarto Potere: il primo è un’avventura fantascientifica che sfocia nella commedia, mentre il secondo diventerà una tetralogia estremamente ambiziosa e con un impianto narrativo decisamente complesso. Continuano nel frattempo le sue sperimentazioni grafiche e sul colore, soprattutto con l’aerografo.
Collabora poi con alcuni grandi scrittori come Carlos Trillo e Alejandro Jodorowsky, creando gli evocativi disegni per la fortunata serie La Casta dei Meta-Baroni. Si tratta di uno spin-off de L’Incal, opera sceneggiata sempre da
Jodorowsky ma con i disegni di Moebius.
Proprio l’autore francese è stato, soprattutto nei primi anni di carriera di Giménez, una grande fonte di ispirazione: “Moebius mi ha dato uno shock cerebrale. Quella varietà di tecniche, l’osare con qualsiasi soggetto, colore, bianco e nero”, ha dischiarato l’autore argentino.
E con La Casta dei Meta-Baroni arriva la sua vera e propria consacrazione: qui l’autore continua a stupire con i suoi disegni e tavole, che letteralmente esplodono di elementi meccanici a tema fantascientifico.
Pubblicato tra il 1992 e il 2003 dall’editore francese Les Humanoïdes Associés, vede la totale maturazione grafica dell’autore, sia dal punto di vista della costruzione della tavola che nel colore.
L’enorme eredità di Juan Giménez
Juan Giménez è stato un vero maestro del fumetto e del disegno, che ha ispirato centinaia di autori più giovani e creato un vero e proprio immaginario grafico e stilistico sulla fantascienza. I suoi colori diluiti ma fortemente evocativi, le tavole “sporche” e fitte di dettagli e i ricorrenti elementi meccanici dei suoi disegni lo hanno fatto entrare di diritto nell’olimpo del fumetto mondiale.
Nella sua vita ha conquistato infatti alcuni dei più importanti premi al mondo. È stato votato tra il 1983-1985 e nel 1990 dai lettori di 1984 e Comix Internacional come miglior disegnatore. Ha vinto ne 1990 l’ambito premio Gaudi a Barcellona e nello stesso anno il premio Yellow Kid a Lucca.
Si conclude qui questo breve excursus sulla vita, lo stile e le opere di Juan Giménez, che purtroppo è scomparso nel 2020 a cosa di complicazioni legate al Covid-19.