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Frank Miller è un fumettista, sceneggiatore e regista statunitense tra i più influenti e apprezzati degli ultimi decenni, grazie alle sue idee che hanno scatenato una vera e propria rivoluzione nel mondo dei supereroi e all’interno della nona arte in generale. Il suo stile, molto vicino a quello dei film di genere noir, non viene ricordato per essere conforme alla bellezza classica, ma da sempre rappresenta un segno “di rottura” che lo ha definito come uno degli autori più originali di sempre.
Nasce nel 1957 a Olney, nel Maryland, ma è cresciuto a Montpelier nel Vermont. La sua adolescenza è abbastanza solitaria e sviluppa molto presto la passione per il disegno. Il suo sogno è stato sempre quello di fare fumetti, ma all’inizio incontra molte difficoltà a causa dei suoi disegni ancora troppo acerbi.
Nella seconda metà degli anni ’70 Miller mostra Il suo primo portfolio di disegni al veterano Neil Adams, autore iconico e celebre disegnatore di Batman: Adams definisce il portfolio “orribile”. Miller non è ancora pronto per esordire. Una persona qualunque sarebbe tornata a casa e abbandonato le velleità del disegno, ma Miller non aveva alcun piano B. Voleva semplicemente disegnare fumetti. Si trasferisce a New York all’età di 21 anni, centro nevralgico del fumetto statunitense. Resta quindi in contatto con Adams e riesce a strappargli un accordo: frequentare il suo studio e imparare, senza ricevere alcuna commissione sul suo lavoro. Miller impiega due anni per migliorare e finalmente nel 1978, visti i suoi miglioramenti col disegno, Adams gli fa ottenere un lavoro per una storia breve per il fumetto di Twilight Zones (serie ispirata alla serie TV conosciuta in Italia come Ai confini della realtà).
Frank Miller inizia qui la sua carriera, ispirandosi allo stesso Neal Adams e ad autori come Jack Kirby, Frank Frazetta, Will Eisner e Hugo Pratt. È il cosiddetto periodo della bronz age del fumetto americano (1970-1985), costellato da rivoluzioni nei formati di stampa, della nascita della distribuzione tramite le fumetterie e dei primi Blockbuster al cinema collegati ai supereroi.
I primi anni ’80 alla Marvel: Daredevil e la creazione di Elektra
Dopo alcuni lavori che aiutano Miller ad acquisire sempre più consapevolezza e competenza sulle sue tavole disegnate, approda alla Marvel grazie a Jim Shooter, l’allora editor in chief. Inizialmente si occupa di lavori meno importanti, come ad esempio disegnare copertine e piccole storie brevi per le serie antologiche di Spiderman. Alla fine del 1979 avviene però una svolta: Miller diventa disegnatore ufficiale di una delle serie minori della Marvel, cioè Daredevil.
In quel periodo le vendite di Daredevil erano in calo e il personaggio viveva all’ombra del più celebre Spiderman. Miller aveva tante idee per rinnovare il personaggio, che si scontravano però con l’allora capo Roger McKenzie. Dopo alcuni cambi al vertice della testata, Miller arriva a dirigere dal 1981 la testata Daredevil, diventando sceneggiatore e matitista delle storie: con l’uscita del numero #168 nel 1981 tutto cambia per il diavolo rosso della Marvel.
Poco più che ventenne, Miller inizia da qui a rivoluzionare il mondo dei supereroi. Decide innanzitutto che Daredevil ha bisogno di un netto cambio di atmosfera: per questo si affida a uno dei suoi maestri di riferimento, cioè Will Eisner. Da lui apprende l’amore del genere noir, che traspone all’interno delle pagine di Daredevil. Di conseguenza la Hell’s Kitchen di Devil, il quartiere di New York in cui è da sempre è ambientato il fumetto, diventa più cupa, più realistica. Successivamente Miller rispolvera un villan minore di Spiderman, cioè Kingpin, e gli dona tridimensionalità, rendendolo la nemesi numero uno di Daredevil. Introduce anche il personaggio della ninja assassina Elektra, protagonista anche di storie dedicate, elemento fondamentale per le storie di Devil. Riscrive anche la storia d’origine del protagonista Matt Murdock e si ispira per la narrazione anche alla cultura giapponese e ai manga, in particolare allo storytelling di Lone Wolf and Cub, molto più minimalista ed efficace.
Questo cambio di rotta decreta anche il successo commerciale della testata e finalmente Daredevil esce dal suo stato “minore” per diventare uno dei supereroi più noti della Marvel. Miller chiude la sua prima avventura con Daredevil nel 1983, ma è solo l’inizio: ha in serbo altre e più importanti rivoluzioni.
DC e la rivoluzione di Batman: il ritorno del Cavaliere Oscuro
A questo punto della sua carriera Miller è un autore ricercato da tutti: approda quindi alla DC con la miniserie Ronin, ispirata molto anche ai manga giapponesi. Il suo più grande capolavoro esce però nel 1986, cioè Batman: il ritorno del Cavaliere Oscuro, che riscrive una delle più importanti icone supereroistiche mai create. Negli anni precedenti Batman era visto come un personaggio colorato e protagonista di storie semplici, a causa della nota serie televisiva degli anni ’60.
Miller riscrive completamente il personaggio, ma non comincia a raccontarlo dai suoi anni più giovani. Al contrario, in Batman: il ritorno del Cavaliere Oscuro si vede un Bruce Wayne ultra-cinquantenne, ormai ritiratosi dopo la morte di Robin. La storia è ambientata in un futuro violento e senza speranza, con un Batman dai capelli bianchi e protagonista di una storia che ha ispirato anche l’amatissima trilogia di film di Christopher Nolan a partire dal 2005, chiamata infatti “La trilogia del cavaliere oscuro”.
I quattro episodi brossurati di Batman: il ritorno del Cavaliere Oscuro sono qualcosa di completamente diverso rispetto a cui è abituato il lettore di fumetti dell’epoca: già dalle prime pagine si vedono tavole serratissime, anche con sedici vignette per pagina. I primissimi piani di Bruce Wayne mostrano le rughe e i segni del tempo, così come il suo costume ora è speso strappato, lacerato, sporco.
Quest’opera riesce a portare il genere supereroistico ad un livello molto più adulto, anche se lo stile generale spesso sfocia nel grottesco. In questa storia si vede un Batman tormentato, sofferente, in una Gotham City sempre più alla deriva. Batman: il ritorno del Cavaliere Oscuro insieme a Watchmen di Alan Moore, uscito nello stesso periodo, permettono finalmente al medium fumetto di uscire dall’ambito di prodotti destinati meramente ai ragazzi e ad un pubblico giovane.
Le influenze di Miller per quest’opera sono chiare e provengono soprattutto da Moebius, che in quegli anni pubblicano le loro storie negli Stati Uniti sulla rivista Heavy Metal. Miller però si ispira anche ad autori come Hugo Pratt, soprattutto per la costruzione di storie lunghe e con personaggi riflessivi.
In questo periodo l’autore torna anche sul personaggio di Daredevil, scrivendo una delle storie più celebri storie del personaggio. Nel 1986 esce Devil: Rinascita, disegnata da un giovane David Mazzucchelli, creata in un periodo difficile dell’autore, uscito da un divorzio che gli aveva causato anche problemi economici.
Nel 1987 torna sull’uomo pipistrello con Batman: Anno uno, che narra le origini del personaggio. Ai disegni stavolta c’è proprio David Mazzucchelli. Una storia non rivoluzionaria come quella precedente, ma che aggiunge dettagli alla continuità del Cavaliere Oscuro di Miller.
Gli anni ’90: il cinema, Sin City e 300
Alla fine degli anni ’80 Frank Miller è ormai diventato un fenomeno di massa, tanto che Hollywood si accorge di lui. Da sempre vuole scrivere sceneggiature e lavorare per il cinema e l’occasione arriva quando gli viene chiesto di scrivere il film Robocop 2 e successivamente Robocop 3. Il sistema hollywoodiano è però molto diverso rispetto al totale controllo sulla creatività che Miller aveva sulle sue opere a fumetti. Le sue sceneggiature vengono rimaneggiate e completamente stravolte, scatenando una grande delusione nell’autore.
Miller lavora poi alla graphic novel Electra vive ancora e nel 1990 insieme a Geof Darrow crea la miniserie Hard Boiled, un mix tra violenza e satira. Un suo nuovo e grande successo nel mondo del fumetto però arriva qualche tempo dopo, non con personaggi legati alle major Marvel e DC. Frank Miller si rivolge all’editore indipendente Dark Comics e propone un fumetto scritto per sé stesso, totalmente libero da calcoli editoriali. Quel fumetto è Sin City.
Con Sin City lo stile di Miller si fa sempre più essenziale: è innanzitutto una serie con tavole in bianco e nero, nel vero senso della parola. A parte alcuni numeri dove si vedono altri colori come il giallo o il blu, sempre e comunque giustificati dalla storia. Il tratto è netto e brutale, le atmosfere rispecchiano in genere noir e Miller con quest’opera porta all’estremo tutte le lezioni apprese da Will Eisner. Sin City ha occupato i successivi otto anni di lavoro di Miller ed ha avuto così tanto successo da ricevere anche una trasposizione cinematografica nel 2005, con un film scritto e diretto dallo stesso Miller, Quentin Tarantino e da Robert Rodriguez.
Un’altra miniserie a fumetti di Miller che è riuscita a conquistare un ampio pubblico, e che ha ricevuto una nota trasposizione cinematografica con la regia di Zack Snyder, è 300. Uscito in cinque albi a partire dal 1998, viene poi raccolto in una graphic novel di formato orizzontale.
Racconta la battaglia delle Termopili e gli eventi che l’hanno preceduta dal punto di vista di Leonida di Sparta. 300 è stato particolarmente ispirato dal film del 1962 “L’eroe di Sparta”, che Miller ha visto da ragazzo. Un’opera che ha avuto un grandissimo imparo sull’immaginario collettivo e molto potente dal punto di vista grafico e della costruzione della tavola.
Dopo aver pubblicato altre opere e lavori indipendenti, Miller è tornato al cinema, altra sua grande passione. Nel 2008 ha infatti esordito alla regia con The Spirit, film ispirato al personaggio di Will Eisner creato nel 1940.
L’autore risulta ancora molto prolifico: tra il 2001 e il 2002 ha creato il seguito di Batman: il ritorno del Cavaliere Oscuro, cioè Batman – Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora. Nel 2015 invece è stata la volta dell’ultima parte di questa trilogia, cioè Cavaliere Oscuro III – Razza suprema.
L’eredità di Frank Miller
In conclusione, l’eredità artistica di Frank Miller per il mondo del fumetto è incalcolabile. Il suo stile minimalista e crudo ha ispirato generazioni di fumettisti, mentre le sue innovazioni nella narrazione visiva e nella caratterizzazione dei personaggi hanno avuto un impatto fondamentale sull’intero medium.
Miller ha dimostrato che i fumetti possono affrontare temi seri e complessi, e che i supereroi possono essere interpretati in modi nuovi e inaspettati. La sua influenza si fa sentire ancora oggi e le sue lezioni saranno preziose anche per i fumettisti di domani.