Foreign Policy: la rivista di politica che è una pietra miliare del genere

Foreign Policy: la rivista di politica che è una pietra miliare del genere

Alessandro Bonaccorsi Pubblicato il 7/29/2024

Nel 1970, in piena crisi internazionale dovuta alla guerra del Vietnam, l’autorevole politologo americano Samuel Phillips Huntington, di pensiero neo-conservatore, fondò, insieme al socio Warren Demian Manshel, quella che diventerà una delle riviste di politica estera e relazioni internazionali più importanti dell’Occidente: Foreign Policy.

Pubblicata originariamente dalla fondazione Carnegie Endowment for International Peace, uno dei tanti progetti filantropici del famoso imprenditore Andrew Carnegie, si afferma velocemente come una delle più importanti riviste del settore, capace di influenzare il dibattito politico americano e internazionale.

Alcune pagine di Foreign Policy. Tutti i diritti sono riservati.

Pubblicata con una cadenza trimestrale, Foreign Policy è una rivista profondamente americana, ma diffusa in tutto il mondo.

È una di quelle pubblicazioni che viene spedita e non ha mai avuto bisogno di visibilità in edicola, anche perché i fondatori e gli opinionisti coinvolti hanno sempre dato ai lettori garanzia di grande credibilità. Inoltre, il suo numero speciale dedicato ai “100 global thinkers” dell’anno appena trascorso è molto atteso per sapere quali personaggi sono stati inseriti in classifica.

La tiratura di FP è sempre stata intorno alle centomila copie, quindi lontana dalle pubblicazioni più famose, ma si è ritagliata una nicchia solida di lettori importanti.

Foreign Policy: 100 global thinkers. Tutti i diritti sono riservati.
Foreign Policy: 100 global thinkers. Tutti i diritti sono riservati.

L’efficacia dei contenuti

Le riviste di politica generalmente non spiccano in quanto ad innovazione grafica o visuale. Foreign Policy non ha fatto eccezione nei suoi primi quarant’anni di vita, affidandosi ad un design interno molto semplice, con suddivisione in due o tre colonne, foto ben in vista ad inizio articolo, sovrastate da titoli molto grandi, titoletti e testatine ai margini della pagina per dare ordine.

I font utilizzati sono dei serif molto classici, come Caslon e Big Caslon, che permettono una ottima leggibilità e offrono una certa eleganza al design.

La particolarità stava in un formato stretto e lungo che aveva in copertina l’indice dei contenuti. Negli anni il formato divenne più classico, con la foto di copertina incorniciata in uno sfondo bianco.

Alcune pagine di Foreign Policy. Tutti i diritti sono riservati.

Copertine efficaci e intelligenti

Come accade in altre riviste internazionali che parlino di economia o di politica, la copertina è caratterizzata dal logo/header in alto a sinistra, immagine a tutta pagina, sempre molto significativa, e titoletti con rimandi ai contenuti interni nella parte bassa.

Fino al 2001, l’header era composto dal titolo a tutta larghezza; da quell’anno si creò un logo con le iniziali FP contenute in un box di colore bordeaux, poi modificato con il progetto di redesign del 2014 in un più semplice e riconoscibile rosso acceso, che a volte può scomparire e lasciare le due lettere bianche o nere, a seconda del colore dell’immagine sottostante.

Logo di Foreign Policy. Tutti i diritti sono riservati.

Per trent’anni sono state usate in copertina quasi soltanto fotografie; dagli anni duemila, si sono utilizzate anche le illustrazioni, mentre dal 2014 la costruzione grafica di copertina è divenuta più elaborata, in modo da mettere l’accento sul lato concettuale e di opinione della rivista, in quanto la fotografia riporta sempre alla cronaca e al racconto della realtà.

Alcune pagine di Foreign Policy. Tutti i diritti sono riservati.
Alcune pagine di Foreign Policy. Tutti i diritti sono riservati.
Alcune pagine di Foreign Policy. Tutti i diritti sono riservati.

Non è vero che la politica non ha bisogno di creatività

Dopo il redesign, le scelte grafiche si sono fatte più audaci, il font serif dei testi è stato affiancato da un bel sans moderno per i titoli che sono andati ad incunearsi nelle colonne, a creare dinamicità alle pagine.
La direzione creativa ha coinvolto sempre di più illustratori con stili non convenzionali e si fa uso di infografiche anche a tutta pagina.

Infografiche tratte da Foreign Policy. Tutti i diritti sono riservati.
Infografiche tratte da Foreign Policy. Tutti i diritti sono riservati.
Infografiche tratte da Foreign Policy. Tutti i diritti sono riservati.

Ad oggi, Foreign Policy ha mantenuto contenuti autorevoli inseriti in un progetto grafico di alto livello che eleva la rivista ad uno degli esempi più efficaci del panorama editoriale mondiale.

Alcune pagine di Foreign Policy. Tutti i diritti sono riservati.
Alcune pagine di Foreign Policy. Tutti i diritti sono riservati.
Alcune pagine di Foreign Policy. Tutti i diritti sono riservati.
Alcune pagine di Foreign Policy. Tutti i diritti sono riservati.

Le riviste più autorevoli di politica estera e di economia politica stanno resistendo all’avanzata del digitale. Foreign Policy, così come l’Economist, ne sono un brillante esempio: la loro saggezza e autorevolezza fa sopravvivere, e bene, le loro edizioni cartacee, aggiornandosi all’uso di infografiche, illustrazioni concettuali, photo journalism, grafica più dinamica.

In particolare, Foreign Policy, continua a pubblicare contenuti autorevoli ed esclusivi, inseriti in un progetto grafico di alto livello che eleva la rivista ad uno degli esempi più efficaci del panorama editoriale mondiale.

Fonti immagini

https://foreignpolicy.com/the-magazine/

https://edxjohnson.com/Foreign-Policy-features

https://www.behance.net/valeriopellegrini

https://www.racheljoyprice.com/foreign-policy-mag

https://www.theispot.com/whatsnew/2021/6/dan-bejar-for-foreign-affairs-magazine.htm

http://stuffonpaper.net/tag/foreign-policy/

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