I font di Yorgos Lanthimos

I font di Yorgos Lanthimos

Giovanni Blandino Pubblicato il 7/2/2024

Cupi, visualmente eccessivi e originali: i film di Yorgos Lanthimos si sono fatti conoscere e apprezzare negli ultimi (almeno) quindici anni da critica e pubblico. Il regista greco, che di recente si è aggiudicato il Leone d’Oro con Povere creature!, con il suo cinema ha mostrato di saper colpire l’immaginazione del pubblico.

E se l’estetica di Yorgos Lanthimos è abbondante e stravagante, lo sono anche le sue scelte tipografiche. Irriverentimiscele di font, spaziature esagerate, lettering tremolanti e fuori posto: Lanthimos sembra essere coraggioso anche quando si parla di title design, anche grazie al suo fidato collaboratore, il designer Vasilis Marmatakis.

Da The Lobster a Povere creature!, passando per Il sacrificio del cervo sacro, La favorita e Doogtooth… benvenuti al cospetto del cinema dark e “eerie” di Yorgos Lanthimos e delle sue eccentriche scelte tipografiche!

Dogtooth

Dogtooth (titolo originale Kynodontas) del 2009 è il terzo lungometraggio di Yorgos Lanthimos e il primo del regista ad essere apprezzato internazionalmente tanto da essere candidato all’Oscar per miglior film in lingua straniera. Con questa pellicola, il regista greco presenta molto esplicitamente il suo cinema dal retrogusto inquietante: in Dogtooth invita lo spettatore all’interno di una strana casa dalla quale i bambini non si sono mai allontanati.

Nella scena iniziale misteriose linee colorate anticipano il titolo di apertura per cui viene scelto un font graziato, estremamente semplice: probabilmente un Times. Gli stessi elementi compaiono anche nella locandina ufficiale del film. Ad un osservatore attento quelle linee colorate potrebbero indicare la forma stilizzata di due denti, chiamati in causa nello stesso titolo, oltre che elemento cruciale nella pellicola. Dal punto di vista del title design Dogtooth è importante perché segna l’inizio di una duratura e felice collaborazione tra Yorgos Lanthimos e Vasilis Marmatakis artista e designer greco che firmerà titoli e locandine di tutti i successivi lungometraggi dell’acclamato regista.

La locandina ufficiale di Dogtooth, decisamente minimalista, realizzata da Vasilis Marmatakis. Immagine: dazeddigital.com

The Lobster

Immagine: rowesk.com

The Lobster è una commedia nera, quinto lungometraggio di Yorgos Lanthimos uscito in sala nel 2015. È forse il film che per primo consacra il regista greco e lo rende accessibile al vasto pubblico: a suo modo The Lobster è già un piccolo cult. La pellicola racconta di un futuro distopico in cui le persone single, una volta trasferite in un hotel, sono obbligate a trovare un compagno nell’arco di 45 giorni.

Il film rinsalda la collaborazione tra Yorgos Lanthimos e Vasilis Marmatakis, è quest’ultimo a occuparsi del title design . In un’intervista, Marmatakis racconta di come il regista greco sia estremamente attento a tutti i dettagli che riguardano l’estetica della pellicola: tra cui i font e il design delle locandine. È proprio questo che permette ai suoi collaboratori di proporre scelte tipografiche audaci, non convenzionali, che fanno il giusto paio con il suo cinema.

In The Lobster, il titolo del film appare dopo una breve scena iniziale che dà un assaggio del gusto del film che si sta per assaporare. Una donna, in macchina sotto la pioggia, si reca a compiere un gesto arrabbiato e disperato: uccidere un (apparentemente innocuo) asino mentre rumina dell’erba. Il font scelto è l’Avenir Next, una versione aggiornata del font Avenir creato nel 1988 dal type designer svizzero Adrian Frutiger, famoso per aver realizzato caratteri come l’Univers e l’omonimo Frutiger. Avenir in francese vuol dire “futuro”: il font infatti è un remake del celebre Futura.

Per quanto riguarda la locandina di The Lobster, Vasilis Marmatakis gioca sul concetto di assenza: usando in modo creativo lo spazio vuoto il designer greco racconta “cosa vuol dire essere soli e avere il bisogno di stare con qualcuno”. Un minimalismo rispecchiato dalla scelta del font.

Due versioni della locandina di The Lobster disegnata da Vasilis Marmatakis. Immagine: fontsinuse.com

Il sacrificio del cervo sacro

Immagine: velveteyes.net

Il sacrificio del cervo sacro è un horror psicologico diretto nel 2017 da Yorgos Lanthimos. È il sesto lungometraggio del regista greco che, anche in questo caso, opta per un cinema dell’assurdo: la storia è quella di un cardiochirurgo, della sua famiglia i cui membri iniziano misteriosamente ad ammalarsi e di un suo giovane paziente.

I titoli del film – realizzati anche questa volta da Vasilis Marmatakis – sfoggiano un peculiare uso della tipografia… anch’essa diventa a suo modo “assurda”. Marmatakis mescola due font diversi (uno graziato l’altro bastoni). E non si ferma qui, aggiunge anche del corsivo, grassetto e maiuscolo. I caratteri tipografici scelti sono il Times, la versione Linotype del Times New Roman, e il Nexa, un font geometrico sviluppato dal type designer bulgaro Svetoslav Simov nel 2012.

Le stesse scelte tipografiche sono state reiterate in altri materiali che hanno accompagnato l’uscita del film: le locandine ufficiali, il sito web e i profili social. Insomma: ecco come contravvenire alle regole base del design, e farlo bene!

Locandine ufficiali de Il cervo sacro di Yorgos Lanthimos, realizzate da Vasilis Marmatakis. Immagine: fontsinuse.com

La favorita

Immagine: vox.com

La favorita è un altro lungometraggio stravagante e dark di Yorgos Lanthimos – uscito nel 2018 – che segue le erratiche gesta di Queen Anna, una regina Settecentesca malata, infelice e poco esperta nella gestione degli affari di Stato.

I titoli del film, utilizzati anche per introdurre i diversi capitoli della vicenda, sono al tempo stesso equilibrati e originali. Ovviamente anche in questo caso a realizzarli è il collaboratore di lunga data Vasilis Marmatakis.

Appaiono equilibrati grazie al font scelto: il Village, un font moderno con un tocco anticheggiante. Il Village fu progettato nel 1903 da Frederic Goudy – artista, stampatore e type designer statunitense – che si ispirò agli stili veneziani del Quattrocento. La bizzarria dei titoli sta nel loro uso: Mamatakis decide infatti di utilizzare una spaziatura esagerata.

Immagine: vox.com

Un interessante articolo racconta che il designer greco, per evitare un effetto troppo digitale, ha disegnato i blocchi di testo al computer, li ha stampati e poi ne ha sfumato i bordi manualmente usando un pennello ad acqua. Il risultato ben si adatta alla bizzarra atmosfera storica del film.

Povere creature!

Immagine: whatsondisneyplus.com

Povere creature! è l’ottavo film di Yorgos Lanthimos, uscito nelle sale del 2023 e vincitore del Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia. La cinepresa del regista greco questa volta segue la storia fantastica di Bella Baxter, una giovane donna riportata in vita da un brillante e poco ortodosso scienziato.

Anche in questo caso il design dei titoli è di Vasilis Marmatakis che, per il sottile lettering scelto, si affida a una creazione del designer serbo-croato Vladimir Radibratovic. Probabilmente tra le fonti di ispirazione di Radibratovic ci potrebbe essere il lettering di un capolavoro del cinema: Il dottor Stranamore di Stanley Kubrick (1964). In quel caso il lettering infantile e allungato era stato creato appositamente per il regista britannico dal designer Pablo Ferro [Lo abbiamo raccontato nell’articolo “I font di Stanley Kubrick”].

In Povere creature! la stravaganza tipografica segue la pellicola fino ai suoi ultimi secondi. I titoli finali, infatti, assumono le forme più bizzarre, diventando a un certo punto la cornice dell’immagine. Una scelta azzeccata che incolla lo spettatore fino all’ultimo alla poltrona.

I crediti finali di Povere creature! di Yorgos Lanthimos. Immagine: reddit.com

Ci siamo dunque immersi nei font di Yorgos Lanthimos che rispecchiano in tutto e per tutto la sua eccentrica cinematografia. Anche grazie alla duratura collaborazione con il designer ateniese Vasilis Marmatakis, le scelte tipografiche di Lanthimos spiazzano lo spettatore nei modi più inaspettati seppur utilizzando caratteri spesso abbastanza convenzionali. Un giusto complemento al suo cinema fuori dalle righe!