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Denis Villeneuve è uno che indubbiamente sa come fare le cose. Il regista canadese, nato in Quebec, si è affermato recentemente grazie a Dune – l’acclamato remake del film di fantascienza degli anni Ottanta – ed è giunto qui esplorando generi e modi diversi di fare cinematografia.
Tra i punti fermi del cinema di Denis Villeneuve dovremmo indubbiamente trovare l’attenzione al dettaglio e il perfezionismo. Nei suoi film tutto sembra essere pensato meticolosamente. Come un artigiano bilancia il colore di ogni scena, quasi ossessivamente, per rappresentare mondi angusti, onirici e allucinatori. Guida lo sguardo dello spettatore e dissemina dettagli dappertutto. In tutto questo, anche le scelte tipografiche di Denis Villeneuve giocano un ruolo importante.
In Arrival, il suo primo film di fantascienza, Villeneuve ha fatto addirittura realizzare da zero un font, meglio un intero linguaggio visuale alieno. Leggenda vuole che si sia ispirato alla scrittura elfica del Signore degli Anelli. In altri film invece, i titoli iniziali e finali sono sempre minimalisti – mentre lettering più audaci, destinati a rimanere impressi, sono scelti per i logotipi e le locandine ufficiali.
Oggi vi raccontiamo tutti i font di Denis Villeneuve.
Prisoners
Prisoners (2013) è un labirintico thriller diretto da Denis Villeneuve, applaudito da pubblico e critica. La pellicola racconta del rapimento di due bambine. Unico indizio: un camper abbandonato per strada.
Le immagini impostate da Villeneuve sono scure, inquietanti. La sua cinepresa segue da vicino i protagonisti, svolta dopo svolta, nel loro claustrofobico percorso fatto di scelte più o meno morali per capire la verità.
Il titolo del film compare subito ad aprire la storia, prima di dissolversi rapidamente verso un fermo immagine di un fitto bosco della Pennsylvania. Il font scelto è probabilmente il Palatino, un elegante carattere graziato creato dal tipografo e calligrafo tedesco Hermann Zapf nel 1948. Per la realizzazione del suo font più celebre, Zapf si ispirò alle forme classiche del Rinascimento italiano. Proprio per questo lo chiamò Palatino: in onore di Giambattista Palatino, un maestro di calligrafia italiano del Cinquecento.
Come vedremo, in molti dei film di Denis Villeneuve le scelte tipografiche sono equilibrate e non prendono mai il sopravvento sulla cinematografia. I titoli sono sempre minimalisti, spesso limitati alla conclusione del film. Tutto il contrario succede invece nelle locandine e nei logotipi ufficiali legati al lancio delle pellicole: qui i lettering si fanno più distintivi e le scelte più audaci.
Il logotipo di Prisoners ad esempio, che compare anche nella locandina ufficiale del film, utilizza il Bauer Bodoni modificato inserendo l’immagine di un labirinto – simbolo ricorrente di tutto il film – all’interno della lettera O.
Enemy
Enemy è un film di Denis Villeneuve del 2013, tratto dal romanzo del premio Nobel portoghese José Saramago L’uomo duplicato. La cinepresa questa volta segue la storia – spiazzante e inquietante – di un professore alle prese con un suo doppio, la fine della sua relazione e… una gigantesca tarantola!
L’opera è angosciante, fin dalle prime scene. I titoli iniziali – che questa volta guadagnano spazio – si stagliano su una metropoli opaca e giallognola. Sullo sfondo di anonimi grattacieli compare il lettering del film. Il colore scelto è un giallo ocra. Non a caso. Il giallo, infatti, è un colore che produce stress e ansia. La stessa tonalità – un giallo al limite del nauseante – è scelta per calibrare la fotografia di quasi tutto il film.
Il font utilizzato per i titoli di testa sembra essere una versione modificata del Gloucester Pro Bold, un carattere moderno, graziato, con un tocco leggermente demodé che evoca la letteratura britannica e i libri storici. Un accenno alla professione del protagonista Adam: professore universitario di Storia specializzato in dinamiche dittatoriali.
È così che anche i titoli iniziali fanno la loro parte nell’accompagnarci – sottilmente e magistralmente – all’interno della psiche del protagonista e alla visione di questo thriller surreale.
Sicario
Sicario è un thriller di Denis Villeneuve del 2015 ambientato nelle zone di confine tra gli Stati Uniti e il Messico. Fin dalle prime scene la violenza – attesa e mostrata –, la paura e la tensione la fanno da padrone. Ad accompagnare il tutto, nella scena d’apertura, è una straniante colonna sonora. La tipografia è invece lasciata in disparte: non compare mai se non in chiusura del film, nei titoli di coda, quando la tensione si è ormai sciolta. Solo nell’ultimo fotogramma compare il titolo del film.
Il font è il Futura, uno dei font più apprezzati e utilizzati al mondo – anche in ambito cinematografico. È ad esempio uno dei caratteri tipografici più amati dal regista Wes Anderson ed è stato usato anche da Stanley Kubrick e Pedro Almodovar.
Il Futura è un font equilibrato, creato nel 1927 da Paul Renner seguendo le regole razionalistiche e funzionali della Bauhaus. Il Futura è dunque rigorosamente geometrico, privo di grazie: le lettere derivano da forme semplici come il cerchio, il quadrato e il triangolo. Piccola curiosità: il Futura è il primo font ad arrivare… sulla Luna. È stato infatti scelto per l’incisione della placca in alluminio lasciata sul nostro satellite nel 1969, durante la Missione Apollo 11.
Per quanto riguarda invece la locandina originale del film – probabilmente più in mano all’ufficio marketing che al regista candese –si è optato per un’altra scelta tipografica che inquadra il film nel filone dei film d’azione sui cartelli messicani. Il font utilizzato in questo caso è un carattere quadrato, simile al Básica, e preponderante nel poster in questione.
Arrival
Parlando di tipografia e caratteri, non si poteva non giungere ad Arrival – il film fantascientifico di Denis Villeneuve del 2016. Ciò che attira lo spettatore in questo caso non è tanto la scelta del carattere, di cui arriveremo a parlare, quanto un singolare aspetto della trama: gli alieni del film provano a comunicare con gli esseri umani tramite un particolare linguaggio visuale, liquido e fumoso.
La “tipografia” aliena è stata appositamente creata per il film da un team di esperti capitanati dal designer e scenografo canadese Patrice Vermette. Vermette ha collaborato con efficacia con Denis Villeneuve in altre occasioni: in Sicario e soprattutto in Dune –quest’ultimo lavoro gli è valso addirittura un Oscar.
Curiosamente, la prima fonte di ispirazione del linguaggio circolare sembra essere stata la scrittura elfica inventata da J.R.R. Tolkien nel Signore degli Anelli. Per Arrival furono sviluppate circa 100 “parole” aliene, molte delle quali si vedono nel film.
Veniamo invece ai font utilizzati per il titolo del film. Anche in Arrival, il titolo appare solo in chiusura con una tipografia moderna e tenue – quasi a non disturbare la potenza filmica espressa fino a quel momento. Per il titolo del film in locandina – utilizzato spesso come logotipo del film stesso – è stata probabilmente utilizzata una versione light e modificata di un carattere Gotham.
Gotham è una famiglia di caratteri sans-serif geometrici disegnata dal type designer americano Tobias Frere-Jones, nei primi anni Duemila. Il font è stato commissionato originariamente dal magazine GQ, in cerca di un carattere bastoni dalla struttura geometrica e fresca. Con questa consegna in mente, Tobias Frere-Jones ha imbracciato la sua macchina fotografica e ha iniziato a fotografare le insegne della sua New York. Sono proprio le insegne architettoniche newyorkesi – in particolare quelle degli anni Quaranta e Cinquanta – a essere la fonte di ispirazione per questo moderno font.
Blade Runner 2049
Nel 2017 a Denis Villeneuve viene affidato un progetto ambizioso: il sequel del film cult di fantascienza Blade Runner, diretto nel 1982 da Ridley Scott e ispirato al libro di Philip K. Dick “Ma gli androidi sognano le pecore elettriche?”. Il risultato è il magnifico Blade Runner 2049.
L’impresa non era semplice, ma in molti hanno adorato il sequel di Denis Villeneuve anche dal punto di vista estetico: per l’uso massiccio dei colori neon e le atmosfere neo-noir magistralmente realizzate. Ma cosa sappiamo della tipografia scelta per il film?
Per questo film Denis Villeneuve si affida a un title designer d’eccezione: Danny Yount, celebre tra le altre cose per aver realizzato i titoli di Kiss Kiss Bang Bang, Iron Man, Tron: Legacy e Sherlock Holmes in quella che può essere definito il rinascimento della progettazione dei titoli dei film negli anni Duemila [per gli appassionati, qui potete guardare una lunga intervista sulla sua carriera e il suo modo di lavorare].
Se la pellicola originale del 1982 iniziava con una pseudo-definizione del termine “replicante”, i primi secondi del sequel di Denis Villeneuve sono dedicati a un aggiornamento della storia – anche in questo caso il font scelto è il Gotham – che si dissolve e lascia spazio a una ripresa panoramica di una California distopica e ombrosa, per noi irriconoscibile.
Per il logotipo di Blade Runner 2049 è stata scelta una versione aggiornata dello stesso lettering del film originale, ovviamente utilizzando degli inquietanti colori neon.
Dune
Dopo il fortunato Blade Runner 2049, Denis Villeneuve deve fare i conti con un’altra pellicola del passato: Dune. Confrontarsi con l’originale film di fantascienza diretto da David Lynch – e basato sull’omonimo romanzo di Frank Herbert– non è sicuramente un progetto facile da affrontare per il regista canadese. Quello che ne viene fuori è un potente connubio tra cinema d’autore, film di genere e saga popolare.
Se nel film originale David Lynch aveva scelto un font graziato ed austero come l’Albertus [lo abbiamo raccontato in questo articolo sui font di David Lynch], per il remake Denis Villeneuve prende tutt’altra direzione. Il logotipo del film, infatti, è tanto essenziale da utilizzare quattro forme identiche a U orientate in direzioni differenti per creare il titolo del film. I primi dubbi (e ironie) riguardo la leggibilità del titolo sono state di fatto superate, rendendo il logotipo già estremamente riconoscibile e di successo.
Come spesso accade nei film di Denis Villeneuve questa potente tipografia è lasciata in chiusura al film. Solo al termine titoli di coda, infatti, in un moderno ed equilibrato Futura – e su uno sfondo cangiante che riprende le atmosfere oniriche del pianeta Dune – compare il logotipo del film.
Abbiamo dunque esplorato insieme font e lettering all’interno del cinema di Denis Villeneuve. Come la sua cinematografia viaggia a cavallo tra cinema d’autore e saga popolare, così anche le scelte tipografiche sembrano rispecchiare queste due anime: da una parte font minimalisti all’interno della pellicola, dall’altra audaci lettering per promuovere i film al grande pubblico. Il tutto all’insegna della meticolosità e del grande cinema!