Riepilogo Contenuti
Domus venne fondata nel 1928 da un giovanissimo Giò Ponti, geniale architetto e designer la cui opera sarà fondamentale per tutto il Novecento.
L’anno dopo, grazie ad un giovane editore di larghe vedute, Gianni Mazzocchi, nacque l’editoriale Domus e la rivista divenne di diffusione nazionale. Sarà lo stesso editore che qualche anno dopo rileverà la rivista torinese “La casa bella” per trasformarla in una delle più iconiche e longeve riviste italiane di arredamento d’interni ovvero “Casabella”. Mazzocchi e il suo gruppo editoriale saranno responsabili della nascita di alcuni dei più famosi magazine italiani, come L’europeo, Il Mondo e Quattroruote.
Proprio perché attraversa un secolo di storia italiana, è interessante comprendere come Domus si sia mantenuto saldo e autorevole nonostante gli stravolgimenti politico-sociali del nostro paese, riuscendo a passare da un’impronta razionalista, e quindi in qualche modo accettata dal regime fascista, ad una rivista di discussione architettonica e sociale più ampia che, nel dopoguerra, aveva come firme Alberto Moravia ed Elio Vittorini, e dagli anni settanta importanti interventi e rubriche tenute, per citarne solo alcuni, da Ettore Sottsass, Pierre Restany, Alessandro Mendini, oltre ad una rotazione di direttori che soprattutto negli ultimi trent’anni hanno plasmato un magazine diventato riferimento internazionale del settore.
Contenuti
Domus è considerata una delle riviste internazionali di riferimento per quanto riguarda l’architettura e il design, portatrice di idee innovative e soprattutto in certi periodi riferimento centrale per il dibattito su queste discipline.
Il direttore più longevo, Giò Ponti, come dicevamo, era egli stesso garanzia di autorevolezza a livello mondiale; dopo la sua scomparsa, i vari direttori susseguitisi hanno sempre cercato di dare una loro impronta alla rivista, rendendola in questo modo dinamica e sempre allineata con lo spirito del tempo.
Nel nuovo millennio la rivista cartacea si occupa di approfondimenti, letture interpretative, dibattiti, visioni critiche, lasciando alla parte online le news, gli aggiornamenti, le tendenze e le sperimentazioni.
Grafica
Lo status di rivista di importanza internazionale raggiunto grazie alla qualità dei contenuti, è stato mantenuto anche grazie ad una progettazione grafica curata, per la quale sono stati coinvolti grandi nomi del graphic design.
Il formato è una brossura di 245×325 cm, un classico per molti magazine che permette una pagina larga con spazio e margini per le immagini.
La foliazione è intorno alle 100 pagine, la carta mai sottile, in modo che la costola sia importante, così da poter ordinare i numeri in libreria o in archivio e recuperarli facilmente all’occorrenza.
Le riviste di design e architettura hanno la caratteristica di essere “pesanti” quando si sfogliano, come se questa loro fisicità fosse direttamente proporzionale all’importanza di ciò che contengono.
Le pagine interne sono sempre state organizzate in griglie modulari ben visibili: Domus non è certo una rivista sperimentale, quindi non si sono mai viste nelle sue pagine soluzioni ardite, asimmetrie, rotture di gabbie. La grafica è improntata alla gestione dinamica dei testi organizzati in colonne e di immagini, sempre al vivo, che spesso occupano tutta la pagina.
Come detto, soprattutto negli ultimi trent’anni, l’alternanza di direttori ha dato vita a vari restyling anche grafici.
Il redesign più importante è del 2011, affidato allo studio di progettazione Salottobuono: oltre alla grafica si era messo mano all’aspetto tattile della rivista, con la scelta di una carta più spessa, opaca e simil usomano, che veniva usata oltre che per l’interno, per la copertina. Lo schema grafico di base scelto da Salottobuono era una griglia da 12 colonne che permetteva grande flessibilità nell’organizzazione della pagina, potendo utilizzare tante combinazioni diverse. A quell’epoca si era optato per tenere le foto dentro i margini e non più al vivo delle pagine, per evitare che venissero coperte dalle dita durante lo sfoglio.
La scelta dei caratteri tipografici rompeva con quel razionalismo spesso associato a questo tipo di contenuti, scegliendo nel terzetto di font utilizzati addirittura uno del famoso studio Emigre di Zuzana Licko, tra le più geniali typefoundry del mondo.
Ma già negli anni Novanta la grafica di Domus era cambiata grazie al lavoro di Alan Fletcher, fondatore di Pentagram Design di New York, uno dei più citati studi di progettazione dell’ultimo secolo.
Copertine
L’oggetto-magazine non può esistere senza le sue copertine. Per un mensile che realizza 11-12 uscite ogni anno, è fondamentale catturare l’attenzione del pubblico con la copertina, tanto più se il mercato è internazionale.
La redazione e i direttori di Domus sono sempre stati molto attenti a questo aspetto, tanto da averne realizzate di iconiche.
Se nei primi decenni, fino agli anni 50 del secolo scorso, si utilizzavano sia fotografie che illustrazioni, negli anni successivi Domus è diventata sempre più grafica e minimale, con caratteri ben in evidenza e foto di architettura. Tra le copertine più belle e sperimentali di quegli anni, si trovano quelle realizzate a partire da immagini del fotografo William Klein, collaboratore di lungo corso della rivista.
Già dalla direzione di Alessandro Mendini all’inizio degli anni 80, in linea con il profilo avanguardistico e creativo del suo direttore, le copertine si sono aperte a sperimentazioni, composizioni più complesse, ritratti delle grandi archistar e tanti colori.
Il periodo già citato del progettista Alan Fletcher ha portato una libertà creativa nuova, molto più da magazine d’oltreoceano, in cui le copertine si fanno concettuali, divertenti, vivaci. È di qu testi anni ad esempio la copertina con il disegno della Torre di Pisa, stilizzato e realizzato a china dallo stesso Fletcher.
Nel 2010 con il ritorno alla direzione di Alessandro Mendini, tutte le copertine vengono affidate all’illustratore italiano Lorenzo Mattotti che realizzerà una serie di vibranti di grandi archistar e di personaggi come Sigmund Freud, incorniciate in eleganti forme ovali ritagliate su sfondo bianco.
Dopo la parentesi di Mendini, la direzione di Nicola DI Battista, che darà alla rivista il sottotitolo di “Città dell’uomo”, opterà per copertine senza immagini, a due colori.
Negli anni successivi Domus tornerà all’uso delle fotografie e della grafica, non più soltanto legate al mondo dell’architettura, aprendosi a immagini evocative e concettuali, alternate ogni tanto a illustrazioni e disegni (come nel caso della copertina realizzata da Tadai Ando nel 2021).
Sul sito di Domus è possibile trovare la collezione di tutte le copertine pubblicate, organizzate decennio per decennio; questo il link https://www.domusweb.it/it/cover.html
Conclusioni
Domus è indubbiamente uno dei grandi magazine internazionali, a dimostrazione che anche l’Italia è sempre stata capace di realizzare prodotti editoriali periodici di respiro globale.
Nel 2016 fu festeggiata l’uscita in edicola del numero 1000 che ha reso Domus una delle riviste più longeve in circolazione.
La cura dei contenuti, sia testuali che grafici, la rendono un caso studio fondamentale per chiunque voglia capire come si progetta, bene, un magazine. L’essere pubblicata da quasi 100 anni dà la possibilità di comprendere i cambiamenti nella tipografia e nelle tecnologie di stampa, oltre che per quanto riguarda le tendenze del graphic design mondiale.
Il consiglio è di non solo acquistare in edicola i nuovi numeri della rivista o di seguirla online, ma anche di recuperare i cartacei degli anni passati, spesso reperibili nei mercatini dell’usato, per recuperare e comprendere un pezzo fondamentale della storia della grafica editoriale.
Fonti
Fonti https://www.domusweb.it/
Copertine Domus anni 40
https://www.engramma.it/eOS/index.php?id_articolo=3975
Varie copertine di William Klein
https://www.domusweb.it/it/arte/2000/11/10/william-klein.html
Redesign Joseph Grima e Salottobuono 2011
https://www.domusweb.it/it/interviste/2011/05/16/intervista-a-salottobuono.html