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La grafica è dovunque, si insinua in ogni interstizio del nostro mondo, è sotto gli occhi di tutti anche se le persone non se ne accorgono. Per questo motivo, chi fa grafica ha la grande responsabilità di dover progettare buona grafica e di attenersi a delle piccole norme, anche di buon senso, per riuscirci.
Non farlo aumenta il rumore visivo, il disturbo, la bruttura, che sovraccarica la nostra già limitata capacità di attenzione e aumenta la nostra confusione percettiva (quando navighiamo sul web, quando passeggiamo in strada, quando cerchiamo informazioni o leggiamo un giornale, perché la grafica è davvero ovunque!).
Da queste osservazioni nasce un decalogo del buon gusto grafico, cioè dieci leggi che possano aiutarci a farci fare grafica un po’ migliore. Scherzando anche su alcuni luoghi comuni e su alcuni vizi che ha un certo tipo di grafica popolare e di consumo.
Eccole.
1a legge – Non usare più di 3 font
In un progetto non usare più di 3 font insieme. Anche 2 vanno bene. 4 fanno disordine, 5 generano il caos, da 6 in su è sindrome da accumulo compulsivo.
Il ruolo della grafica è di organizzare le informazioni in modo chiaro e comprensibile. Troppi font non fanno capire gerarchie e tipo di contenuti.
2a legge – Ci sono più colori di quelli predefiniti nei programmi e di quelli definiti dai Pantone
Già, li possiamo creare noi stessi, in base alle nostre esigenze. Esistono libri che si chiamano “cromari” che mostrano i colori come vengono in stampa e come si comportano in azione!, cioè quando si usano per sfondo, per colorare font, con quali colori si abbinano meglio, ecc.
3a legge – Gli spazi vuoti sono importanti
Come noi abbiamo voglia di riposo, dei nostri weekend di pace e del nostro tempo libero, anche gli occhi e i cervelli di chi fruisce della nostra grafica hanno bisogno di riposo. Quindi non riempiamo ogni angolo ma sfruttiamo il vuoto per evidenziare ciò che è davvero importante. E togliamo il superfluo.
4a legge – Le immagini possono andare al vivo
“Andare al vivo” è un modo di dire che si usa in tipografia, cioè fare in modo che le immagini sbordino oltre il margine del nostro formato per essere poi tagliate. Insomma non costringerle dentro una cornice e avere il coraggio di usarle a piena pagina. Farlo comporterà un certo impegno per rendere leggibili le informazioni, ma i problemi stimolano l’intelligenza e trovare soluzioni in questo caso ci farà diventare dei grafici migliori.
5a legge – Scegli font coerenti
Non si usa il font che ci piace di più, ma quello più coerente con il nostro progetto. Ogni font ha una storia, caratteristiche proprie che lo rendono adatto ad alcuni scopi e non ad altri. Studiarli è il modo migliore per capirli e per dare una possente coerenza ai nostri progetti.
Qualche esempio: il Times è un font nato per il testo piccolo di un quotidiano, il Futura nasce negli anni Venti, non è così moderno, l’Arial è la brutta copia dell’Helvetica, il Frutiger fu progettato per la segnaletica di un aeroporto, il Comic Sans… beh, quello ha bisogno di una legge tutta sua.
6a legge – Il Comic Sans è fatto per i fumetti. Se non stiamo facendo un fumetto, non usiamolo
Basta con il Comic Sans! Sforziamoci a cercare nuovi font e più belli, attingendo ad un patrimonio enorme, spesso anche gratuito.
7a legge – Ombre e rilievi stanno alla grafica come le infradito con i calzini stanno all’alta moda
Ogni tanto qualcuno per provocazione ci prova, ma per il resto sono sintomo di bruttezza, e sono sempre stati brutti.
Le ombre ogni tanto possono tornare utili, ma se guardiamo i lavori dei più grandi grafici degli ultimi anni, quasi nessuno le ha mai usate. Ci sarà un perché?
8a legge – Ispirarsi a chi è più bravo
Il mondo è sempre stato pieno di bravi grafici. Molti dei loro lavori si trovano nei libri e sul web, chi abita nelle grandi città o in città di provincia con grande tradizione progettuale, li ha spesso sotto gli occhi. Anche solo viaggiando nelle capitali europee, negli uffici di informazione turistica è possibile trovare grandi esempi di grafica.
Facciamoci ispirare da loro, impariamo ad analizzare e capire le scelte di chi ha fatto bene e creiamoci un archivio di campioni a cui attingere ogni volta che dobbiamo fare un nuovo lavoro: questo ci aiuterà a creare una buona grafica e pian piano saremo in grado di trovare una nostra cifra all’interno di percorsi già tracciati.
Ah, una raccomandazione: lasciarsi ispirare non significa copiare. Chi copia non impara!
9a legge – Imparare l’uso di griglie e gabbie per poterle rompere
La grafica è fatta di organizzazione e quindi di griglie e di gabbie che ordinano il testo, le immagini, le forme e guidano la lettura e la comprensione. È importante capirle e impararle. E poi, ogni tanto, romperle, sperimentare, uscire dagli schemi.
Perché gli schemi si possono rompere solo se si utilizzano. Se non li utilizziamo non li possiamo rompere e anzi rischiamo di risultare incomprensibili. Come se parlassimo senza sapere la grammatica, senza conoscere come si costruisce una frase.
10a legge – Se bello non viene, che almeno si capisca!
Saper essere pratici è molto importante. Non sempre si riesce a dare un’impronta personale al proprio progetto, non sempre i progetti vengono eccelsi, non sempre sono progetti di cui saremo orgogliosi.
Però, possiamo comunque offrire un buon servizio e fare in modo che ciò che deve essere letto e capito possa essere ben letto e ben capito. Questa è forse la legge fondamentale, perché noi grafici dobbiamo sempre ricordarci che siamo al servizio delle persone che fruiranno dei nostri prodotti e dobbiamo fare in modo che la loro esperienza di utilizzo del prodotto che progettiamo possa essere la migliore possibile. Anche usando il bianco come sfondo e due soli font. Anche solo così. Esattamente come hanno fatto molti grandi grafici prima di noi.
Buon lavoro