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Pur essendo l’Italia, e in particolare la Repubblica di Venezia, la patria d’invenzione dei primi fogli che si trasformeranno in giornale quotidiano (come abbiamo visto nel primo articolo di questa rassegna), è solo nella seconda metà del 1800 che si iniziano a diffondere dei giornali che possano essere definiti veri e propri newspaper. Sarà proprio nella seconda metà dell’Ottocento che nascerà uno dei più importanti quotidiani italiani, il Corriere della Sera, che attraverserà la storia dell’Italia, dalla sua unificazione sino al giorno d’oggi.
Quando i giornali non erano proprio quotidiani…
Nel 1876, a Milano, su iniziativa di un giornalista intraprendente, Eugenio Torelli Viollier, fu fondato il Corriere della Sera. Il panorama editoriale milanese contava già da una decina di anni almeno otto giornali, tra i quali spiccava Il Secolo, che in quegli anni raggiunse le 100.000 copie. Per l’Italia quello era il primo quotidiano moderno, con una nutrita redazione, corrispondenti dalle altre città importanti, una tipografia e inserzioni pubblicitarie, oltre che una spiccata attenzione per dare notizie con un taglio generalista, senza appoggiare l’una o l’altra parte politica.
Bisognerà infatti ricordare che l’Unità d’Italia è stata compiuta da un quindicennio e il paese è attraversato da sentimenti e ideologie contrastanti e, spesso, in acceso contrasto l’una con l’altra. I giornali facevano da megafono a queste idee e ne erano il principale strumento di propaganda e di diffusione, rappresentando il primo vero e proprio media di massa (Guglielmo Marconi nascerà soltanto nel 1874…).
Il Corriere della Sera nasce quindi in una città in pieno fermento e si affermerà rapidamente come uno dei giornali più seguiti, arrivando a raggiungere le 100.000 copie all’alba del nuovo secolo (si consideri che, con la crescita del digitale, al giorno d’oggi, la sua tiratura supera di poco quella cifra).
In quel periodo, i giornali meno organizzati, come il Corriere, non erano davvero quotidiani e impiegavano 2 o 3 giorni per dare una notizia. Le informazioni più rapide erano affidate ai fogli (che potremmo comparare agli odierni flyer) e alle affissioni, oltre ovviamente al passa-parola. Dunque, le notizie nascevano già vecchie e, perciò, avevano un periodo di decadimento di interesse molto rapido. Proprio il Corriere e il suo intraprendente direttore, Torelli Viollier, dovevano però cambiare le cose.
Alla improvvisa morte del primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II, nel 1878, Torelli Viollier decise di dedicare notizie al re scomparso per oltre una settimana, al contrario degli altri giornali che liquidarono la notizia nel giro di un paio di giorni. Questo interesse prolungato e i relativi approfondimenti permisero al Corriere di raddoppiare la tiratura, fino a 5000 copie, acquisendo nuovi lettori e sempre maggiore interesse, che andò a crescere progressivamente fino al boom del nuovo secolo.
La sfida del nuovo secolo
Dopo varie vicissitudini interne e una crisi direttiva, grazie al nuovo direttore Luigi Albertini, nei primi anni del nuovo secolo il Corriere diviene il primo giornale italiano, raggiungendo le 150.000 copie, che continuano a crescere fino a raggiungere le quasi 400.000 copie prima della Grande Guerra.
Il modello riconosciuto a cui il grande giornale italiano si ispirava era il Times di Londra, citato anche nell’edificio storico che ancora ospita il Corriere, e che al tempo era sede sia della redazione che della tipografia, a Milano, in via Solferino 28.
Via Solferino. Foto Wikipedia, autore Giovanni Dall’Orto.
Dal punto di vista contenutistico il Corriere della Sera si manteneva liberal-conservatore, facendosi rappresentante di una certa alta borghesia del nord Italia. Nei duri anni del ventennio fascista, il Corriere si piegò senza remore a fare da grancassa al regime, tanto che gli storici hanno parlato di una vera e propria fascistizzazione. Dal dopoguerra in poi, il Corriere tornerà all’orientamento che l’aveva caratterizzato nei primi anni del secolo, tornando ad essere il primo quotidiano italiano per vendite.
Il Corriere della Sera può a tutti gli effetti essere considerato il giornale italiano che più di tutti è stato influenzato dalle vicissitudini storiche e politiche della nazione.
Il più autorevole giornale italiano
Scrivevano per le colonne del giornale i più importanti intellettuali dell’epoca: solo per citarne alcuni, Benedetto Croce, Luigi Pirandello, Massimo Bontempelli, Gabriele D’Annunzio, a cui negli anni si aggiunsero nomi come Giovanni Gentile, Corrado Alvaro, Giovanni Papini, il premio Nobel Eugenio Montale. La tradizione di coinvolgere grandi intellettuali sarà uno dei punti di forza anche nel dopoguerra, con un netto rinforzo della terza pagina culturale, con editoriali e articoli di Ennio Flaiano, Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Umberto Eco, solo per citarne alcuni.
Nella redazione di via Solferino sono poi cresciuti giornalisti che si sono affermati nel panorama intellettuale e letterario italiano, come Dino Buzzati (entratovi a ventuno anni) o Indro Montanelli, e sono stati assoldati nomi come Enzo Biagi, Giampaolo Pansa, Giovanni Spadolini e tanti altri.
Una grafica solida ed essenziale
Il formato del Corriere, come nella tradizione, era il broadsheet, detto in italiano “lenzuolo”, perché, come abbiamo già visto negli articoli precedenti, i formati grandi sono sempre stati sinonimo di autorevolezza, fino a quando il Times di Londra e l’Independent, altro quotidiano britannico, nei primi anni del nuovo millennio hanno ridotto le dimensioni diventando tabloid e aprendo la strada per la riduzione ad altri giornali europei, come Die Welt e, appunto, il Corriere nel 2008.
Secondo molte analisi, il cambio di formato, oltre ad un ovvio risparmio per la riduzione della carta impiegata, offre maggiore maneggevolezza (non si deve più essere particolarmente abili, quindi lettori esperti e abituali, per sfogliare e piegare un broadsheet) e dal punto di vista grafico, permette di valorizzare l’impaginazione delle foto.
Dal punto di vista prettamente grafico, il Corriere è sempre stato un giornale classico, con una prevalenza del testo sulle immagini in prima pagina, almeno per la prima parte della sua storia, sfruttando appieno le nove colonne del suo lenzuolo. Dai primi anni novanta fa la sua comparsa in prima pagina la vignetta satirica, firmata da Emilio Giannelli, strappato a La Repubblica che con Giorgio Forattini aveva fatto della vignetta un vero e proprio elemento di notizia, corrosivo e provocatorio.
Il font utilizzato per quasi tutta la storia novecentesca del Corriere, è stato un carattere poco conosciuto, il Barnum, un “egizio” ben progettato da una delle più importanti fabbriche di caratteri italiane, la Nebiolo. Nel 2007 e nel 2008, grazie al redesign affidato allo studio Leftloft, vengono progettati ex-novo due font: prima il Solferino per gli articoli, successivamente usato anche per i titoli, e il Brera, font bold senza grazie, dal corpo solido e monumentale, per il titolo principale di prima pagina, a metterlo ancora più in risalto.
Il logo del Corriere, da sempre sulla testata della prima pagina non dritto, ma obliquo, è creato con un font Clarendon (o similare), uno slab di fine Ottocento che, insieme al Nebiolo, dava un accento Art Deco al quotidiano. Negli anni è stato “sistemato” per renderlo più compatto e maggiormente utilizzabile come vero e proprio logotipo.
Negli ultimi decenni, con la stampa a colori, sono entrati nell’impaginazione box e filetti colorati, sempre in modo piuttosto misurato che non prende mai il sopravvento sull’aspetto complessivo.
Altra particolarità del giornale è la scelta di mantenere sempre alta la leggibilità e la chiarezza, tanto che nel 2017 decide di portare la grandezza dei caratteri degli articoli da 9.7 punti a 10.2, aumentando in proporzione anche l’interlinea. Crediamo che questa scelta sia stata fatta anche per favorire i lettori meno giovani che, in grande percentuale, hanno problemi di vista o, comunque, una ridotta brillantezza visiva.
Il digitale e i tanti interrogativi
Già negli anni novanta il Corriere ha dovuto risollevarsi da una crisi di vendite, dovuta anche alla crescita esponenziale del suo concorrente più diretto, ovvero La Repubblica. Fu di quel periodo l’abolizione di una istituzione contenutistica come la terza pagina culturale, uniformandosi ai giornali europei che avevano una suddivisione delle notizie per sezioni di più pagine. Bisogna dire che il Corriere, a tutt’oggi, produce uno dei migliori inserti culturali del panorama italiano, La Lettura.
La sfida è quella di ogni newspaper al mondo, contro il dominio del digitale. In più, per quanto riguarda il pubblico italiano di lettori, la capacità di posizionarsi in un’area politica o di pensiero stabile e di attrarre i più giovani.
La sfida è ancora aperta e il Corriere della Sera, grazie ad un sito web visitato da oltre 9 milioni di lettori (dati Wikipedia), è più vivo che mai.
Fonti immagini e informazioni
https://it.wikipedia.org/wiki/Corriere_della_Sera
https://www.ilpost.it/2011/06/15/nuovi-font-corriere-sera-brera-solferino/corriere5
https://www.ilpost.it/2014/09/24/nuovo-corriere-della-sera
https://tg24.sky.it/cronaca/2024/02/17/prime-pagine-quotidiani-oggi-17-febbraio