#AlbumCovers: La copertina di The Dark Side of the Moon

#AlbumCovers: La copertina di The Dark Side of the Moon

Giovanni Blandino Pubblicato il 2/28/2025

Un misterioso prisma sembra galleggiare nello spazio profondo. Un fascio di luce bianca dall’origine sconosciuta lo colpisce generando uno spettro colorato che si perde nell’oscurità. Nient’altro, neanche un titolo o una parola. È tutta qua la semplicità e la potenza di una cover leggendaria. Stiamo ovviamente parlando della copertina di uno dei dischi più celebri della storia: The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd.

Pubblicato il 1 marzo 1973 dall’etichetta Harvest Records, The Dark Side of the Moon è l’ottavo album della band britannica. La band aveva iniziato a suonare insieme otto anni prima, nel 1965. Nell’anno dell’uscita di The Dark Side of the Moon, i Pink Floyd erano formati da Nick Mason alla batteria, Roger Waters al basso e alla voce, Richard Wright alle tastiere e voce, David Gilmour alla chitarra e alla voce; avevano già perso per strada il loro geniale fondatore, Syd Barrett, che aveva lasciato la band dopo l’album di debutto anche a causa del deterioramento della sua salute mentale.

I Pink Floyd nel 1972, prima dell’uscita di The Dark Side of the Moon. Immagine: tidal.com

Ma in quegli anni, qualcos’altro era cambiato nella band: dopo gli esordi pienamente psichedelici, il loro suono stava ora diventando più sperimentale, complesso e maturo. Fu in questo contesto che i Pink Floyd realizzarono uno dei dischi più venduti di tutti i tempi. Unconcept album unico da cui sono stati estratti brani classici e ancora oggi messi in onda dalle radio e ascoltati in streaming – come “Time”, “Money” e l’incredibile cavalcata vocale di “The Great Gig in the Sky”.

In totale si stima che The Dark Side of the Moon abbia venduto 45 milioni di copie. Ma il disco vanta un altro particolare primato: appena pubblicato andò dritto al numero uno della classifica americana. La cosa incredibile è che da quella classifica non uscì se non 15 anni dopo : un record per qualsiasi altro album nella storia della musica.

Ma c’è qualcos’altro di questo album storico che rimane ineguagliato ancora oggi per importanza: la sua iconica copertina. Oggi raccontiamo la sua storia.

Una copertina diversa: la storia del prisma di The Dark Side of the Moon

Per la copertina di The Dark Side of the Moon, i Pink Floyd si affidano allo storico studio di design Hipgnosis. Fondato nel 1968 a Londra da Storm Thorgerson e Aubrey Powell, detto Po, negli anni Settanta Hipgnosis curò le copertine dei Led Zeppelin, Genesis, AC/DC e fu proprio la copertina di The Dark Side of the Moon a consacrarlo come studio leggendario.

Thorgenson e Powell non erano facce nuove per i Pink Floyd. Avevano realizzato altre copertine dei loro dischi, utilizzando il loro tipico stile fotografico astratto: per Atom Heart Mother – quinto disco dei Pink Floyd uscito nel 1970 – avevano per esempio scelto la foto di una mucca. Oggi anche quella copertina è diventata un’icona, ma all’epoca la casa discografica EMI aveva storto il naso alla proposta di quella bizzarra immagine senza titoli né nome della band.

La cover di Atom Heart Mother, disco dei Pink Floyd del 1970, realizzata dallo studio Hipgnosis. Immagine: open.spotify.com

Per The Dark Side of the Moon la band – e in particolare Richard Wright – voleva però qualcosa di diverso. Qualcosa di molto semplice, una grafica. Basta con le foto. Qui i diversi resoconti del processo creativo raccontano versioni diverse: l’ispirazione potrebbe essere venuta sfogliando una rivista americana in cui si parlava della rifrazione della luce o un manuale di fisica. Altre fonti raccontano di un brainstorming rigorosamente notturno. Qualunque sia stato l’esatto momento in cui l’idea ebbe origine, si sa per certo che quando i grafici la proposero alla band tutti furono subito entusiasti: era decisamente un’immagine alla Pink Floyd.

La copertina che ha ispirato la grafica di The Dark Side of The Moon realizzata da Alex Steinweiss nel 1942. Immagine: noisefromearth.com

Il prisma e il fascio di luce avevano in ogni caso ottime ispirazioni. Una di queste era stata una delle prime copertine mai create per un album musicale, realizzata nel 1942 da Alex Steinweiss. Steinweiss, considerato colui che ha inventato le copertine illustrate dei dischi, aveva realizzato una potente immagine per la registrazione del Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 di Beethoven alla filarmonica di New York: un fascio di luce che incontrando un pianoforte veniva scomposto nei colori arcobaleno.

Inoltre, in quegli anni, i giochi di luce erano uno dei marchi di fabbrica durante gli psichedelici live dei Pink Floyd – e di altre band d’avanguardia. I cosiddetti light show erano realizzati grazie a laser colorati o attraverso soluzioni liquide di diverse tinte che venivano agitate di fronte ai proiettori in modo da creare trasformazioni di luce e colori.

Due locandine degli anni 60 che promuovevano i light show dei Pink Floyd. Immagini: it.pinterest.com; pinkfloydarchives.com

Una volta ricevuto il benestare della band, Hipgnosis incaricò un collaboratore esterno di vecchia data – George Hardie – di realizzare l’immagine finale. Hardie ha così leggermente riarrangiato lo spunto iniziale indicando le esatte percentuali di colore da usare per la stampa di ognuno dei raggi colorati. Il prisma è stato poi aerografato nero su bianco e poi invertito su sfondo nero per riprodurre l’effetto finale.

Il resto, come si suol dire, è storia.

Se vi siete già appassionati alla storia di questa iconica cover, vi consigliamo la visione di un recente documentario – Squaring the Circle di Anton Corbijn – che racconta la storia creativa dietro questa e le altre copertine realizzate negli anni Sessanta e Settanta dal leggendario studio di design Hipgnosis.

Cosa rappresenta la copertina di The Dark Side of the Moon?

La famosa e iconica immagine dell’album dei Pink Floyd “The Dark Side of the Moon”. Tutti i diritti sono riservati.

Il risultato del lavoro di Thorgerson, Powell e Hardie fu un’immagine di alto impatto. A livello commerciale era una vera e propria bomba: era vivida, semplice, indimenticabile. “Perfetta per una vetrina,” commentò David Gilmour non riuscendo a spiegare fino in fondo perché funzionava davvero così bene. 

Sulla copertina non compare nessun tipo di testo: né il nome della band né il titolo dell’album. Questo contribuisce a renderla ancora più misteriosa ed evocativa. La rifrazione della luce è un ottimo simbolo dell’universo sonoro della band inglese che si muove tra scienza, psichedelia ed esistenzialismo. Lo sfondo è nero, spaziale, e contrasta il fascio arcobaleno a sei colori che viene spesso visto come un simbolo delle complesse sfaccettature dell’esperienza umana.

Il concept album racconta proprio della fragilità dell’essere umano – la salute mentale è evocata in tracce come “Brain Damage” ed “Eclipse” – del suo sentirsi perso nello spazio e dell’enigma rappresentato dalle forze che lo governano come il tempo (“Time”) e il denaro (“Money”).

Il resto della custodia di The Dark Side of The Moon

Inizialmente il disco dei Pink Floyd doveva essere contenuto in una classica custodia quadrata. Poi la casa discografica decise di investire in un formato più complesso. Fu scelta la custodia “gatefold”: una cover che si apre a libro, assai in voga a partire da metà anni Sessanta. Questo formato – oltre ad essere usato per i doppi vinile – era assai apprezzato perché forniva una superficie più ampia per stampare materiali aggiuntivi: altre immagini, i testi delle canzoni, note di copertine.

Un’occasione succosa per un concept album come The Dark Side of The Moon, che i Pink Floyd e i designer della copertina non si lasciarono sfuggire. Roger Waters a questo punto suggerì l’idea di estendere l’immagine della copertina. Il fascio di luce arcobaleno avrebbe continuato la sua corsa all’interno della custodia trasformandosi nel battito di cuore che affiora più volte nell’ascolto del disco. Qui per la prima volta in un album dei Pink Floyd vengono stampati anche i testi delle canzoni scritti da Roger Waters. La custodia si chiude con un ulteriore prisma che ricombina i colori arcobaleno in un fascio di luce bianca.

La custodia completa di The Dark Side of the Moon. Immagine: katewillaert.tumblr.com

All’interno della custodia, gli appassionati potevano inoltre trovare due poster e due adesivi. Uno dei due poster era una stampa decisamente artistica: la fotografia a infrarossi della piramide di Cheope scattata sotto la luce della Luna, un’immagine che riprendeva dunque il motivo del prisma in copertina e l’atmosfera lunare del disco. L’altro poster – più classico – conteneva una composizione di scatti da un concerto della band.

Uno dei due poster contenuto all’interno della custodia di The Dark Side of the Moon. Immagine: reddit.com

Alcune versioni alternative della copertina di The Dark Side of the Moon

La copertina di The Dark Side of the Moon funziona così bene, che nessuna delle versioni successive – edizioni speciali pubblicate per celebrare anniversari importanti – si sono mai discostate dal concept originale. Piuttosto hanno giocato su variazioni più o meno sottili del tema del prisma.

A proposito di variazioni, dobbiamo dire che già nel 1973, all’epoca dell’uscita del disco, vennero distribuite edizioni della cover leggermente diverse – oggi oggetto di collezione. Ecco, ad esempio, la versione giapponese del disco originale in cui l’idea di non inserire alcun elemento testuale viene meno.

Immagine: hipgnosiscovers.com

Un caso del tutto particolare è la rarissima versione italiana del disco, distribuita in Italia nel 1973 dalla Harvest. Curiosamente la copertina ha una versione leggermente diversa dell’iconico prisma: il fascio arcobaleno ha colori più vividi e il design del triangolo è leggermente diverso.

La rara cover italiana di The Dark Side of the Moon. Immagine: vinyl-records.nl

Nel 2004, in occasione del 30esimo anniversario dell’uscita dell’album, la band ha pensato poi di rinnovare l’iconica copertina originale. Un lavoro così complesso non poteva che essere affidato a colui che contribuì a realizzare la cover del 1973: Storm Thorgerson.

La copertina realizzata in occasione dei 30 anni di The Dark Side of the Moon. Immagine: ccagalleries.com

È lo stesso Thorgerson a raccontare la genesi di questa nuova versione del celebre prisma. Si tratta di una fotografia di una reale vetrata colorata realizzata su misura in antico vetro francese con le esatte proporzioni della copertina originale.

L’icona della piramide è anche l’elemento di partenza del packaging che celebra il 50esimo anniversario, occorso nel 2023.

Immagine: pentagram.com

La realizzazione dello speciale cofanetto è stata affidata da Hipgnosis allo studio Pentagram che per l’occasione ha esplorato l’idea del sarcofago. Il cofanetto è infatti formato da scatole che si innestano una dentro l’altra, proprio come un antico e misterioso sarcofago. Il risultato è un ottimo esempio di ingegneria del cartone!

La copertina di The Dark Side of the Moon, dovunque nel mondo

Oggi l’immagine della copertina di The Dark Side of the Moon è diventata un’icona culturale, a disposizione di tutti. Oltre ad essere una delle copertine più citate e parodiate da altri musicisti, il prodotto grafico dello studio Hipgnosis è citato e celebrato ancora oggi in tutto il mondo.

Nel 2016, la Royal Mail – le infallibili poste britanniche – hanno deciso per esempio di commemorare questo e altri dischi dei Pink Floyd con dei francobolli rappresentanti le loro copertine. Tra cui ovviamente spicca quella di The Dark Side of the Moon.

Il francobollo della Royal Mail dedicato a The Dark Side of the Moon. Immagine: collectgbstamps.co.uk

Per festeggiare i 50 anni del disco, l’immagine della copertina è stata proiettata, rielaborata e applaudita in complessi spettacoli di luci in piazze, planetari, centri spaziali, teatri e città di tutto il mondo. Il famoso prisma appare anche in numerosi murales, da Bogotà agli Stati Uniti.

Uno dei tanti murales celebrativi della copertina di The Dark Side of the Moon, sparsi in giro per il mondo. Immagine: plasticosydecibelios.com

E non mancano gli omaggi artistici in giardini privati.  

Un murales casalingo che riprende il motivo della copertina del disco. Immagine: hugewoah.com

Non avendo a disposizione un muro, c’è chi ha deciso di usare il proprio van per immortalare la copertina del disco – festeggiando così i 50 anni dalla sua uscita.

Immagine: reddit.com

C’è anche chi ha costruito un giradischi con la forma della copertina dell’album.

Immagine: audiocostruzioni.com

Ma chi oggi più attinge all’immagine realizzata dallo studio Hipgnosis e George Hardie è probabilmente l’assai creativo mondo della gadgetistica.

Immagini:  amazon.com;amazon.co.uk

Il famoso prisma è infatti stampato su oggetti di ogni tipo: magliette, cappellini, tappeti, tazze, accendini, puzzle, skateboard, magneti, chitarre e una miriade di altri (quasi) impensabili oggetti. Chissà se i creatori di questo piccolo capolavoro grafico avrebbero immaginato tutto questo!

Immagini: bluescentric.com; beograund.com

Parodie: https://blog.travelmarx.com/2021/11/album-cover-parodies-and-tributes-to-Dark-Side-of-the-Moon.html

E voi? Avete mai pensato di omaggiare la copertina di The Dark Side of the Moon in qualche vostro progetto?