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Elettrici, brillanti, luminosi e… decisamente anni Ottanta! I colori fluo sono in realtà nati già molto tempo prima – all’inizio del secolo scorso, per la precisione – e da quel momento non se ne sono più andati.
Da quel momento, i colori fluo tornano di moda ciclicamente reincarnandosi negli oggetti e nelle estetiche più curiose: insegne luminescenti, giacche che difficilmente passano inosservate, video musicali, locandine cinematografiche, make-up irriverenti, stivali, gioielli e quant’altro.
Blu elettrico, arancione neon, fucsia, verde brillante: ecco a voi storia e curiosità sui colori fluorescenti.
Quali sono i colori fluo?
Il termine “fluo” sta per fluorescenti. Questi colori non appaiono così come sono nella ruota dei colori, ma sono delle versioni estremamente brillanti e luminose – fluo, appunto – dei colori esistenti.
I colori più interessanti da far diventare fluo sono i colori primari: si creano così il rosso neon, il blu elettrico, il giallo brillante. Ma fluo sono anche il fucsia e diverse gradazioni di verde fluorescente. Insomma, le combinazioni per creare una palette fluo sono davvero tante.
Rendere l’effetto fluo nella stampa è cosa da professionisti, se invece volete usare i colori fluo sul web ecco alcuni codici hex interessanti:
- Rosso neon: #FF3131
- Color Chartreuse: #DFFF00
- Hot Magenta: #FF44CC
- Blu elettrico: #0FF0FC
Come sono nati i colori fluo? La storia delle lampade al neon e della fluorescenza
I colori fluo sono con noi relativamente da poco tempo, un secolo abbondante per la precisione. C’è un luogo preciso in cui il mondo li ha potuti osservare per la prima volta: il Motor Show di Parigi del 1910.
In realtà, in questa occasione venne esibita la prima lampada al neon – il cui colore era probabilmente il rosso neon – inventata dall’ingegnere francese Georges Claude.
La lampada al neon è costituita da un vetro trasparente in cui, tolta l’aria, si inserisce un gas che per l’appunto si chiama neon. Una scarica elettrica ionizza il gas che quindi emette luce. La luce del neon è giallo arancio ed è emessa dal gas stesso.
Un meccanismo parzialmente diverso, e un poco più complesso, è quello delle lampade a fluorescenza. In questo caso al posto del neon si usano solitamente altri gas nobili come l’argon, lo xeno o il kripton, insieme a del mercurio. La luce colorata in questo caso non è emessa direttamente dal gas, ma è causata dalla reazione degli atomi di mercurio con il materiale fluorescente posto sulle pareti del tubo di vetro. Variando il materiale fluorescente si ottengono i tipici colori fluo: il blu brillante, il verde, l’arancio rosato. La prima lampada fluorescente fu brevettata nel 1927, dai Friedrich Meyer, Hans Spanner e Edmund Germer.
Anche se – tecnicamente parlando – la loro origine è diversa, solitamente colori fluo e colori neon sono usati come sinonimi.
Le insegne al neon: dalla prima insegna parigina alle metropoli americane
Quando l’ingegner Claude presentò al mondo la sua invenzione, fu amore a prima vista. La prima insegna al neon sembra essere stata quella esposta da un parrucchiere a Parigi: sul Boulevard di Montmartre apparvero le parole “Palais Coiffeur” illuminate dalla luce rosso neon della modernità!
Subito l’insegna fu di ispirazione per molti altri negozi e attività. Accadde soprattutto oltreoceano, negli Stati Uniti, dove divennero una vera e propria moda tra il 1920 e il 1950. Iconica, ad esempio, è l’installazione delle insegne al neon a Time Square: la prima fu posizionata nel 1924 per pubblicizzare le automobili Willys-Overland.
Negli anni successivi i colori del neon conquistarono Las Vegas e Hollywood, la città del cinema. Negli anni Trenta i colori del neon erano presenti in quasi tutte le grandi città americane e rimasero di moda fino a tutti gli anni Cinquanta.
Solo negli anni Sessanta le insegne fluo iniziarono ad essere soppiantate da altre tecnologie, contemporaneamente si diffusero timori per la presenza di piombo nelle prime lampade al neon. Doveva ancora arrivare però il decennio fluo per eccellenza: i mitici anni Ottanta.
Gli anni Ottanta, di colore fluo
Se pensiamo ai colori fluo la nostra immaginazione ci trasporta istantaneamente in un tempo preciso: gli anni Ottanta. E non a torto.
È in questo decennio – il decennio dell’individualismo e dell’esagerazione – che i colori fluo diventano praticamente onnipresenti. In questi anni tutto è portato all’eccesso divenendo violento, vivace, carico. E i colori non sono da meno.
Tra le cose fluo che non possiamo dimenticare ci sono i make-up di Whitney Houston e Boy George, i maglioni e accessori di Madonna, le giacche di Prince, le grafiche di Ritorno al futuro, il videoclip di Thriller di Michael Jackson… E siamo sicuri che potreste aggiungere molti altri cult a questo elenco.
Fluo contemporaneo? I colori neon oggi
Moltissimi artisti e personaggi della cultura, tra cui un filosofo, hanno descritto il neon come il simbolo del Ventesimo secolo. L’artista pop Andy Warhol disse che il neon è uno dei grandi oggetti dell’epoca moderna.
E negli anni Duemila che fine hanno fatto i colori fluo? Le lampade al neon o fluorescenti in realtà sono state sostituite dai led – che possono facilmente imitarne il colore – ma il potere dei colori fluo sembra tutt’altro che in declino.
Anzi, nell’arte i colori fluo non sembrano essere mai scomparsi. Negli anni Novanta alla Tate Gallery di Londra, l’artista britannica Fiona Banner espose il neon più piccolo al mondo: un punto fermo. In tempi più recenti, l’artista cileno Ivan Navarro ha usato il neon per indagare le connotazioni politiche, economiche e sociali della nostra vita quotidiana.
Ma anche la moda e i brand sembrano appassionarsi ciclicamente ai colori fluo, tanto che qualcuno li ha definiti i colori preferiti della generazione Z. Effettivamente diverse celebrità – da Kim Kardashian a Emily Blunt, passando per Selena Gomez, Brad Pitt e, ovviamente, Dua Lipa – non disdegnano di mostrarsi con accessori e abiti dai colori più accesi.
Non solo: i colori neon sembrano aver conquistato anche il cinema. Con film come Titane di Julia Ducournau – premiato con la Palma d’Oro di Cannes nel 2021 – che ne fa un uso estensivo nella scenografia, nei costumi, nelle luci (e anche nella locandina); ma anche con l’arancione, il rosa e il viola di cui non è avaro Denis Villeneuve nel suo remake Blade Runner 2049.
E voi, in che modo usereste i colori fluo in un vostro prossimo progetto?