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La carta è uno di quei materiali di uso comune che nascondono dietro di loro un mondo affascinante: un universo fatto di storie e invenzioni, viaggi, commerci, fallimenti, successi, territori, imprese e lavoratori. La carta è anche uno di quei temi a cui siamo particolarmente affezionati e che sono ancora oggi al centro della nostra azienda.
Per tutti questi motivi, oggi abbiamo pensato di accompagnarvi in un luogo speciale. Un piccolo gioiello situato ai piedi dell’appennino toscano che racconta un pezzo importante della storia della carta, in Italia e in Europa: il Museo della Carta di Pescia.
L’antica Cartiera “Le Carte” di Pescia – parte del museo e in fase avanzata di ristrutturazione – è infatti un unicum in Europa: a partire dal Settecento qui la carta è stata sempre prodotta a mano, con un metodo rimasto pressocché invariato fino alla sua chiusura nel 1992. Così è arrivato fino a noi un metodo di produzione della carta in realtà antichissimo e un esempio di cartiera completamente intatta.
La fabbrica della carta e i suoi misteri
“Chiunque darà informazioni riguardo questo edificio sarà immediatamente licenziato”: recitavano così i cartelli appesi in cartiera ancora negli anni Novanta. Il metodo di lavorazione della carta era infatti mantenuto con riserbo nel corso dei decenni.
La cosa era resa ancora più semplice dal fatto che attorno alla cartiera si era creata una società chiusa. “Intere famiglie vivevano all’interno dell’edificio,” ci racconta Massimiliano Bini, direttore del Museo della Carta di Pescia, “si nasceva in cartiera e all’interno del suo perimetro si viveva la propria infanzia, poi si cominciava a fare i primi lavori e ci si specializzava in alcuni ambiti. Questo ha creato nel corso dei secoli una società molto chiusa: la carta era un mistero, un segreto che non deve essere rivelato a nessuno”.
La comunità della cartiera si distingueva dal contesto locale, ancora arretrato, ed era anche molto spesso caratterizzata da vere e proprie strategie matrimoniali, architettate al fine di mantenere i segreti della lavorazione all’interno di una cerchia ristretta.
Insomma, un qualcosa a metà tra le atmosfere di Twin Peaks e l’ossessione per la segretezza della ricetta della Coca Cola. E forse anche a ragione visto che la famiglia Magnani, che acquistò la cartiera a metà dell’Ottocento, ne fece il centro della sua ascesa nel panorama imprenditoriale dell’epoca. Fu così che i Magnani rilanciarono l’antica attività manifatturiera della carta e diventarono una delle famiglie più ricche della Toscana.
Nel frattempo all’interno della cartiera si sviluppava una vera e propria società con ruoli e compiti ben precisi: c’era il Ministro della cartiera, con il compito di sorvegliare tutte le fasi della lavorazione, il lavorente al tino, il ponitore, il prenditore, il reggente delle pile, il levatore, la straccina, l’ammanitora, la spandente, la battitora, la sceglitora. Il tutto in un’organizzazione fortemente gerarchica.
La cartiera oggi si racconta
Oggi invece la cartiera non nasconde più i suoi segreti. Tutto il contrario: ce li racconta con un museo, con attività didattiche, con un importante archivio e con un percorso regionale che segue l’intera via della carta dall’Appennino ai porti del Tirreno.
Ma è già solo la struttura dell’antica cartiera a offrici molte informazioni su come veniva lavorata la carta a mano. Il piano terra, con volte a crociera, era dedicato alla preparazione dell’impasto e alla creazione dei fogli di carta. Il primo piano era occupato dalla bottega per le fasi di rifinitura e dalle abitazioni delle famiglie dei cartai. L’ultimo piano è caratterizzato da ampi finestroni dotati di chiusure regolabili: era il cosiddetto spanditoio e qui si mettevano ad asciugare i fogli.
All’interno della cartiera – costruita nel 1710 – sono ancora presenti tutti gli impianti produttivi del Settecento e Ottocento. E questo ne fa uno dei monumenti più rilevanti di archeologia industriale presenti sul territorio italiano.
Un importante archivio
Accenniamo infine all’ultimo pezzo forte di questa realtà museale. L’archivio e le sue collezioni. L’archivio permette di ricostruire l’attività economica della cartiera, i suoi legami con il tessuto toscano, l’industria italiana e gli stati esteri. Qui sono contenuti anche esempi di carta prodotta nei tre secoli di attività della cartiera, insieme a molte interessanti informazioni che li riguardano: come sono stati prodotti, da chi sono stati commissionati o a chi sono stati venduti.
Tra le collezioni, probabilmente il fiore all’occhiello sono le carte filigranate, tra le quali spicca quella del 1812 che reca le effigi di Napoleone e Maria Luisa d’Austria. Ma altri clienti illustri sono stati Alfa Romeo, Walt Disney, Visa, Armani, Banca d’Italia, Motta, Pirelli, ENI, AGIP, ESSO.
Insomma, se siete appassionati della carta, della sua lavorazione, della sua storia (e dei suoi misteri) Pescia sembra essere la vostra prossima tappa obbligata.