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Quando a metà del Settecento gli ufficiali della marina reale inglese si abbottonarono le loro prime uniformi blu scuro probabilmente nessuno di loro poteva immaginare il futuro di quel nuovo colore. Oggi il blu navy è onnipresente, simbolo universale di eleganza e autorevolezza.
Effettivamente, soprattutto quando si parla di moda, è difficile non imbattersi in qualcosa tinto di blu marino (è questo l’altro nome italiano del blu navy): da Giorgio Armani a Bob Dylan, moltissime star sono state immortalate con i loro indumenti-icona blu navy.
Ma perché si chiama blu navy? E sapevate che la pianta da cui è estratto – l’indaco – ha creato un certo scompiglio quando è stata importata in Europa? Oggi vi raccontiamo tutto quello che sappiamo sul blu navy: il colore chic!
Che colore è il blu navy?
Il blu navy è anche detto blu marino oppure, in inglese, navy blue – la dicitura blu navy è infatti una sintesi tra la forma italiana e quella inglese. Si tratta di un blu molto scuro che, quasi, si avvicina al nero inchiostro.
Il navy blu è un colore molto aristocratico, elegante e autorevole. È profondo e presente. Le sue frequenze trasmettono una sensazione di calma al nostro cervello ed è per questo che è utilizzato con successo anche in arredamenti di classe.
Ovviamente il navy blue ha anche un codice Pantone: 276C. Per l’uso nel digitale e online, il codice HEX per il blu navy è #000080.
La storia del blu navy
L’origine di questo colore è già tradita dal suo nome. Tutto nasce infatti da un’uniforme, ma non una divisa qualunque: l’uniforme regia di una potenza mondiale.
Nel 1748 infatti la marina reale britannica – denominata appunto navy in inglese – decise di adottare una particolare uniforme color blu scuro. A quel tempo, la marina britannica era l’espressione dell’Impero britannico – il più grande impero di tutti i tempi che comprendeva colonie, domini e protettorati in tutto gli oceani.
Forse anche per questo, il nuovo colore ebbe un notevole successo. Tanto che nei decenni successivi le marine e le forze militari di molti altri paesi iniziarono ad adottare divise blu navy.
Il termine blu navy – o meglio, l’inglese navy blue – inizia però a entrare nell’uso comune solo quasi un secolo dopo. Ad esempio, il primo riferimento scritto dell’ormai leggendaria tinta si data nel 1840.
La controversa pianta indiana che serve per il blu navy
La scelta di questa tinta da parte degli ufficiali non fu però un caso. Il colore è infatti estratto da una pianta originaria dell’India – la Indigofera tinctoria – e ha una utilissima caratteristica: è particolarmente resistente al sole e all’acqua marina. Il colorante estratto dalla pianta è il famoso indaco.
In Europa, il vegetale fu importato già alla fine del Medioevo, ma i prezzi erano esorbitanti. Al tempo quindi si preferivano altri coloranti più economici – anche se non altrettanto efficaci – per realizzare il blu. Fu solo con la colonizzazione dell’India da parte dell’Impero britannico che la materia prima divenne abbondante e abbordabile – almeno per gli inglesi!
È così che nel Settecento, l’uso di questa tinta per gli ammiragli reali doveva apparire non solo come una certa novità, ma anche come il simbolo del potere britannico sui mari e le terre del Pianeta.
Quando un nuovo colore crea scompiglio
La presenza sul mercato dell’indaco e delle nuove resistenti colorazioni che ora si potevano realizzare a basso costo, finì per creare delle tensioni tra produttori e commercianti.
I coltivatori di guado ad esempio – un’altra pianta che era utilizzata al tempo per realizzare il colore blu – già nel Seicento iniziarono un’accesa campagna contro il nuovo colorante chiamandolo “il colore del diavolo”. Inizialmente le forti proteste ebbero anche un certo successo, tanto che alcuni paesi decisero di vietarlo.
Ma l’efficacia dell’indaco nel colorare i diversi tessuti – dalla lana alle famose uniformi – ebbe la meglio e lentamente divenne la tinta più utilizzata nel tessile.
Il blu navy nella cultura pop: dai passaporti alle star
In ogni caso, fin dalla sua comparsa a bordo delle navi militari, il navy blue si è diffuso come simbolo di eleganza in tanti altri ambiti della vita quotidiana e della cultura pop.
Giorgio Armani ad esempio indossa spesso il navy blue in tutte le sue forme – dalla t-shirt a un costosissimo completo uomo. Ma non è il solo. Tra le star che si sono fatte ritrarre con iconici indumenti navy c’è Bob Dylan nella sua giacca in stile… uniforme. Anche alcune squadre sportive, come i Dallas Cowboys della lega statunitense del football americano che hanno riportato in auge la divisa blu marino – amatissima dai fan.
Ma torniamo dai britannici: coloro che in pratica inventarono il colore e lo resero iconico. Nel 1921 per la cover del loro passaporto indovinate che tinta hanno scelto? Esatto: proprio il navy blue che, evidentemente a malincuore, dovettero abbandonare con l’ingresso nell’Unione Europea; momento in cui si unificò il colore dei passaporti. Nel 2020 però con la Brexit il Paese è uscito dall’Unione Europea ed è quindi potuto tornare alla sua tinta preferita.
Nella moda e nel mondo pop, in realtà, il blu marino non è mai scomparso e, in tutta probabilità, non scomparirà mai. È infatti quello che, con buona ragione, si può definire un classico. Periodicamente torna di nuovo di moda: nei primi anni Duemila era considerato il new black mentre nel 2021 qualcuno ha suggerito che il blu navy fosse il vero colore dell’anno.
Insomma il navy va bene sempre e con tutto – tanto che, contravvenendo alla famosa regola per cui non bisogna indossare blu e nero, c’è chi consiglia di accostarli per esaltarne l’eleganza.
Siete dunque pronti a usare il blu marino nel vostro prossimo progetto?