Nostalgia ’90: torna il fascino delle grafiche anni 90

Nostalgia ’90: torna il fascino delle grafiche anni 90

Eugenia Luchetta Pubblicato il 6/26/2019

Nel 2018 si è concretizzata l’esplosione della nostalgia per gli anni ’90, che stava montando già da qualche tempo. La divisione in decadi è uno strumento molto in voga per delineare e sintetizzare la cultura di un dato periodo del 20° secolo. Con l’inizio del nuovo millennio, però, le decadi sembrano avere meno forza: né intorno agli anni 2000, né intorno agli anni ’10, ormai agli sgoccioli, si è costruito (ancora?) un immaginario forte e in grado di competere con quelli sorti nel secolo scorso.

Forse è proprio questo il motivo che ci spinge a guardare indietro all’ultima decade fortemente caratterizzata: gli anni ’90.

Per la generazione X rappresentano gli anni della giovinezza, per millennials e per nativi digitali un’epoca carica di fascino e idealizzazione. È allora che è iniziata la rivoluzione tecnologica: all’inizio degli anni ’90 internet era ancora sconosciuta alla maggior parte della popolazione, mentre alla fine browser, laptop, cellulari, videogiochi erano d’uso comune. La tecnologia nasceva, cresceva, ma non governava e tirannizzava ancora le nostre vite.

L’immaginario pop degli anni ’90, che coinvolge musica, moda, film, programmi televisivi e tecnologia, è oggi un’enorme fonte di ispirazione. E proprio il design di quella decade non ci lascia indifferenti: che si trattasse di spot, poster, pubblicità su riviste patinate, loghi. La grafica ha sempre avuto un ruolo di primo piano nel sintetizzare e rappresentare il “sentire” di un tempo dal punto di vista visivo. Il ritorno oggi di alcuni stili grafici degli anni ’90 è lo specchio della nostalgia per quell’epoca.

Vi accompagniamo in un viaggio tra eventi, tendenze, mode e oggetti che, senza la pretesa di essere esaustivi di tutto ciò che gli anni ’90 sono stati, hanno contribuito a definire la decade e a portarla fino ai giorni nostri.

Anni ’90: gli albori di Internet

Uno dei cambiamenti più epocali degli anni ’90 è stata la prima diffusione di Internet con la nascita dei siti web. Il web design era semplice, essenziale, un po’ naïve a vederlo oggi. Le tabelle erano l’elemento costitutivo di quasi ogni sito; limitavano la creatività e rendevano il design piuttosto noioso, ma distribuivano chiaramente le informazioni. Lunghe line di testo settato in Times New Roman, sfondi caotici e ultra colorati e gif preistoriche impazzavano.

Il web design si è rivoluzionato nel corso di 20 anni, studiando e privilegiando l’usabilità, le gerarchie, i template e un linguaggio grafico piacevole per il visitatore. Molti designer, tuttavia, oggi guardano indietro agli anni ’90 come reazione alla frivolezza e alla sovracostruzione delle tendenze contemporanee. È da qui nata una corrente definita “Brutalist Web Design”, a causa della “crudezza” che caratterizza il design di questi siti. I siti “brutalisti” promuovono un approccio onesto e schietto, tramite un design aspro, che non punta a risultare facilmente navigabile o visivamente piacevole, ma è anzi caratterizzato da un’estetica volutamente difficile e “brutta”, costruita su un codice HTML basilare e imperfetto.

https://brutalistwebsites.com nasce come portale che raccoglie vari esempi di questa tendenza. Oggi ha chiuso l’attività, ma rimane comunque visitabile come archivio.

Il sito per l’album “Everything Now” degli Arcade Fire, si presenta come una serie a cascata di finestre pop up in stile Windows 98.

Anche l’homepage del sito di Solange ricorda il desktop di un iMac G3, con finestre di QuickTime e file di cartelle.

Per promuovere le ultime aggiunte alla sua serie Yung, ispirata agli anni 90, Adidas ha realizzato un sito che fa rivivere l’estetica discutibile caratteristica dei primi anni di Internet, fatta di gif animate distribuite a dismisura, sfondi caotici a ripetizione, pix art, font di Sistema, banner “under construction” e contatore di visualizzazioni.

Rave Culture

Alla fine degli anni ’80, emerge un nuovo genere musicale da Chicago: l’acid house, che presto prenderà piede e spopolerà negli anni ’90 nel Regno Unito e poi in tutta Europa, all’interno di club, warehouse, sotterranei, foreste, spesso in maniera illegale. Il termine “rave” viene adottato per descrivere la sottocultura che si sviluppa intorno al movimento acid house.

L’unico modo per promuovere questi eventi, oltre al passaparola, era tramite flyer e inviti che svilupparono uno stile peculiare, caratterizzato da spontaneità e disinteresse per le convenzioni. La tipografia era in bold a caratteri cubitali, leggibile anche con la mente annebbiata, i colori abbaglianti, gli sfondi scuri e bui, immagini e pattern erano spesso ispirati alla fantascienza e al surrealismo, talvolta prendendo in prestito illustrazioni di artisti del calibro di Escher.

Il linguaggio grafico della rave culture ha suscitato l’interesse di molti designer in tempi recenti. David Rudnik, designer inglese, colleziona sul suo sito poster e grafiche degli anni ’90 che ispirano la sua pratica personale.

Il progetto Well Wishers 88 di Ruben Martinho è una produzione prolifica di poster e grafiche in cui si può intravedere l’influenza, seppure reinterpretata, di flyer iconici di Fantazia, Dreamscape e Perception.

Volantino, Beyond estiny 1992 at Queens Road Barnsley. Fonte: http://www.phatmedia.co.uk/
Volantino, Fantazia 1992 At The Park. Fonte: http://www.phatmedia.co.uk/
Volantino Life 1990 at The Asylum. Fonte: http://www.phatmedia.co.uk/
Poster Darren Oorloff for Good Manners (2018)
Poster, Ruben Martinho (2018)
Poster, Paperpress per la mostra Brave New World (2018)

VHS, cassette, Walkman

Alcuni oggetti, soprattutto tecnologici, di uso comune negli anni ’90 e ormai obsoleti, oggi vengono visti quasi come feticci. Soprattutto la generazione dei nativi digitali, non avendoli mai sperimentati in passato, li vede come una novità. Un esempio sono le audiocassette, le cui vendite stanno crescendo a un ritmo annuale del 90%. Da Urban Outfitters, nota catena americana di abbigliamento e oggettistica per teenager, si può trovare un’ampia scelta di cassette di artisti contemporanei e Walkman, accanto ad Air pods e speaker bluetooth.

Le vhs (videocassette) non vedono la stessa fortuna commerciale oggi, ma restano una fonte d’ispirazione dal punto di vista visivo. Le riconoscibilissime grafiche delle vhs vuote su cui registrare, sono diventate, silenziosamente, un classico del design anni 90’. Sfumature, strisce di colori accostate ad arcobaleno, griglie, tipografia sans serif… I canoni di composizione erano limitati, ma la varietà di design prodotti molto ingegnosa. Matthew Jones ha collezionato e identificato 400 diversi design, dividendoli in categorie a seconda dello stile.

Per l’ultima uscita della rivista d’arte e moda ModernMatter, Remastered edition, ovvero una collezione sull’arte della “re-masterizzazione” resa attraverso la stampa, è stata scelta una sovracopertina che è un chiaro riferimento alle vhs rimasterizzabili.

Paperpress per la mostra Brave New World (2018)
(2018), VHS masterizzabili Sony

Questo è solo un piccolo tuffo nel mondo grafico degli anni 90’. Non ci resta che lasciarci stupire da come i grafici, creativi e pubblicitari di oggi, sapranno reinterpretarlo e riproporlo nei prossimi mesi.